In questi anni si è spesso parlato della Basilicata come “regione energetica”, capace di soddisfare da sola buona parte del fabbisogno petrolifero nazionale. È un dato di fatto: la nostra regione ha prodotto ricchezza, ma – come è sotto gli occhi di tutti – questa ricchezza non si è tradotta in benessere diffuso per tutti i lucani.
Dal 2008 al 2024, alla Regione Basilicata sono stati erogati oltre 1,89 miliardi di euro in royalties (Fonte UNMIG). Ai Comuni, in particolare quelli della Val d’Agri, sono andati circa 316 milioni di euro, di cui 193 milioni a Viggiano (Fonte UNMIG). Questa criticità emerge in modo particolarmente evidente nei territori che, pur non essendo sede diretta di estrazione, ospitano infrastrutture essenziali per la filiera petrolifera regionale, subendone gli impatti ambientali senza adeguato riconoscimento economico.
Un esempio significativo di questa esclusione è il Comune di Pisticci, che, nonostante un coinvolgimento attivo nel sistema petrolifero regionale, resta escluso dalla distribuzione diretta delle royalties legate all'estrazione. Eppure Pisticci non è affatto marginale: ospita infrastrutture strategiche per tutto il sistema estrattivo lucano:
- In passato, (anni settanta) la realizzazione della Centrale del Gas e del Centro Olio, sempre in Pisticci, con collegamento con 38 pozzi produttivi eroganti, furono attivi sul territorio, ed attualmente in fase di dismissione mineraria e bonifica delle intere aree congiuntamente alle Centrali (di cui si parlerà dettagliatamente in altro specifico intervento proprio per l’inquinamento generato negli anni da tali strutture e quello potenziale in fase di dismissione);
- l’impianto di depurazione, nella Valbasento, delle acque di scarto, contenenti sostanze inquinanti derivanti dall’estrazione petrolifera e trasportate con mezzi su gomma lungo le strade del territorio lucano sino a Pisticci;
- l’oleodotto Monte Alpi-Taranto, che attraversa il territorio dei Comuni della Basilicata per il 70%, mentre il territorio di Pisticci per ben 26,77 km su 137 totali.
Pisticci, come altri territori in situazioni simili, è parte attiva e centrale del sistema petrolifero, ma ne subisce principalmente i danni ambientali, gli odori nauseabondi, le emergenze, le rotture, le paure. Tutto questo senza alcuna tutela specifica né il dovuto riconoscimento economico.
Nel mio ruolo di dirigente del Settore Ambiente del Comune di Pisticci, ho presieduto innumerevoli conferenze di servizi per Piani di caratterizzazione, bonifiche, analisi di rischio, ed interventi sulle aree pozzo, sulle Centrali e proprio sulla rottura dell’oleodotto Monte Alpi-Taranto nel territorio di Pisticci (Anno 2015). Oggi, fuori dal ruolo istituzionale, è mio dovere morale sollevare questa anomalia davanti all’opinione pubblica.
Perché Pisticci – e potenzialmente altri comuni ‘di servizio’ – è fuori dalle royalties?
Per una questione formale legata alla legislazione vigente: il Decreto Legislativo n. 625/1996 e quelli successivi, quale la Legge 21 luglio 2000, n. 239 ("Legge Marzano"), stabiliscono che le società petrolifere devono versare le royalties sul valore della produzione di idrocarburi estratti. Prevedono che il 55% delle royalties venga destinato alla Regione Basilicata (per attività estrattive sul suo territorio), mentre il restante è ripartito tra lo Stato e i Comuni interessati dall'estrazione, essendo le royalties proporzionali alla quantità estratta.
Questo approccio normativo, seppur chiaro, crea una disparità significativa: non considera che l’estrazione è solo una parte della filiera e che chi ospita infrastrutture per depurare, trasportare e subire potenzialmente i rifiuti o gli incidenti, deve essere anch’esso riconosciuto come parte integrante del “sistema petrolio”. Una criticità che non riguarda solo Pisticci, ma potenzialmente ogni comune che si trovi in una posizione analoga lungo la filiera energetica.
Non è giuridicamente possibile partecipare alle royalties? Allora parliamo di compensazione ambientale.
Di fronte a questa rigida applicazione della normativa sulle royalties, diventa fondamentale applicare con coerenza il principio europeo "chi inquina paga" attraverso meccanismi strutturati di compensazione ambientale. Questi dovrebbero essere destinati a tutti quei territori che, come Pisticci, sopportano rischi e danni ambientali documentati derivanti da attività petrolifere ospitate, anche se non direttamente estrattive.
