Sabato, 23 Novembre 2024

Meditazioni per il Venerdì Santo di Mons. Antonio Giuseppe Caiazzo

Giovedì, 06 Aprile 2023

È il giorno della passione e morte di Gesù. Non è un ricordo che rivediamo come in un film. È la contemplazione dell’umanità, assunta da Gesù e che ogni giorno viene derisa, umiliata, condannata, uccisa. … È il grido innocente soffocato di chi chiede libertà. … È il grido innocente stroncato da un invasore con la mania del potere. … È il grido innocente annegato in acque salate a pochi metri dalla riva. … È la carne di Cristo che continua ad essere flagellata e il cui sangue viene versato sulla terra, nei cieli, nei mari. Innocenti che patiscono e muoiono perché ci sono sempre coloro che continuano ad incitare le coscienze: Crocifiggilo!

Inizia così la meditazione, dal titolo “Dalla Via Crucis alla Via Lucis“,  scritta per il Venerdì Santo da Mons. Antonio Giuseppe Caiazzo all’indomani del naufragio avvenuto sulle coste della sua terra dove, a pochi metri dalla riva di Steccato di Cutro, un centinaio di persone hanno trovato la morte e la fine di un sogno.

Saranno queste riflessioni ad accompagnare, lungo dieci stazioni, il cammino della Via Crucis del Venerdì Santo che prenderà le mosse domani in tutti i comuni delle diocesi sorelle di Matera-Irsina e di Tricarico.

E sarà dedicata proprio ai migranti l’intenzione di preghiera, secondo quando chiesto dai Vescovi italiani qualche anno fa:

«Per tutti i migranti e, in particolare, per quanti tra loro hanno perso la vita in mare, naviganti alla ricerca di un futuro di speranza. Risplenda per loro il tuo volto, o Padre, al di là delle nostre umane appartenenze e la tua benedizione accompagni tutti in mezzo ai flutti dell’esistenza terrena verso il porto del tuo Regno. Al cuore delle loro famiglie, che non avranno mai la certezza di ciò che è successo ai loro cari, Dio sussurri parole di consolazione e conforto. Lo Spirito Santo aleggi sulle acque, affinché siano fonte di vita e non luogo di sepoltura, e illumini le menti dei governanti perché, mediante leggi giuste e solidali, il Mare Nostrum, per intercessione di san Benedetto, patrono d’Europa, sia ponte tra le sponde della terra, oceano di pace, arco di fratellanza di popoli e culture» (CEI).

Canto

  1. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
  2. Amen.
  3. La pace, la carità e la fede da parte di Dio Padre e del Signore nostro Gesù Cristo sia con tutti voi. (Cf Ef 6,23)
  4. E con il tuo spirito.
  5. È il giorno della passione e morte di Gesù.

Non è un ricordo che rivediamo come in un film.

È la contemplazione dell’umanità, assunta da Gesù e che ogni giorno viene derisa, umiliata, condannata, uccisa.

È il grido innocente soffocato di chi chiede libertà. Di giovani che scendono in piazza per rivendicare i diritti più elementari: diritto allo studio, a scegliere il proprio sposo, ad avere i capelli sciolti, a scegliere il proprio credo religioso, ad avere una terra sulla quale vivere con i propri cari.

È il grido innocente stroncato da un invasore con la mania del potere, con ricatti, con violenze, distruzioni, abusi e stupri, con fosse comuni.

È il grido innocente annegato in acque salate a pochi metri dalla riva, dopo aver attraversato mezzo Mediterraneo, ormai culla di morte per decine di migliaia di esseri umani.

È la carne di Cristo che continua ad essere flagellata e il cui sangue viene versato sulla terra, nei cieli, nei mari. Innocenti che patiscono e muoiono perché ci sono sempre coloro che continuano ad incitare le coscienze: Crocifiggilo!

Questa meditazione l’ho scritta subito dopo il naufragio avvenuto sulle coste della mia terra, dove, a pochi metri dalla riva di Steccato di Cutro, un centinaio di persone (bambini, ragazzi, giovani e adulti) hanno trovato la morte. Fine di un sogno, di un grido di libertà raggiunto e improvvisamente sommerso dalle onde.

