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La piovosità di questi giorni sta provocando non pochi danni all’apicoltura che possono riassumersi in tre punti: mancata produzione, sciamature incontrollate, perdita delle famiglie. Il grido d’allarme parte da Nicola Di Nuzzo, presidente dell’Associazione Apicoltori Lucani-Cia, che conta 150 associati con un totale di 13.000 alveari pari a circa il 70% del totale lucano.
La mancata produzione – aggiunge - è strettamente legata alle incessanti piogge infatti, le api sono impossibilitate ad uscire dal proprio alveare a causa della pioggia. Questo rintanarsi nelle arnie produce un sovraffollamento della stessa inducendo così lo sciame a creare una nuova regina e nei pochi giorni di bel tempo dimezzare lo stesso tramite il fenomeno della sciamatura, che risulta incontrollabile in quanto l’apicoltore (per prevenire tale fenomeno) è impossibilitato nei periodi di pioggia ad ispezionare le arnie.
Il sovraffollamento, insieme alla mancata produzione sta portando gli sciami più deboli alla fame, provocandone la morte a causa delle scarse risorse all’interno dell’arnia e all’impossibilità di ispezione e di nutrimento di soccorso da parte dell’apicoltore. Queste tre cause – continua Di Nuzzo - stanno producendo notevoli danni al comparto, infatti oltre a non produrre miele si subisce una perdita di investimento in termini di numero di arnie che di forza delle famiglie, rendendo vano tutto il lavoro svolto dall’apicoltore fino ad ora.
Abbiamo segnalato la problematica alla Regione Basilicata, che prontamente ci ha risposto, ed è stato indetto un incontro dove verranno definiti i possibili interventi per preservare il comparto, dato che molti apicoltori sono allo stremo.