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Riceviamo e pubblichiamo alcune riflessioni di Giuseppe Vitale su alcune tradizioni ormai perdute che accompagnano sempre meno le processioni in particolare quella del Venerdì Santo
“Come ogni anno, anche a Pisticci si rinnoveranno i riti della Settima Santa.
Di solito gli articoli dedicati a questi eventi narrano ricordi, usanze e tradizioni ormai quasi del tutto perdute. Servirebbe, invece, riflettere non tanto per come questi riti si svolgevano, ma come sono "ridotti" oggi.
Premesso che i tempi sono cambiati e che le esigenze sono molteplici, alcune tradizioni andrebbero comunque mantenute pressoché invariate.
Tutti sappiamo che a Pisticci le processioni del Venerdi Santo erano "separate" per esigenze sociali ed ecclesiali. Tuttavia la attualità della manifestazione religiosa è ben organizzata e partecipata. In passato, probabilmente, il clero e i benestanti cercavano di gestire la cosa, anche se le confraternite la facevano letteralmente da padrone. Bisogna però, ammettere che prima le processioni erano sentite con uno spirito più devoto e con un atteggiamento composto. Il silenzio era d'obbligo, rotto solo dai canti in dialetto e dal suono della banda o della troccola (oggetto del tutto scomparso in processione).
Anche l'abbigliamento era più consono. I fedeli vestivano in abiti scuri o eleganti e chi aveva il compito di portare le statue indossava rigorosamente giacca e cravatta nera. Del resto si partecipava ad un funerale a tutti gli effetti. Oggi chi si presenterebbe ad un funerale con vestiti da matrimonio? Credo nessuno, per rispetto e decoro.
Ed è proprio il rispetto che bisogna riscoprire.
Chi per esempio non partecipa attivamente e rimane a guardare il passaggio di questi "alieni" che ancora credono alla morte tanto da esaltarla, dovrebbe portare rispetto. Senza sorridere, chiacchierare o addirittura giudicare.
Nel corso degli anni una strana euforia profana sembra prendere il sopravvento sulla fede e sul sacro.
Purtroppo bisogna ammettere che certe "licenze" sono state approvate e appoggiate dal clero. Il quale pur di riprendere il pieno controllo di tutto (a discapito delle congreghe volutamente fatte sparire), ha permesso continue modifiche che hanno ridotto le processioni ad una passeggiata veloce e sbrigativa.
Non scrivo per accusare o additare nessuno, ma è giusto riflettere a questa cosa. Anche io ho assecondato spesso, decisioni che poco giovavano alla devozione.
Vorrei concludere con un appello.
Riscopriamo il sacro, lasciamo per qualche ora i cellulari in tasca o in borsa e immergiamoci in quella atmosfera unica del Venerdi Santo. Rispolveriamo i canti dialettali perduti e accompagniamo il Signore morto verso la certezza della Sua resurrezione.”