Sono le onde di una cultura che considera gli uomini numeri, che fa credere che il povero, il disperato, siano un pericolo. Proprio da quelle rive, da quelle terre, ormai segnate per sempre dal dolore e dalla morte, risuona un detto che proprio nel nostro dialetto suona così: “l’abbuttu u crida a u dijunu”(“Chi ha la pancia piena non crede a chi è digiuno”).

Iniziamo allora questo percorso, lasciandoci condurre dai Vangeli, per passare dalla Via Crucis alla Via Lucis. Lo facciamo con questa intenzione di preghiera chiesta dai nostri vescovi qualche anno addietro:

«Per tutti i migranti e, in particolare, per quanti tra loro hanno perso la vita in mare, naviganti alla ricerca di un futuro di speranza. Risplenda per loro il tuo volto, o Padre, al di là delle nostre umane appartenenze e la tua benedizione accompagni tutti in mezzo ai flutti dell’esistenza terrena verso il porto del tuo Regno. Al cuore delle loro famiglie, che non avranno mai la certezza di ciò che è successo ai loro cari, Dio sussurri parole di consolazione e conforto. Lo Spirito Santo aleggi sulle acque, affinché siano fonte di vita e non luogo di sepoltura, e illumini le menti dei governanti perché, mediante leggi giuste e solidali, il Mare Nostrum, per intercessione di san Benedetto, patrono d’Europa, sia ponte tra le sponde della terra, oceano di pace, arco di fratellanza di popoli e culture» (CEI).

  1. Prima Stazione: Il tradimento di Giuda (Mt 26,14-16)
  2. Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo.
  3. Perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo.

Canto

 

1L. Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti e disse: «Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnarlo.

2L. L’evangelista ci tiene a precisare che Giuda è “uno dei Dodici”. Non è uno dei tanti, che fa parte della folla o della schiera dei sommi sacerdoti o scribi o farisei. È una persona molto vicina a Gesù che sta condividendo lo stesso cammino di fede, si sta nutrendo della medesima Parola del Maestro. Eppure il dramma del tradimento si perpetua all’interno di questa “famiglia” che Gesù ha scelto. Giuda cerca «l’occasione propizia per consegnarlo», cioè per tradirlo. È un discepolo entrato in confusione, si lascia trascinare dal disorientamento, forse perché dominato dall’idolo del denaro: vende Gesù per trenta denari. Rivela la presunzione di volersi sostituire a Dio. Succede anche a noi di vendere Gesù nella Chiesa quando ci schieriamo e alimentiamo fazioni contrapposte pur di far valere il nostro modo di pensare. Quanto male facciamo alla Chiesa! Succede anche in famiglia. Pensiamo a quando, per motivi di eredità, si è capaci di vendere e rinnegare la propria carne, i propri affetti. Si baratta con soldi o successo la sofferenza e la disperazione di tanta gente che scappa dai loro paesi in guerra, dove sono oppressi e la loro dignità è calpestata. Spesso trovano per sepolcro il mare soffocando per sempre il desiderio di libertà, di vita nuova, a pochi metri dalla riva, come a Steccato di Cutro.

Padre nostro…

Gloria al Padre…

Canto

 

  1. Seconda Stazione: Pietro, Giacomo e Giovanni nel Getsemani lasciano Gesù solo nel suo soffrire (Mc 14,32-42)

 

  1. Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo.
  2. Perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo.

 

1L. Giunsero intanto a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre io prego». Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Gesù disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». Poi, andato un po’ innanzi, si gettò a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse da lui quell’ora. E diceva: «Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu». Tornato indietro, li trovò addormentati e disse a Pietro: «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare un’ora sola? Vegliate e pregate per non entrare in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole». Allontanatosi di nuovo, pregava dicendo le medesime parole. Ritornato li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano appesantiti, e non sapevano che cosa rispondergli. Venne la terza volta e disse loro: «Dormite ormai e riposatevi! Basta, è venuta l’ora: ecco, il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».

