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Ci ritroviamo, quasi inconsapevolmente, con il corpo contrito e l’animo rallegrato dalla bellezza offerta in natura dalle recenti giornate primaverili nonostante sia ancora carnevale, periodo qui da noi da sempre freddo e grasso.
Ahimè sinistri presagi ci riportano alla cruda realtà. Una realtà fatta di cieca violenza.
Fulmini di guerra ai confini dell’Europa o in Europa? Quali siano questi confini, geograficamente parlando, forse è il vero motivo di questa guerra che, come un macigno, ci si sta palesando davanti.
Come se non bastasse il resto!
Nell’attuale scacchiere geopolitico questi non sono più confini territoriali, ma politico-amministrativi, concettuali. Il ritorno dell’oriente contro l’occidente, comunismo vs capitalismo, autarchie vs democrazie?
Di certo ci sarà bisogno in futuro di una coesistenza “competitiva” tra vecchio continente ed ex URSS, un ritorno direi ai livelli della cortina di ferro, peggio o meglio, nessuno lo può sapere per ora.
La storia si ripete e sembra quasi che le società, come tanti criceti, ripetano schemi precostituiti di machiavellica memoria. Le guerre, i morti, il sangue sembrano non insegnare niente.
Probabilmente, mai come adesso, potrebbe essere utile rivedere tutto, lo schema dei valori e delle priorità. Le cose che ci permettono di considerare la vita per quella che conosciamo oggi in Europa, le libertà individuali, i doveri, i diritti. Tutte cose ormai solo un ricordo per i cittadini ucraini, eroi inconsapevoli che lottano e muoiono per avere ciò che fino a ieri era scontato. Valori da tutelare in quanto frutto di enormi sacrifici e facili da scemare nell’attuale pressappochismo che sembra essere molto cool.
Senza entrare nel merito delle questioni geopolitiche dai mille rivoli, dagli equilibri precari e dai sofisticati obiettivi, una considerazione è inevitabile, l’Ucraina ha espresso democraticamente nel 1991 la sua volontà di indipendenza con un legittimo referendum (anche nelle regioni dei separatisti con percentuali superiori al 75%, media nazionale 90% su quasi 32 mln di cittadini ucraini) dunque mi chiedo, l’appartenenza storica alla “madre Russia”, come affermato nel temibile discorso pronunciato in vista dell’invasione dal presidente russo, sarebbe potuta passare da un altro referendum con il quesito opposto. Ma ciò sarebbe stato civile, democratico, sicuramente meno conveniente e soprattutto diverso da quanto fatto da Hitler nel’ 1939 che invade la Cecoslovacchia non per conquistare l’Europa, a suo dire, ma per tutelare i ‘tedeschi dei Sudeti’ minoranza residente nel nord-ovest della nazione. Sappiamo tutti come è andata.
Inoltre è curioso constatare come i mercati finanziari abbiano chiuso la settimana del conflitto in rialzo.
È arrivato il momento di aggiungere un coefficiente agli indici finanziari: la vita, la sua salvaguardia, la sua tutela. Abbiamo sottovalutato decenni di pace magari con il nostro disinteresse e la facile faziosità. In questo la politica dei “nuovi leader” non ha di certo aiutato tra giustizialismo (che vale solo all’esterno da sè), strumentalizzazioni, violenza mediatica (con palesi conseguenze sociali) ed una netta incoerenza (basti cercare i giudizi sul nuovo “zar” che alcuni rappresentanti politici hanno espresso negli ultimi anni). Fatto sta che si ritorna alla guerra, nonostante tutto e malgrado tutto. L’augurio è che la questione si risolva presto e nel migliore dei modi inteso come la speranza che non ci siano altri morti, su entrambi i fronti, innocenti vittime di giochi di potere che, per l’ennesima volta, non si curano del valore della vita.
Leonardo Galeazzo