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La situazione negli ospedali lucani che gestiscono i casi Covid è delicata. Denunce arrivano da diverse parti: gli operatori sanitari sono ridotti all'osso e i pochi che ci lavorano sono allo stremo. Emblematico è un servizio video andato in onda ieri durante la popolare trasmissione di Italia 1, "Le Iene", che vi riproponiamo fra queste righe, in cui operatori sanitari dell'ospedale di Matera denunciano gravi carenze.
Giuliana Pia SCARANO della FPCGIL, Pasquale LOCANTORE della CISLFP ed Antonio GUGLIELMI della UIL FPL denunciano lo stato di pressione che sta vivendo il 118 Basilicata e i Pronto Soccorso degli ospedali e chiedono alla Regione che dia indirizzi e faccia programmazione:
"Nella giornata di martedì - lamentano i sindacalisti - abbiamo denunciato attraverso un comunicato stampa la gravissima pressione sul 118 e sui Pronto soccorso attivi, con chiamate continue di pazienti covid19 o sospetti tali bisognosi di interventi e ambulanze in coda davanti agli ospedali di Potenza e Matera.
Il giorno successivo i sanitari del Dipartimento Emergenza Urgenza 118 e quelli dei Pronto soccorso hanno vissuto una giornata drammatica, con ambulanze in coda per affidare i pazienti alle cure dell’ospedale per oltre 6 ore e un’attesa culminata nell’arresto cardiaco di una donna trasportata da Pescopagano e rimasta per ore a bordo dell’ambulanza.
Le lunghe file nel piazzale antistante il Pronto soccorso, oltre a mettere a rischio i pazienti a bordo delle stesse, sottraggono al contempo mezzi, anche medicalizzati, e personale alle esigenze del territorio e di altri pazienti. Non va, inoltre, sottovalutata l’impossibilità, ad esempio, per il personale infermieristico a bordo delle ambulanze non medicalizzate di somministrare in autonomia, mediante l’applicazione di procedure riconosciute a livello internazionale, i farmaci salvavita o di effettuare il trattamento del dolore perché esiste una carenza di procedure operative che non consente sui mezzi di soccorso la somministrazione di tutti quei farmaci indispensabili per tentare una concreta risoluzione del quadro. I ritardi nell’accesso ai pronti soccorso che stiamo vivendo imporrebbero di accelerare sulla redazione di istruzioni operative, che tra l’altro sono già ampiamente in essere in tante regioni del nord Italia, e che garantirebbero la qualità delle cure del Dipartimento Emergenza Urgenza 118, conferendo migliori chance al paziente stesso. Per non parlare dei tempi di percorrenza per raggiungere i centri di sanificazione dei mezzi quando non si ospedalizza a Potenza o Matera, che sottraggono ulteriore tempo all’effettiva disponibilità del mezzo per le chiamate di soccorso.
Giorno dopo giorno stiamo assistendo ad una pressione maggiore sul sistema sanitario regionale che sta per implodere e a protocolli operativi mal integrati, che aggravano le già ataviche criticità della nostra sanità. Una pressione insostenibile su un personale stremato da numeri fuori controllo che si traducono in ammalati bisognosi di cure. Abbiamo lanciato i nostri appelli affinché si assuma in fretta, anche in deroga ai tetti assunzionali e con procedure semplificate. Attraverso assunzioni a tempo determinato a lungo respiro e a tempo indeterminato, che invoglino le professionalità lucane a tornare a lavorare nella propria terra. Abbiamo chiesto interventi. Abbiamo chiesto programmazione. Gli ospedali continuano ad essere scollegati dai servizi territoriali, e la scarsa integrazione si sta rilevando il punto debole di una catena già di per sé non eccessivamente solida.
Il virus continua a correre molto più veloce delle decisioni di chi ci amministra e non è più possibile sprecare ore, perché di giorni non ne abbiamo davvero più, in titubanze. La mancata programmazione di risposte ad una seconda ondata ampiamente prevista è la prima causa di un sistema che sta mostrando tutte le sue falle. L’assenza di soluzioni predefinite per far fronte all’affollamento che si sta verificando, ha evidenziato quanto il sistema in sé abbia necessità di una riforma radicale nei contenuti, nei professionisti che vi operano e nella sua mission.
Tuttavia non è questo il tempo, nel corso di una pandemia, di fermare il sistema per ripensarlo. E’ possibile, però, migliorare in fretta ciò che può essere migliorato, utilizzando le strutture a disposizione su tutto il territorio regionale e i professionisti in modo ottimale per garantire una risposta doverosa ai nostri concittadini.
In futuro avremo modo ripensare agli errori fatti e al tempo perso, per non commetterne più e riformare la sanità, uniformando i Lea e garantendo ai cittadini di tutte le regioni uguali livelli di assistenza sanitaria.
Adesso è tempo di correre per anticipare il virus e non più di rincorrerlo.
La Regione faccia appieno la sua parte di indirizzo e programmazione".