2L. Nel luogo del “torchio degli ulivi o degli oli”, Gesù si allontana da tutti i discepoli per pregare, chiedendo in particolare a Pietro, Giacomo e Giovanni di pregare anche loro in un momento che, umanamente parlando, è molto delicato e difficile da affrontare ed accettare. Sicuramente Gesù chiede il sostegno della preghiera, ma soprattutto che siano testimoni di quanto Dio in quella notte sta rivelando. Nel suo pregare Gesù rimette la sua vita nelle mani del Padre, nonostante la paura della sofferenza che dovrà affrontare, portandolo a dire che, «se fosse possibile passasse via da lui quell’ora». Gesù per tre volte trova i discepoli che dormono e richiama soprattutto Pietro. È un anticipo di quello che sarà il suo rinnegamento: non è ancora capace interiormente di seguire il Maestro sulla via della croce. Capita spesso anche a noi, dopo la morte di qualcuno, di dire o scrivere: “resterai sempre vivo nei nostri cuori”. È giusto che sia così. A volte, però, succede che nella vita, quando era vivo e soffriva magari la solitudine e l’abbandono, le stesse persone che oggi giurano di non dimenticarlo da morto, non lo hanno accompagnato in quel tratto di vita difficile. L’amore si mostra concretamente nei gesti; nelle scelte che siamo capaci di fare, non si dimostra. Sulla pelle della povera gente non si scrive la storia per interessi particolari, lasciandoli morire in balia delle onde del mare. Il suo sangue grida al cospetto di Dio.

Padre nostro…

Gloria al Padre…

Canto

 

  1. Terza Stazione: Il rinnegamento di Pietro (Mt 26,30-35.69-75)

 

P.Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo.

  1. Perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo.

1L. E dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Allora Gesù disse loro: «Voi tutti vi scandalizzerete per causa mia in questa notte. Sta scritto infatti: Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge,
ma dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea». E Pietro gli disse: «Anche se tutti si scandalizzassero di te, io non mi scandalizzerò mai». Gli disse Gesù: «In verità ti dico: questa notte stessa, prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte». E Pietro gli rispose: «Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò». Lo stesso dissero tutti gli altri discepoli.

2L. L’evangelista Matteo precisa che, subito dopo aver celebrato la Pasqua istituendo l’Eucaristia, Gesù nell’orto degli ulivi dice ai suoi discepoli: «Questa notte per tutti voi sarò motivo di scandalo. Sta scritto infatti: “Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge”». Pietro pensa di essere diverso dagli altri e con assertività dichiara che lui non si scandalizzerà mai. Eppure, esattamente durante quella notte, Gesù gli predice che lui, Pietro, lo rinnegherà più degli altri: tre volte! Tutti i discepoli, seppur sconvolti, lo abbandonarono al suo destino, nonostante anche loro avessero professato la stessa fedeltà di Pietro. Quante promesse, quante parole piene di amore, non trovando un riscontro nell’azione, si rivelano ambigue e insulse. Tre volte Pietro, dopo la risurrezione di Gesù, dirà: «Ti voglio bene, Signore»! Tre volte aveva ripetuto durante la passione del Maestro: «non conosco Gesù»! Oggi il clima che ci circonda è altrettanto difficile: la debolezza della nostra carne (incapacità di rimanere fedeli all’amore promesso a Cristo, paura di essere giudicati, linguaggio ostile verso la Chiesa e i cristiani…) e la mancanza di intimità vera con Gesù (preghiera, ascolto e meditazione della Parola, celebrazione dei sacramenti, testimonianza di misericordia e attenzione alle necessità e bisogni dei tanti), ci portano spesso ad affrontare grandi prove che ci chiudono in noi stessi o, peggio ancora, ci fanno rinnegare Gesù e la Chiesa per paura di essere giudicati negativamente dagli altri. E cosa dire di chi scrive con la sua vita e le proprie azioni un Vangelo diverso da quello di Gesù Cristo? «Ero forestiero e non mi avete accolto». «Vivere: nel vivere non c’è alcuna felicità. Vivere: portare il proprio io dolente per il mondo. Ma essere, essere è felicità. Essere: trasformarsi in una fontana, in una vasca di pietra, nella quale l’universo cade come una tiepida pioggia» (Milan Kundera, L’immortalità). Nessun profugo va respinto perché nessun genitore scappa con i propri figli dalla propria terra per farli morire. Ogni genitore sogna di dare ai propri figli il meglio, affrontando sacrifici enormi e pericoli costanti.

