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Quante volte l'abbiamo sentito dire, quante volte abbiamo pensato che fosse solo retorica. Anche il grande Bob Dylan si era dedicato all'argomento nel lontano 1963 come solo lui sapeva fare. Lo fece con il brano 'The times they are A-Changin', riferendosi sicuramente ad altro ma, come adesso, adeguato al particolare momento storico. Canzone capolavoro di quel genere folk che veniva definito "musica per vecchi taciturni” ma apprezzato, poi, come nutrimento per giovani affascinati dalle proprie origini.
Quel contesto vedeva il recente assassinio di J.F.K. e "I have dream" come motto. Ora, decenni dopo, siamo passati al “Whatever it takes”, probabilmente è un'estensione etimologica: avere sogni ed impegnarsi al massimo per raggiungerli (tutto ciò che è necessario).
Mai come adesso il messaggio è attuale, ma non attuato; ciò ci dovrebbe spingere a riflettere, a capire qual è la nostra posizione e, soprattutto, la nostra scelta. D'altronde nessuno è ininfluente. Riflessioni a parte, forse, non dovremmo interrogarci se i tempi stanno cambiando, ma se ritornano. A me, questo, non appare ben chiaro.
Di sicuro, se da un lato l'intelligenza artificiale e il metaverso segnano un passo epocale verso il futuro, gli eventi a cui stiamo assistendo negli ultimi tempi, nella metropolitana di Kiev o a Bucha ed in tanti altri posti, non sono una cosa "nuova" e scuotono gli animi risvegliando vecchi mostri.
Ci tocca rivivere l'esaltazione dell'inumano nell'uomo.
G.Vico potrebbe liquidare la questione con un lapidario "corsi e ricorsi storici", ma non farebbe meno paura.
La questione Ucraina è certamente controversa e forse è ora di rispondere ai soprusi ed all' orrore con un radicale cambio di strategia. Gli esperti la chiamano de-escalation, io semplice buon senso.
Sono consapevole che la questione tocca diversi equilibri, ma l'attuale strategia è molto rischiosa per tutti.
Gandhi diceva: "occhio per occhio rende il mondo cieco" e la storia ci insegna che non è retorica.
Leonardo Galeazzo