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La Polizia di Stato di Matera ha dato esecuzione all’ordinanza applicativa della misura della custodia cautelare in carcere, disposta dal Giudice delle Indagini Preliminari, su richiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Matera, nei confronti di un 43enne albanese, regolare sul territorio italiano e residente in una frazione di Bernalda. L’ipotesi di reato nei suoi confronti è di maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e sequestro di persona nei confronti della moglie e di maltrattamenti in famiglia e sequestro di persona nei confronti della figlia, minorenne, della donna.
Già lo scorso anno, l’uomo era stato denunciato dalla coniuge connazionale per reati contro la persona ed erano state eseguite misure cautelari a suo carico.
Dall’attività d’indagine svolta dalla Squadra Mobile della Questura di Matera, è emerso che, a distanza di qualche mese, i due coniugi avevano ripreso a convivere, ma ben presto l’uomo avrebbe ricominciato a maltrattare la moglie: tra le mura domestiche, si sarebbero consumate ingiurie, violenze, sia psicologiche sia fisiche, minacce di morte. In una circostanza sarebbe stata anche costretta con violenza a subire atti sessuali non consenzienti.
Quando lo scorso mese di giugno, a seguito di un altro acceso litigio, la moglie gli avrebbe detto di voler chiedere l’intervento delle forze dell’ordine, per tutta risposta il marito le avrebbe sottratto il telefono e avrebbe rinchiuso la donna nella stanza da letto insieme alla figlia di otto anni, fino alla mattina successiva.
Anche la bambina sarebbe stata vittima di offese, ingiurie e percosse; in un caso, sarebbe stata lasciata in lacrime nel garage dell’abitazione, con un piede legato ad uno scaffale.
Soltanto a fine ottobre, all’esito dell’ennesimo litigio, la donna ha deciso di rivolgersi alla Polizia di Stato, dopo che l’uomo ha tentato di scagliarsi contro di lei, minacciandola di portare via la figlia più piccola, nata dalla loro relazione.
Ricevuta la denuncia, gli agenti della Squadra Mobile hanno immediatamente attuato la procedura del “Codice Rosso” e, su disposizione dell’Autorità giudiziaria, hanno affidato alla donna entrambe le figlie minori, collocandole in altra abitazione.
La gravità dei reati che sarebbero stati commessi dall’uomo, come emerso dalle attività d’indagine, unitamente alla necessità di evitare che lo stesso reiterasse le azioni violente nei confronti della moglie, hanno indotto il G.I.P. a emettere il provvedimento restrittivo della libertà personale. Gli accertamenti compiuti sono nella fase delle indagini preliminari, che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa.