Martedì, 24 Dicembre 2024

La Nostra Storia – nel novembre 1953 la rivolta di fedeli per il trasferimento di don Giovanni Mele

Martedì, 29 Novembre 2022

La nostra storia ritorna su un episodio di fine novembre di tanti anni fa, che forse pochi ricordano. Si è parlato tanto negli ultimi tempi della “nuova primavera” della chiesa pisticcese con il boom di nuove ordinazioni sacerdotali (Pisticci esempio per le altre parrocchie della provincia) e la nomina dei nuovi parroci. Siamo a novembre 2022 e 69 anni fa (1953), proprio di questi giorni la Curia di Matera, registrò, forse, la prima rivolta (pacifica, ovviamente) di fedeli contro il suo vescovo.

Una storia che vale la pena raccontare soprattutto alle nuove generazioni.

A scatenare la protesta, l'ordine da parte del responsabile dell'epoca della Curia materana, il vescovo piemontese monsignor Vincenzo Cavalla, di trasferire il sacerdote don Giovanni Mele, dalla parrocchia S.Pietro e Paolo, guidata dall'arciprete don Vincenzo Di Giulio, alla Curia arcivescovile di Matera. Provvedimento mal digerito dai fedeli della prima parrocchia pisticcese. Da qualche anno, don Mele era stato chiamato dalla sua Ginosa a Pisticci a ricoprire la carica di vice parroco di S. Pietro e Paolo e ospite di don Di Giulio. Accolto subito con alto gradimento tra i fedeli che in lui apprezzarono innovazioni e modi di fare apostolato ed accogliere soprattutto i giovani iniziati a frequentare l'A.C. fino ad allora qui, quasi sconosciuta. Tanti i giovani che parteciparono ai primi campeggi estivi a Camigliatello Silano, grazie alla organizzazione messa in atto da don Mele, coadiuvato per l'occasione dai materani Lello Giuralongo (poi diventato parlamentare del PCI) e da Nino Loperfido (poi medico specialista a Bologna) entrambi all'epoca, esponenti di spicco dell'A.C. materana.

Una “sommossa” in piena regola, che coinvolse un pò tutti, determinata proprio dalla presenza del giovane prete che operò anche tra poveri e ammalati, come allora mai nessuno aveva fatto. Chiese sempre piene di fedeli a dimostrazione che l'apostolato predicato e messo in atto, era quello giusto per questa comunità. Proprio nel momento migliore però, la “bella” stagione pisticcese di don Giovanni improvvisamente finì. Bastò l'indiscutibile ordine di monsignor Cavalla che, evidentemente per ovvie ragioni di Curia, aveva deciso di portarlo nel palazzo vescovile di Matera. Fulmine a ciel sereno, che determinò una vera e propria rivolta di fedeli che non accettavano e non si spiegavano questo, per loro, "inopportuno" trasferimento proprio mentre si raccoglievano i frutti del rivoluzionario impegno del giovane prete. Tante le delegazioni preposte a farsi ricevere dal vescovo e magari a farlo recedere dal provvedimento. A capeggiarle tre donne, Marietta Lazazzera, Giuseppina Cavallo e Pia Laviola.

La "rivolta" non approdò a nulla perchè monsignor Cavalla non ritornò sulle sue decisioni, proprio come insegnano le regole della Chiesa. La delusione e la rabbia dei fedeli - ma anche quella di don Vincenzo di Giulio che lo ospitava - fu grande.

Ma a farne le spese fu la parrocchia di S.Pietro e Paolo che, comunque ne risentì parecchio, fino all’arrivo del nuovo parroco, don Mario Florio, anche lui ben accolto. Monsignor Cavalla, morì improvvisamente in Curia il 14 febbraio del 1954. Proprio tra le braccia di don Giovanni Mele. Aveva solo 52 anni. Per l'occasione Pisticci onorò come si deve la memoria del "suo" vescovo con il rispetto dovuto e una presenza massiccia alle esequie in cattedrale.

L'"affronto" era stato cancellato. In modo rispettoso e cristiano. Proprio come insegna la Chiesa.

Don Mele diventò parroco della parrocchia Maria SS. Annunziata di Piccianello. Nella sua proficua azione pastorale, diventò un simbolo, dedicandosi al servizio dei bisognosi mettendo su, la “Mensa dei poveri” diventata poi “Don Giovanni Mele Onlus”. Mori il 3 dicembre 2008. Son passati diversi decenni, ma qui a Pisticci, c’è chi ancora lo ricorda. Con affetto.

P.S. Ci scusiamo per qualche imperfezione dovuta al troppo tempo trascorso dall’episodio. Grazie.

Michele Selvaggi

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