Padre nostro…

Gloria al Padre…

Canto

  1. Quarta Stazione: L’aiuto di Simone di Cirene e il pianto delle donne (Lc 23,26-32)

 

  1. Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo.
  2. Perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo.

1L. Mentre lo conducevano via, presero un certo Simone di Cirène che veniva dalla campagna e gli misero addosso la croce da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato. Allora cominceranno a dire ai monti: Cadete su di noi! e ai colli: Copriteci! Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?». Venivano condotti insieme con lui anche due malfattori per essere giustiziati.

2L.Ha dell’incredibile quanto sta succedendo a Gesù: il re diventa re da burla! Viene processato da tanti tribunali dove indirettamente traspare, anche nel linguaggio di Pilato e dei sommi sacerdoti, che lui è il Figlio di Dio, il Messia, mentre il popolo grida: «Crocifiggi»! Inizia la Via Crucis per Gesù con un corteo che lo segue e lo precede. Tra questi c’è gente che non sa nemmeno cosa stia succedendo e perché quell’uomo sia stato condannato al patibolo. Come il Cireneo che rappresenta i tanti “poveri Cristi” di allora e di adesso, costretto a portare una Croce che altri hanno deciso per lui. Il povero Cireneo si chiama Simone, come Pietro. Chissà cosa avrà pensato quest’ultimo nel vedere il suo omonimo aiutare e stare accanto a Gesù nella prova, mentre lui…Ma ci sono anche le donne che piangono e che esprimono il sentimento profondo di Dio, spesso rappresentato dall’evangelista Luca come quello di una donna. La qualità della paternità di Dio si manifesta nella maternità, cioè nell’essere anche Madre. Una cosa vale la pena sottolineare: accanto a chi procura il male c’è sempre chi semina un bene più grande, perché capace di rispondere alla logica del male con il bene. Chi agisce così contribuisce a costruire un’umanità nuova dove la potenza dell’amore allontana l’odio e lo spargimento di sangue innocente. Quanti volti anonimi, lontani da ogni forma di pubblicità, nel silenzio operano dentro e fuori la Chiesa, mostrando il volto bello di un’umanità che sa rispondere sempre: presente ad ogni necessità e bisogno. Quanti volti anonimi pieni di tristezza e con le lacrime che scendono copiose hanno raccolto sulle rive Calabre, come in tanti altri posti, corpi ormai senza vita di bambini, ragazzi, giovani, uomini e donne!

Padre nostro…

Gloria al Padre…

Canto

  1. Quinta Stazione: La difesa del buon ladrone (Lc 23,39-43)

 

  1. Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo.
  2. Perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo.

1L. Uno dei malfattori appesi lo insultava, dicendo: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!» Ma l’altro lo rimproverava, dicendo: «Non hai nemmeno timor di Dio, tu che ti trovi nel medesimo supplizio? Per noi è giusto, perché riceviamo la pena che ci meritiamo per le nostre azioni; ma questi non ha fatto nulla di male». E diceva: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno!» Ed egli gli disse: «Io ti dico in verità, oggi tu sarai con me in paradiso».

