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Fresco di stampa - Villani Editore - l’ultimo (solo in ordine di tempo, naturalmente) importante lavoro letterario di Giovanni Di Lena: “Piccole faville” - che lui ha dedicato “con riconoscenza” a Daniele Giancane, a Maria Fusco, a Giovanni Caserta.
Opera che ci fa riscoprire il gusto di idee pensate, maturate, scritte e magari pronunciate ad alta o bassa voce, da questo sempre apprezzato figlio della nostra terra, che - ricordiamo - ha iniziato il suo impegnativo viaggio culturale, nel lontano 1989 e che continua ad onorarci con la sua dialettica semplice e piacevole, in attesa di altre sue opere, che sicuramente, non mancheranno di regalarci altre soddisfazioni già provate in passato con gli eccellenti lavori come “Un giorno di libertà”, “Non si schiara il cielo”, “Il morso della ragione”, “Coraggio e debolezza”, “Non solo un grido”, “Il reale e il possibile”, “La piega storta delle idee”, “Pietre”.
Nelle circa cinquanta poesie delle “Piccole faville”, si coglie la voglia di interrogare il mondo, ogni oltre barriera e cercare, se possibile, di capire qualcosa in più della vita, dei suoi misteri e di sé stessi. Versi che ci riescono benissimo con una semplicità e dolcezza che fa provare emozioni oltre ad una asprezza che commuove pur senza togliere mai un sottile filo di speranza.
“Nelle nostre case, ostinatamente pudiche, ancora…. trova ristoro, la subdola benevolenza di chi ci governa. Siamo abituati ad apprezzare gli altri, ad indossare abiti slavati ed a subire verità improvvisate. Matera è l’ombelico d’Europa, ma in questa landa abbandonata, piano soffia il vento. Il gattopardismo impera e tutto si muove in sordina: la Pista Mattei giace, le Valli reclamano Cristo, ma l’Alta Velocità l’ha bloccato a Salerno. Egli non ha perso la via, per non impantanarsi è tornato indietro”.
Sono i versi di pagina 12, che accompagnano “Carlo, Cristo è tornato indietro” in cui serenità e speranze perdute, si alternano a momenti di malinconia e dolore.
Per le cose che - per chi ama la nostra terra - come Giovanni Di Lena, dovrebbero essere e, non sono, o forse chissà, non saranno mai. La raccolta poetica de le “Piccole faville” - che esordisce con un riverente, appassionato pensiero a Rocco Scotellaro - mostrano un Giovanni Di Lena, poeta raffinato, ma anche semplice e delicato, delle notevoli qualità e capacità, preciso e attento (non è da tutti), anche alla condizione umana del tempo che viviamo.
Un finale toccante quello di pagina 57, dedicato a “Madre”:
“Quando ritorno a casa, stento a muovermi solo il cuore, spontaneo, sobbalza. Nulla s’è rotto! In ogni angolo ci sono frammenti di te, che senso hanno ora? Ordinaria e lenta la vita si muove e tutto il tempo trascina. Quando ritorno a casa, mi ritrovo solo, come se fossi smarrito e la tua assenza avverto”.
Michele Selvaggi