Giovedì, 17 Aprile 2025
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Il 2024, tra siccità incredibile e forti sbalzi termici, rischia d’essere un anno terribile per tutto il settore apistico. E’ quanto fa sapere Coldiretti Basilicata. La situazione continua a peggiorare e rispetto allo scorso anno, in alcuni casi i raccolti si avvicinano allo zero. Perché produrre pochi chili di miele ad alveare, significa pari a zero per l’apicoltore, o forse meglio dire perdita, considerando i costi che occorre sopportare per l’alimentazione di soccorso, costi di gestione, carburante, in alcuni casi anche il costo dei dipendenti. Il settore apistico si trova in un grave stato di criticità che mette a rischio l'esistenza stessa delle aziende, anche quelle più colpite benché strutturate sul piano produttivo e imprenditoriale. L'impatto degli eventi meteo avversi dovuti al cambiamento climatico determina la perdita, anche totale, delle produzioni concentrate in una fascia molto ristretta di tempo. Questo espone l’apicoltura al rischio meteorologico molto di più rispetto alle altre attività agricole.

Il settore apistico lucano è “letteralmente a terra”. Dopo due annate con produzioni ridotte le aziende hanno difficoltà a pagare gli stipendi e i bilanci sono sempre più in perdita, costringendo molti apicoltori a chiudere o a ridimensionarsi. In questo scenario, l’Associazione Apicoltori Lucani facendosi portavoce dei titolari delle aziende del comparto chiede un tavolo di crisi al Dipartimento Agricoltura della Regione per supportare e tutelare sia le produzioni che il patrimonio apistico. Lo sostiene un documento dell’Associazione Apicoltori Lucani a firma del presidente Nicola Di Nuzzo che attraverso un report ha ricostruito quanto accade nel settore apistico in Basilicata nell’anno in corso.

La piovosità di questi giorni sta provocando non pochi danni all’apicoltura che possono riassumersi in tre punti: mancata produzione, sciamature incontrollate, perdita delle famiglie. Il grido d’allarme parte da Nicola Di Nuzzo, presidente dell’Associazione Apicoltori Lucani-Cia, che conta 150 associati con un totale di 13.000 alveari pari a circa il 70% del totale lucano.

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