2L. Gesù è crocifisso tra due ladroni che nella vita hanno fatto solo del male (malfattore), come d’altronde Barabba, liberato al posto di Gesù. Loro che si erano sentiti padroni anche della vita degli altri, ora sono stati resi inermi e messi in croce. E in questo momento, prossimo alla morte, Gesù, che sta al centro con loro, offre un’ultima possibilità di redenzione. Uno dei ladroni è capace di accoglierla, perché riconosce che quella sofferenza e la morte che giungerà sono le conseguenze di una vita sbagliata; l’altro, invece, si ostina a rifiutare anche quest’ultimo atto d’amore continuando a perseverare nel suo delirio di onnipotenza e di rabbia. La misericordia di Dio ci viene offerta sempre, fino all’ultimo istante della nostra vita! Quante persone ho conosciuto che durante la loro sofferenza o ultimi istanti della loro vita hanno incontrato il Signore e si sono affidati al suo amore! Quanti istanti di tristezza trasformati in momenti di luce! Quanta morte si è trasformata in vita! Magari nel momento in cui viene amorevolmente raccolta e abbracciata con affetto di padre o di madre per continuare a cullarla, come durante il terremoto, come nella guerra, come nel naufragio sulle coste calabresi. È il gesto di quella tenerezza umana che, in mezzo a tanto dolore e cattiveria di uomini dal cuore di pietra, mostra quello del Padre che si china sulle nostre miserie per ricordarci che dobbiamo ritornare ad essere figli, quindi fratelli. Ogni bambino, ragazzo, giovane, adulto, salvato dai naufragi, in mezzo a tanto dolore e disperazione, è vittoria della vita sulla morte, perché il bene vince sempre.

Padre nostro…

Gloria al Padre…

Canto

  1. Sesta Stazione: Giovanni ai piedi della Croce con Maria, la Madre di Gesù (Gv 19,25-27).

 

  1. Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo.
  2. Perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo.

1L. Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.

2L. Nel vangelo di Giovanni si parla solo due volte di Maria, Madre di Gesù: al primo miracolo delle nozze di Cana (inizio del ministero di Gesù), e ai piedi della Croce (termine del ministero di Gesù), che in silenzio sostiene il Figlio nel suo dono. Se a Cana di Galilea Maria rappresenta l’AT, sotto la croce l’A viene consegnato al NT, nella persona del discepolo che Gesù amava, Giovanni. Il vecchio entra nel nuovo: Giovanni la prese in casa sua come Madre consegnata dal Maestro. La casa di Giovanni indica la Chiesa, la comunità cristiana dove si scopre il significato pieno dell’AT. In questa logica riusciamo a capire Gesù che dice a sua Madre: «Donna, ecco tuo figlio». Dopo dice al discepolo: «Ecco tua madre», diventando, in questa scena dolorosa, come in un altro parto, la Madre di tutti i cristiani. È l’inizio di una nuova maternità, dell’eterna giovinezza della Chiesa nella persona di Maria. Tutti conosciamo la “Pietà” di Michelangelo. Ha un volto giovane, anzi sembra più giovane del Figlio. Molti chiesero al grande artista: come mai questo volto giovane? Lui rispose: “Le persone appassionate di Dio non invecchiano mai!”. Impariamo anche noi da Maria ad essere più appassionati di Dio, meno religiosi e tradizionalisti e più uomini e donne di fede, che non si lasciano scoraggiare dagli eventi catastrofici, dalle ingiustizie e dalla morte. Si, uomini e donne di fede, capaci di piangere, gridare il proprio dolore, ma senza mai rassegnarsi. Quante lacrime e grida di dolore di tante mamme in quel Palazzetto dello Sport di Crotone! Quante mamme cercano consolazione in una lingua che non conosciamo ma che comprendiamo e alla quale rispondiamo con gesti di vicinanza, di tenerezza, di condivisione. Si, perché quel dolore ci appartiene. «un progetto di vita si delinea nell’infinita miseria, nella quale prende corpo la solidarietà dello straniero con l’altro e con il mondo» (Edmond Jabes, Uno straniero con sotto il braccio un libro di piccolo formato).

Padre nostro…

Gloria al Padre…

Canto

  1. Settima Stazione: Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo si prendono cura del corpo di Gesù (Lc 23,50-56)

 

  1. Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo.
  2. Perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo.

