A seguire, il settore alimentare, che ha visto un aumento del 50%. Per quanto riguarda il gas, gli alberghi subiscono l’impennata maggiore (+96,7%), seguiti dai ristoranti (+88%) e dai grandi negozi (+86%). Di fronte a questi numeri, Confcommercio sollecita l’avvio urgente di tavoli di confronto con le Istituzioni, chiedendo soluzioni e strategie immediate per contrastare l’impennata dei costi energetici e fermare le speculazioni che alimentano il fenomeno. La confederazione sottolinea che, nonostante gli sforzi delle imprese nell’adottare pratiche ecologiche per ridurre i consumi – come la riduzione del 1,5% per l’energia elettrica e del 18% per il gas nel 2024 rispetto al 2019 – la situazione resta preoccupante.
Confcommercio avverte che le soluzioni adottate finora, come la selezione attenta del fornitore e gli interventi di efficienza energetica, non bastano a risolvere il problema. Serve un intervento strutturale sia a livello nazionale che europeo per far fronte alle oscillazioni dei prezzi e garantire una stabilità a lungo termine.
Tra le misure proposte per affrontare la crisi energetica, l’Osservatorio suggerisce l’introduzione di un tetto massimo al prezzo del gas, fissato tra i 50 e i 60 €/MWh, l’introduzione di un prezzo unico per l’elettricità e l’acquisto congiunto a livello dell’Unione Europea. Inoltre, l’adozione di strategie per rafforzare l’indipendenza energetica dell’Italia rappresenta un ulteriore passo necessario. Il disaccoppiamento tra i prezzi del gas e dell’elettricità e una riduzione degli oneri generali di sistema potrebbero stabilizzare i costi, offrendo un sollievo alle piccole imprese. Senza dimenticare, naturalmente, una revisione degli oneri generali di sistema che per le imprese del terziario di mercato arrivano a pesare fino al 26% sulla bolletta elettrica.