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Tanti anni fa, questi erano i giorni delle “troccole” e dei “troccolanti”. Chissà quanti ricordano quei tempi di una Pasqua attesa e vissuta secondo antiche tradizioni che la accompagnavano e contraddistinguevano. Ora, dopo due anni senza le palme, la comunione e gli altri riti, compresi quelle del Venerdì Santo, sembra si ritorni alla normalità e che, grazie a Dio, speriamo resti solo un ricordo.
Stop forzato legato al Covid che, per la prima volta, dopo secoli non aveva permesso il sempre atteso svolgimento degli struggenti riti, tra fede, storia e tradizione, rivissute attraverso la Passione di Cristo e riproposti puntualmente ogni anno, attraverso emozioni e commozioni da viva spiritualità. Aria impregnata di fede e dolore, avvertito in ogni angolo della città. Riti espressivi di una civiltà, di una antica cultura, di un sentimento di pietà misto di religiosità popolare. Un appuntamento con fede e storia per perpetuare momenti spirituali e penitenziali, sempre ricchi di fascino arcano che si perde nei tempi e che, appunto, ora finalmente e con gran soddisfazione, ritornano.
Riti che ora possiamo rivivere con il loro svolgimento, attraverso quel ruolo di primo piano che li ha sempre caratterizzati, sia a Pisticci centro, che allo Scalo, come a Marconia, Tinchi, Centro Agricolo e Casinello. Evento di grande riflessione, toccando alte punte di partecipazione e coinvolgimento.
Manifestazioni che tanti anni fa, prendevano il via la Domenica delle Palme con la uscita attraverso le vie della città, delle “Troccole” manovrate dai “Troccolanti”, che annunciavano l’arrivo della Settimana Santa. Ma cosa erano le Troccole, che tanti non hanno mai conosciuto? Piccolo aggeggio di legno, realizzato dai nostri falegnami, che facendolo girare, emetteva suono chiassoso e particolarmente strano, molto apprezzato da noi ragazzi. Ora le Troccole sono sparite e di esse non c’è più traccia. Peccato! Una preziosa testimonianza che ha fatto tempo e storia attraverso i secoli, legata ai grandi riti pasquali.
Con il ritorno alla normalità, l’appuntamento più importante e atteso, resta il giorno dei Misteri del venerdì santo, con la solenne processione serale con lungo, lento, mesto corteo con le note funebri della banda cittadina e canti tradizionali. Partenza dalle varie parrocchie, guidate dai parroci don Rosario Manco, don Mattia Albano e don Antonio Di Leo, a Marconia don Filippo Lombardi e a Pisticci Scalo don Giuseppe Di Tolve, l’incontro in P.zza S. Rocco e il via alla processione, percorrendo le vie del centro dietro i simulacri dell’Addolorata e il feretro di cristallo di Gesù morto, portati a spalla da devoti e scortati da donne vestite di nero, dietro cui si muove tutta la città. Corteo che termina a sera inoltrata in piazza Umberto, con benedizione e scioglimento degli stessi, che separatamente raggiungono le proprie sedi. Rito di grande commozione che si perde nei secoli, estremamente seguito e sentito a testimonianza di come qui, fede e religiosità siano sentimenti ben radicati e sempre forti.
Fino agli anni 70, le processioni dei Misteri, erano addirittura 4: quella della Concezione, di San Giovanni, del Convento e della Chiesa Madre. Suggestive e piene di fascino, comprese quelle che si celebravano a Marconia e Pisticci Scalo.
La settimana santa si conclude con momenti di grande riflessione e preghiera durante il silenzio liturgico del sabato, preludio alla Pasqua di resurrezione.
Michele Selvaggi