Venerdì, 22 Novembre 2024

La nostra storia: quando a Pisticci arrivò il frigorifero

Domenica, 16 Gennaio 2022

Questa volta raccontiamo quella che fu una vera e propria novità nei primi anni del dopo guerra. Parliamo del “Frigorifero”, a quei tempi, parola nuova, strana e anche un po’ complicata a pronunciarla.  Elettrodomestico a bassa temperatura usato per conservare alimenti, allora da noi quasi sconosciuto o magari notato solo in alcuni film americani dell’epoca.

A Pisticci, arrivò a cavallo tra gli anni 40 e 50, qualche anno prima della televisione che fece la sua comparsa nel 1954. Ricordiamo che qui, il primo apparecchio refrigeratore domestico, fu istallato nella casa del noto imprenditore agricolo Francesco Panetta (papà del dr. Michele e fratello Renato) in via Cantisano, di fronte all’edificio scolastico elementare. La cosa destò scalpore e curiosità e tutti sognarono di averne presto uno in casa.

Appena dopo anche la famiglia del notaio Giambattista Lazazzera nell’antico rione Terravecchia, si fornì del nuovo elettrodomestico. I primi apparecchi esposti al pubblico   erano nei negozi dei fratelli Pagetta in piazza Umberto I° e negli altri esercizi di Narduccio D’Alessandro e di Giovanni e Luigi Viggiani, entrambi in Corso Margherita.

Ovviamente, la utilità del manufatto, nonostante i prezzi dell’epoca, un po’ alla volta convinse tante famiglie pisticcesi a comprarlo, magari pagandolo un po’ alla volta. Per l’occasione, molte volte si assisteva ad atti di generosità tra famiglie del rione, fornendo pezzi di ghiaccio nelle ore di pranzo a chi non aveva ancora il frigo. Finiva così un lungo periodo di disagio quando - ricordiamo - per tenere in fresco i cibi, si conservavano in luoghi asciutti, non sempre però, con risultati sperati. L’acqua e il vino invece, si rinfrescavano aggiungendo frammenti di pezzi di ghiaccio che, ditte specializzate, soprattutto di Taranto, fornivano ai venditori locali, in stecche di una certa consistenza, conservati nella paglia e venduti frazionati secondo le richieste e le necessità.

I bar dell’epoca invece, per tenere le bottiglie di birra e di altre bevande in fresco, le immergevano in tini di legno unitamente a stecche di ghiaccio. Come non ricordare i capienti contenitori dietro alla sala di ingresso del bar di piazza S.Rocco  dei fratelli Colacicco e quelli di Tonnuccio il tarantino (Terso) nel bar di Corso Margherita?

I vaghi ricordi di un’epoca ormai abbastanza lontana, ci fanno anche venire in mente qualcuno dei venditori di ghiaccio come Rocco Bari che gestiva un locale a fianco dell’arco Cantisano di fronte alle scuole elementari e l’altro, Giuovanni Martino proprietario di una specie di bar lungo la salita Buozzi di fronte alla chiesa di S.Rocco.

Sicuramente ce ne erano altri che non ricordiamo (e ci scusiamo), che fornivano ghiaccio alla popolazione dei vari rioni dell’abitato.

Ma cosa rappresentava all’epoca un pezzo di ghiaccio che costava dalle 10 alle 15 lire? Per chi ha vissuto quei tempi, era un qualcosa di veramente “prezioso” e “speciale”, utilissimo per le nostre famiglie, che, tra l’altro, aiutava oltremodo a migliorare sapore e gusto di acqua, vino e bevande varie che il caldo estivo rendeva quasi imbevibili.

Son trascorsi tantissimi decenni da quell’epoca, ma per noi e per la nostra storia, fa sempre bene ricordare come si viveva allora, compresi gli immancabili disagi e le ristrettezze economiche del primo dopoguerra.  Nonostante tutto, vissuti comunque, sempre con coraggio e con grande dignità, dalla nostra gente.

Michele Selvaggi

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