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“In Basilicata, dove la stagione irrigua è avviata da settimane, i volumi idrici invasati si riducono di quasi 24,5 milioni di metri cubi”.
Secondo i dati dell’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale (sede Basilicata) aggiornati al 26 aprile, la diga del Basentello registra un volume di acqua invasa di meno 11,6 milioni di mc rispetto al 26 aprile 2021, Monte Cotugno meno 8,7 milioni di mc, San Giuliano meno 4,2 milioni di mc. In “controtendenza” è la diga Gannano con più 1,1 milioni di mc.
Come evidenzia il report ANBI la mancanza cronica piogge si fa risentire e diventa urgente potenziare le infrastrutture idrauliche. In uno scenario idricamente deficitario, i primi caldi rappresentano un problema in più, poiché l’evapotraspirazione riduce i benefici delle sporadiche piogge primaverili. Il rischio, ora – avverte l’Anbi – è che le paventate restrizioni ai prelievi irrigui influiranno sulle produzioni agricole, significativamente, e questo proprio nel momento in cui le emergenze pandemica e bellica pongono l’autosufficienza alimentare come elemento centrale per il futuro del Paese. Per questo, così come si stanno cercando soluzioni energetiche alternative, è indispensabile avviare urgentemente un piano per adeguare e implementare un conclamato asset strategico come le infrastrutture idrauliche.
La Cia-Agricoltori Basilicata è impegnata a monitorare la situazione. Per il direttore Cia Potenza-Matera Donato Distefano “diventa prioritario quantizzare le superfici prenotate e i potenziali fabbisogni per i singoli areali, fornire tempestivamente indicazioni sulle seconde colture. Inoltre, lavorare al piano invasi e interconnessione degli schemi idrici lucani da candidare nel Pnrr”.
Le aree irrigue della Basilicata, quelle che con l’agricoltura intensiva a maggiore reddito – 3.200 aziende che producono il 70% del fresco (la prima regione d’Italia per produzione di fragole) e rappresentano da sole il 70% delle giornate lavorative e dell’occupazione in agricoltura – evidenzia la Cia – hanno necessità, specie a seguito della pandemia, di un riposizionamento a 360 gradi che coinvolge produzioni, mercati, innovazione, sicurezza alimentare.
Distefano rinnova l’idea di un patto di consultazione permanente con l’Unibas. Il traguardo del percorso è la definizione di un nuovo modello di sviluppo facendo i conti con i cambiamenti climatici, fattore sempre più determinante in agricoltura.
Con 131.000 ettari di superficie irrigabile, quasi il 14% dell’intera superficie agraria-forestale, la Basilicata si trova ad affrontare il problema dell’estensione dell’irrigazione come elemento essenziale di sviluppo. In dettaglio le aree suscettibili di irrigazione sono concentrate per più di un terzo nel Metapontino (48mila ettari tra fascia litoranea e pre-litonarea e terrazzi interni), nell’area Ofanto (32mila ettari), Alto Agri (8mila) e schemi minori interni (13mila) .
La regione possiede una grande risorsa non ancora sfruttata utilmente e integralmente, che è rappresentata dalla notevole disponibilità di acqua. I limiti dell’utilizzazione di questa risorsa sono strettamente legati alla delimitazione delle zone suscettibili d’irrigazione. Di qui le proposte di piani per l’utilizzazione delle acque dell’Ofanto, dell’Agri, del Sinni, del Cavone, del Bradano e Basento.
La necessità di realizzare grandi invasi, in conseguenza dei sempre più cresciuti fabbisogni di acqua per uso agricolo, potabile e industriale, offre anche un decisivo contributo all’antico problema delle sistemazioni e conservazione del suolo. Invasare acqua nei serbatoi significa anche moderare le piene ed eliminare la causa principale dei “disturbi” dei corsi di acqua e nei terreni che attraversano.
Per queste ragioni, ha spiegato Distefano, “è opportuno tener presente che la spesa generalmente elevata per realizzare gli invasi riesce a produrre benefici e positivi effetti anche sulla conservazione del suolo e sulla conservazione del suolo e sula corretta regolazione dei flussi idrici. Il problema degli invasi e della reperibilità dell’acqua è così dibattuto e di così grande attualità e importanza per Basilicata e Puglia che deve trovare una necessaria risoluzione di globale finanziamento, sia pure ripartito in un periodo di tempo proporzionato alle crescenti necessità delle due regioni. In questa ottica agricoltura, ambiente e territorio sono i capisaldi di una nuova strategia di sviluppo e di benessere per la Basilicata. Al centro della strategia il coinvolgimento delle aziende agricole quali presidi sul territorio che possano mettere in campo la propria profonda conoscenza delle zone interessate e garantire all’occorrenza servizi agro-meccanici e di manutenzione locale”.
Per Cia, la riqualificazione fluviale si attua attraverso ii contratti di fiume e di paesaggio e l’istituzione alla Regione di un “tavolo permanente di gestione dell’acqua per uso irriguo. Punto di riferimento del pacchetto di proposte Cia è il rilancio del Consorzio di Bonifica Basilicata perché -è stato sottolineato- non basta aver proceduto al consorzio unico (che ad oggi sovrintende a oltre 600 mila ettari e può contare su oltre 100mila ettari di superfici attrezzate e oltre 40mila ettari di territori effettivamente irrigati). Oggi, con sempre maggiore forza e incisività, è necessario riposizionare nel novero della più avanzata visione europea e funzionale la disciplina sulla gestione del suolo e della risorsa idrica ed esaltare istituti quali la sussidiarietà, la cooperazione solidaristica e la coesione dei territori per garantire la partecipazione attiva dei consorziati.