1L. C’era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, persona buona e giusta. Non aveva aderito alla decisione e all’operato degli altri. Egli era di Arimatèa, una città dei Giudei, e aspettava il regno di Dio. Si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Lo calò dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo e lo depose in una tomba scavata nella roccia, nella quale nessuno era stato ancora deposto. Era il giorno della parascève e già splendevano le luci del sabato. Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono la tomba e come era stato deposto il corpo di Gesù, poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo secondo il comandamento.

2L. L’evangelista Luca, introduce questo momento di pietà con l’espressione: «Ed ecco». Attorno al crocifisso c’è solo silenzio e sguardi senza più lacrime fissi su di lui. La folla, i sommi sacerdoti, sono tornati a Gerusalemme nelle loro case, i discepoli, ormai dispersi, sono chiusi nelle loro paure e nei rimorsi. Giuseppe d’Arimatea rompe questo silenzio, sostenuto da Nicodemo, uscendo allo scoperto, esponendosi, chiedendo a Pilato il corpo di Gesù. «Già splendevano le luci del Sabato». Questa descrizione indica che il momento è fondamentale: c’è il passaggio dal buio alla luce che anticipa la luce della risurrezione. Ma altrettanto belle sono le parole che Luca usa nel descrivere il movimento delle donne «che erano venute…seguivano». Le donne sono completamente catapultate nella storia di Gesù fino alla fine. C’è un movimento che avviene in senso comunitario, insieme spinte dalla stessa forza: quella dell’amore per Gesù. Ma c’è di più. Queste donne “osservarono il sepolcro”. Significa che nei loro occhi c’è una luce più forte del dolore e del buio della morte. La vera rivoluzione culturale delle donne è quella di accendere luce, speranza, pace, armonia partorendola per le strade di tanti paesi come l’Iran. La forza dell’amore per la vita e la difesa della sua dignità rovesciano ogni tipo di regime. Sono capaci di “preparare aromi e oli profumati” che verseranno su quel corpo morto e dal quale si espanderà il profumo della vittoria della vita sulla morte. Questa è la loro forza da sempre. Così come ci saranno sempre i Giuseppe d’Arimatea e i Nicodemo che si prenderanno cura con amore, come fossero propri cari, dei corpi che le acque del mare restituiscono per ricevere una degna sepoltura».

Padre nostro…

Gloria al Padre…

Canto

  1. Ottava Stazione: Maria Maddalena, Pietro e Giovanni entrano nel sepolcro vuoto e credettero (Gv 20 1-10)

 

  1. Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo.
  2. Perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo.

1L. Il primo giorno della settimana, la mattina presto, mentre era ancora buio, Maria Maddalena andò al sepolcro e vide la pietra tolta dal sepolcro. Allora corse verso Simon Pietro e l’altro discepolo che Gesù amava, e disse loro: «Hanno tolto il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’abbiano messo». Pietro e l’altro discepolo uscirono dunque e si avviarono al sepolcro. I due correvano assieme, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse primo al sepolcro; e, chinatosi, vide le fasce per terra, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro, e vide le fasce per terra, e il sudario, che era stato sul capo di Gesù, non per terra con le fasce, ma piegato in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo che era giunto per primo al sepolcro, e vide, e credette. Perché non avevano ancora capito la Scrittura, secondo la quale egli doveva risuscitare dai morti. I discepoli dunque se ne tornarono a casa.

