Quel contesto vedeva il recente assassinio di J.F.K. e "I have dream" come motto. Ora, decenni dopo, siamo passati al “Whatever it takes”, probabilmente è un'estensione etimologica: avere sogni ed impegnarsi al massimo per raggiungerli (tutto ciò che è necessario).
Mai come adesso il messaggio è attuale, ma non attuato; ciò ci dovrebbe spingere a riflettere, a capire qual è la nostra posizione e, soprattutto, la nostra scelta. D'altronde nessuno è ininfluente. Riflessioni a parte, forse, non dovremmo interrogarci se i tempi stanno cambiando, ma se ritornano. A me, questo, non appare ben chiaro.
Di sicuro, se da un lato l'intelligenza artificiale e il metaverso segnano un passo epocale verso il futuro, gli eventi a cui stiamo assistendo negli ultimi tempi, nella metropolitana di Kiev o a Bucha ed in tanti altri posti, non sono una cosa "nuova" e scuotono gli animi risvegliando vecchi mostri.
Ci tocca rivivere l'esaltazione dell'inumano nell'uomo.
G.Vico potrebbe liquidare la questione con un lapidario "corsi e ricorsi storici", ma non farebbe meno paura.
La questione Ucraina è certamente controversa e forse è ora di rispondere ai soprusi ed all' orrore con un radicale cambio di strategia. Gli esperti la chiamano de-escalation, io semplice buon senso.
Sono consapevole che la questione tocca diversi equilibri, ma l'attuale strategia è molto rischiosa per tutti.
Gandhi diceva: "occhio per occhio rende il mondo cieco" e la storia ci insegna che non è retorica.
Leonardo Galeazzo