È inaccettabile che nel caso specifico di Pisticci:
- l'impianto di depurazione sia stato ricettore finale di pratiche illecite, come stabilito dal processo 'Petrolgate' in primo grado. Questo processo ha infatti accertato come l'acqua separata dal greggio estratto in Val d'Agri fosse stata classificata erroneamente come rifiuto non pericoloso, nonostante contenesse sostanze tossiche. Questi rifiuti sono stati poi smaltiti proprio in impianti della Valbasento, non idonei, portando alla condanna di Eni, in primo grado, per il reato di traffico illecito di rifiuti tossici, con una sanzione di € 700.000,00, la confisca di 44,2 milioni di euro e la condanna di un ex dirigente della Regione Basilicata
- abbia superato, in passato, allo scarico, come documentato dall’ARPAB, i limiti previsti per legge ((Per es. Campionamento dell’08/06/2016 laddove la concentrazione dei SOLVENTI ORGANICI AROMATICI – sostanze tra le più pericolose (2,24 m.gl) risulta superiore al limite (0,2 mg/l).;
- siano continue le segnalazioni di cittadini per aver percepito frequentemente odori sgradevoli, descritti a volte come di "uova marce" (tipico dell'idrogeno solforato, un composto presente nel petrolio e nei suoi scarti). Queste segnalazioni sono state tra gli elementi che hanno contribuito ad accendere i riflettori sulle attività industriali della Valbasento e proprio la presenza di questi odori è stata parte del contesto più ampio delle presunte attività illecite legate alla gestione dei rifiuti petroliferi che hanno interessato sia la Val d'Agri che la Valbasento;
- le rotture dell’oleodotto Monte Alpi – Taranto nel tratto interessante il territorio di Pisticci abbiano provocato danni ambientali significativi dall’anno 2015, per i quali ancora oggi non è dato sapere se l’area risulta bonificata;
…e tutto questo non abbia portato né fondi, né risarcimenti, né progettualità ambientale specifica, né da parte delle società petrolifere, né da parte del gestore dell’impianto di depurazione (Tecnoparco), né dalla Regione Basilicata.
L'oleodotto Monte Alpi-Taranto, infrastruttura nevralgica, è un chiaro esempio di impatto sovra-comunale: attraversa Pisticci per la tratta più lunga (26,77 km), ma incide anche sui territori di Stigliano (18 km), Craco (7 km) e Bernalda (8 km) della Provincia di Matera e comuni di Viggiano, Guardia Perticara, Aliano, Montemurro, Missanello, Armento/Corleto Perticara, per la Provincia di Potenza. Questo dimostra come le infrastrutture 'di servizio' creino oneri e rischi condivisi che l'attuale sistema di royalties ignora.
Cosa chiediamo?
- Che la Regione Basilicata, forte delle sue royalties miliardarie, abbia il DOVERE di garantire equità tra tutte le comunità lucane coinvolte nella filiera energetica e trasformare la ricchezza del sottosuolo in benessere diffuso e giustizia ambientale, e con investimenti determinanti, in tutta la Regione, sia in INFRASTRUTTURE che nella SANITÀ, oggi in condizioni critiche e non più tollerabili.
- Il riconoscimento formale del ruolo e degli oneri dei Comuni che ospitano infrastrutture strategiche della filiera petrolifera (impianti di trattamento, oleodotti, centrali di raccolta non legate a estrazione diretta in loco, etc.), ai fini di un'equa ripartizione dei benefici o di specifiche compensazioni.
- L'istituzione di un fondo strutturale regionale di compensazione ambientale, finanziato da una quota delle royalties o da contributi diretti delle compagnie, dedicato specificamente ai territori 'di servizio' che subiscono impatti ambientali e rischi documentati legati alle attività petrolifere ospitate.
- L'avvio di un tavolo tecnico-politico trasparente che coinvolga Regione Basilicata, società concessionarie, gestori degli impianti e i rappresentanti dei Comuni interessati da infrastrutture 'di servizio', per definire meccanismi equi di compensazione, monitoraggio ambientale partecipato e investimento territoriale.
Non è una battaglia locale. È una questione di giustizia territoriale. Il petrolio attraversa molti dei nostri territori. Ma non può lasciarli solo con le sue scorie, i suoi odori, le sue ferite ambientali.
La vicenda di Pisticci solleva una questione fondamentale per l'intera Basilicata: come garantire che lo sfruttamento delle risorse energetiche generi sviluppo sostenibile e benessere diffuso, rispettando l'ambiente e assicurando equità a tutte le comunità coinvolte nella filiera, non solo quelle direttamente estrattive.
È tempo che le istituzioni, ed in particolare tutta la classe politica locale e regionale, le aziende e i cittadini si interroghino su cosa significhi davvero sviluppo sostenibile ed equità territoriale. Si chiede Rispetto, Riconoscimento, Partecipazione in completa TRASPARENZA per tutti i territori che contribuiscono, subendone solo gli oneri, alla 'Basilicata energetica'.
Ing. Antonio Grieco Ex Dirigente Settore Ambiente – Comune di Pisticci (1994 – 31/12/2017)