2L. La tomba di Gesù viene trovata aperta e vuota. Il suo corpo è sparito. La prima che vede, secondo la descrizione dell’evangelista Giovanni, è Maria Maddalena, subito dopo Pietro e Giovanni, il discepolo che Gesù amava. La Maddalena, innamorata dell’Amore, è spinta fin dalle prime ore dell’alba a recarsi al sepolcro. Attraversa le tenebre per immergersi nella luce. Non è stato un passaggio facile. Pietro e Giovanni, informati dalla Maddalena, corrono anch’essi nel buio. Giovanni «vide e credette», mentre Pietro, come la Maddalena, osserva il sepolcro vuoto. Ma di tutti si dice che «non avevano ancora compreso la Scrittura, che doveva risuscitare dai morti». La fede nel risorto non è frutto di un ragionamento umano: ognuno deve entrare in quello che definiamo mistero della vita, attraverso la morte di Gesù. Si cerca un morto e si trova il Vivente: si passa dalla paura della notte (morte) alla gioia della luce (vittoria della vita). Nonostante tutto, ancora non avevano compreso. Rientrano a Gerusalemme, nel cenacolo, dove ci sono gli altri discepoli, bisognosi anch’essi di incontrare la luce ed essere illuminati. In questo nostro momento storico (pandemia, guerra, terremoti, naufragi), la vittoria della morte sembra prendere il sopravvento. Eppure è bastato il vagito di quel bimbo partorito sotto le macerie del terremoto e salvato dai soccorritori, per ricordare a tutti che la vita vincerà sempre. È bastato il gesto di una donna di mettere a disposizione la tomba di famiglia per aprire una gara di solidarietà e accogliere corpi sconosciuti senza alito di vita, posti nelle bare e allineati in quel Palazzetto del Sport. L’amore si dilata, il bene è diffusivo e contagioso. Sempre Edmond Jabes scrive «Sa di essere straniero colui che avverte il fascino dell’uno, dell’unico, del diverso. L’albero è straniero all’albero, ma fa parte, assieme ad esso, dell’estensione della foresta».

Padre nostro…

Gloria al Padre…

Canto

  1. Nona Stazione: Maria Maddalena vede Gesù risorto (Gv 20,11-18)

 

  1. Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo.
  2. Perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo.

1L. Maria invece stava all’esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù.  Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: «Rabbunì!», che significa: Maestro! Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro». Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: «Ho visto il Signore» e anche ciò che le aveva detto.

2L. Il dolore, l’angoscia, il pianto non piegano la forza dell’amore custodito da Maria Maddalena. Chiede con forza e decisione dove hanno portato il suo Signore. Vede Gesù ma non lo riconosce. Cerca il Maestro di qualche giorno prima: l’aveva visto agonizzante, morto e posto nel sepolcro. Quel ricordo le impedisce di riconoscerlo nonostante stia davanti a lei. Solo quando si sente chiamata per nome: “Maria”, capisce che l’uomo che ha davanti non è il giardiniere ma il Rabbunì, il Maestro, tornato in vita dopo il percorso doloroso. Si rafforza il vincolo d’amore con il Bel Pastore. “Lui le chiama per nome” e le sue pecore che cerca e ama: “…e loro riconoscono la sua voce”. La Maddalena rappresenta il cuore fecondo di una donna che non si rassegna, che lotta per proteggere e difendere la sacralità della vita: lotta e difesa della vita fanno parte della sua essenza. È la forza di una donna che fa prevalere quel senso materno che apparentemente sembra debole mentre grida e piange il suo dolore, ma non si arrende di fronte all’ingiustizia che gli uomini sono stati capaci di perpetrare. È la voce della sposa che, facendo parlare le sue lacrime, riprende vita tornando a sorridere sentendo la voce del suo Sposo: Maria». A lei viene affidato il compito di annunciare la risurrezione agli apostoli, aprendo così strade nuove che conducono verso il Padre. Sono tante le Maria che gridano il loro dolore come mamme, sorelle, mogli. Ma ancora una volta saranno le stesse donne che aiuteranno questa umanità a risorgere. Il ricordo della tragedia di Steccato di Cutro deve diventare memoriale affinchè ogni uomo ritorni ad essere uomo. Non dimentichi mai di essere uomo e cioè membro di questa umanità: «Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso; ogni uomo è una parte del tutto. La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell’umanità. E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te” (John Donne – 1572-1631).

Padre nostro…

Gloria al Padre…

Canto

  1. Decima Stazione: Maria riunisce i discepoli nella preghiera (At 1,12-14).

 

  1. Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo.
  2. Perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo.

1L. Allora ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in un sabato. Entrati in città salirono al piano superiore dove abitavano. C’erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo di Alfeo e Simone lo Zelòta e Giuda di Giacomo. Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui.

