Lunedì, 23 Dicembre 2024

La nostra storia ricorda il sanguinario Domenico Groppo noto come “Gropp”) che, se fosse vissuto di questi tempi, lo chiamerebbero “serial killer” e sicuramente il suo nome avrebbe riempito cronache di TV, quotidiani, periodici nazionali ed esteri.

Sanguinario, losco personaggio che per anni terrorizzò le zone di Pisticci, Craco, Ferrandina e altri centri del materano, ma che il tempo ha fatto un pò dimenticare. A lui riconducibili alcune stragi, la più crudele quella di una intera famiglia alla Masseria “Spirito”, tra Pisticci e Ferrandina, completamente sterminata in poche ore. Calabrese della zona di Cosenza, fece parlare di sè, negli anni 20. Pochi purtroppo, a parte alcune testimonianze e le ricerche del prof. Giuseppe Coniglio, i precisi riferimenti storici al personaggio che dopo essersi reso responsabile di alcuni efferati delitti in Calabria, quasi sempre impuniti, si era trasferito nelle nostre zone dove nessuno lo conosceva, per cui non gli era difficile farsi passare per persona volenterosa in cerca di lavoro, che prima o poi otteneva.

Notizie certe sul personaggio, ce le aveva offerte un anziano del rione Dirupo, persona simpatica, colta e intelligente, il compianto zio Rocco Glinni, per anni punto di riferimento de La Pacchianella, all’epoca dei fatti, salariato in masserie dell’agro, dove si parlava delle sue malefatte.

Dal suo racconto, una “cronaca” dettagliata della famosa strage della “Masseria Spirito” in zona Codola, avvenuta – come precisa lo storico Coniglio nel suo documentato “Il Brigantaggio a Pisticci” -  il 16 luglio 1927 a danno di tale, famiglia pisticcese Camardo.  “Gropp – spiegava Glinni – chiedeva di essere assunto in quella masseria. In apparenza persona docile e vogliosa di lavorare, tanto da meritare subito la fiducia di chi lo aveva accolto ed a cui, dopo qualche tempo aveva fatto credere circa l’esistenza di un ricco tesoro in un calanco a qualche distanza dalla masseria. A loro, padre e un figlio, che gli avevano creduto, chiese di essere accompagnato e una volta sull’ipotetico luogo del tesoro, Gropp si sbarazza di loro, ammazzandoli e gettandoli in un crepaccio. Il ritorno in masseria seguito da uno stratagemma che giustificava il mancato ritorno di chi lo aveva accompagnato, con la necessità di presidiare il tesoro ritrovato. La cosa non destò sospetti, ma non era che il preludio di un’altra strage. Vittime, il resto della famiglia, barbaramente uccisi, i cui corpi straziati furono trovati infilzati a pali di legno in mostra nell’azienda. Alla strage - ricordava ancora zio Rocco - presente un ragazzo che avrebbe seguito la scena di nascosto e che poi era scappato dando l’allarme”.

L’eccidio, creò terrore nelle nostre popolazioni. Ricercato anche per altri gravissimi reati, si disse che era stato arrestato ai confini con la Calabria. Notizia accolta come una specie di liberazione. Gropp - secondo quanto scrive il prof. Coniglio – sarebbe stato processato dal Tribunale di Matera, condannato all’ergastolo e morto nel 1948 nel carcere di Isola d’Elba.  Secondo altre fonti, sarebbe stato visto l’ultima volta, ammanettato tra 4 carabinieri, alla stazione di Ferrandina.

Storia raccapricciante quella del sanguinario Gropp, che qui forse qualcuno ancora ricorda e racconta, come recentemente aveva anche fatto, l’imprenditore agricolo Andrea De Nittis, da poco deceduto, all’epoca dei fatti, giovane lavoratore in varie aziende della zona frequentata da Gropp.

Michele Selvaggi

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