2L. Quanto l’evangelista Luca ci narra negli Atti degli Apostoli è la presentazione di una Chiesa che si ritrova in un clima familiare, più di casa che di Tempio. È lo stesso luogo dove Gesù ha istituito l’Eucaristia, a significare che i fedeli fanno davvero esperienza di Chiesa attorno al banchetto Eucaristico. Una Chiesa in preghiera che vive l’attesa del dono dello Spirito Santo, rafforzando legami di fraternità. In mezzo a loro c’è Maria, la Madre di Gesù. È interessante notare come l’annuncio evangelico, quindi l’inizio della presenza di Gesù in mezzo a noi, inizia con Maria e sempre con Maria inizia la storia della Chiesa, nata ai piedi della Croce. Maria è l’immagine della Chiesa stessa che riunisce attorno a se i figli che Gesù le ha affidato, così come Maria è stata affidata ai figli nella persona dell’apostolo Giovanni. La nostra devozione a Maria ci dice come in questo momento storico la Chiesa ha bisogno di tornare “casa”, riscoprendo la preghiera nell’ambito familiare, meditando la Parola, creando all’interno della stessa casa un angolo di preghiera che diventi per tutti i componenti richiamo, e per quanti entrano in casa motivo di stupore e di interrogativi. Maria ci aiuti a ritornare al gusto del pane, della Parola, della preghiera. La grande devozione che sia i musulmani che noi cattolici e ortodossi abbiamo verso Maria ci ricorda che siamo figli dell’unico Dio, Padre di tutti gli uomini. Attorno a Maria e con Maria camminiamo per essere capaci di parlare il linguaggio divino che è misericordia, amore, pace, invito alla fraternità, quindi all’accoglienza.

Padre nostro…

Gloria al Padre…

Canto

  1. “Signore Gesù, aiutaci a vedere nella Tua Croce tutte le croci del mondo: la croce delle persone affamate di pane e di amore;

la croce delle persone sole e abbandonate perfino dai propri figli e parenti;
la croce delle persone assetate di giustizia e di pace;
la croce delle persone che non hanno il conforto della fede;
la croce degli anziani che si trascinano sotto il peso degli anni e della solitudine;
la croce dei migranti che trovano le porte chiuse a causa della paura e dei cuori blindati dai calcoli politici;
la croce dei piccoli, feriti nella loro innocenza e nella loro purezza;
la croce dell’umanità che vaga nel buio dell’incertezza e nell’oscurità della cultura del momentaneo;
la croce delle famiglie spezzate dal tradimento, dalle seduzioni del maligno o dall’omicida leggerezza e dall’egoismo;
la croce dei consacrati che cercano instancabilmente di portare la Tua luce nel mondo e si sentono rifiutati, derisi e umiliati;
la croce dei consacrati che, strada facendo, hanno dimenticato il loro primo amore;
la croce dei tuoi figli che, credendo in Te e cercando di vivere secondo la Tua parola, si trovano emarginati e scartati perfino dai loro famigliari e dai loro coetanei;
la croce delle nostre debolezze, delle nostre ipocrisie, dei nostri tradimenti, dei nostri peccati e delle nostre numerose promesse infrante;
la croce della Tua Chiesa che, fedele al Tuo Vangelo, fatica a portare il Tuo amore perfino tra gli stessi battezzati;
la croce della Chiesa, la Tua sposa, che si sente assalita continuamente dall’interno e dall’esterno;
la croce della nostra casa comune che appassisce seriamente sotto i nostri occhi egoistici e accecati dall’avidità e dal potere.
Signore Gesù, ravviva in noi la speranza della risurrezione e della Tua definitiva vittoria contro ogni male e ogni morte. Amen!” (Papa Francesco)

Canto finale

“Santa Maria, Madre di Dio,
prega il Figlio per noi,

quando la croce innumerevole dell’umanità
diventa una spada nei nostri cuori.
Fa’ che con te possiamo dare al mondo
questo Dio escluso che tu hai saputo accogliere
perché egli rinnovi tutto col suo amore.
Santa Maria, Madre di Dio,
dona ad ognuno questa maternità dell’anima,
che permette all’amore di risplendere” 
(Olivier Clément, laico della Chiesa Ortodossa).

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