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Parliamo del mestiere più antico e più nobile che l’umanità abbia conosciuto, ovvero quello dei produttori agricoli che in silenzio, ma dignitosamente sopportano le ingiustizie che la globalizzazione mette in atto e, che colpiscono indistintamente sia i grandi che i piccoli produttori di beni indispensabili alla vita.
Alcuni dati ci aiutano a comprendere il significato delle precedenti affermazioni: nel 2022 per via dell’inflazione il paniere della spesa alimentare costa 3 punti in più rispetto al biennio precedente; mentre gli stessi prodotti in azienda vengono pagati ad un prezzo inferiore. In altri termini il produttore agricolo perde potere d’acquisto.
Altro esempio: la borsa merci del frumento duro ci segnala che questa materia prima perde rispetto al 2022 venti euro a tonnellata; tanto per intenderci la campagna granaria del 2022 faceva registrare un prezzo medio di 550 € /tonnellata, ad oggi lo stesso prodotto sui maggiori mercati italiani fa registrare un prezzo medio di 350€/tonnellata.
L’Italia nel 2022 ha prodotto 3,4 Milioni di tonnellate il cui valore economico è stato circa 1 Miliardo e 900 mila euro; la prospettiva per il 2023 nonostante le previsioni di un aumento del 10% di produzione il valore complessivo del comparto non va oltre 1 miliardo 350 milioni, con una perdita di circa 500 milioni a causa e per effetto del prezzo di vendita che come abbiamo anzidetto passa da 55 a 35 € al quintale. Quali le forze oscure ed occulte incidono così pesantemente e strumentalmente sui prezzi della fondamentale materia prima dell’alimentazione umana? Sicuramente dietro a tutto ciò vi sono poteri nazionali ed europei collusi con la politica nazionale europea ed internazionale; da qui l’ovvietà della domanda perché il Ministro delle politiche agricole e alimentari Lollobrigida non pone la questione a livello europeo per difendere le nostre produzioni? Perché non ascolta il grido d’allarme di migliaia di cerealicoltori i quali al pari di un qualsiasi cittadino comprano il pane al prezzo di 3€ al kg ovvero occorrono circa 10kg di grano. In sintesi la campagna granaria che è iniziata a novembre del 2022 ha fatto registrare aumenti sperticati ed ingiustificati dei prezzi dei concimi, del gasolio e, di tutti i mezzi tecnici impiegati nel ciclo produttivo tanto che per coltivare un ettaro a grano il produttore ha speso circa 1000€. La produzione ottenibile coprirà tutte le spese? La risposta è ovvia: no! Tuttavia, i pennivendoli di alcune organizzazioni di categoria, del Governo nazionale e, anche regionale non solo vendono bugie fornendo dati falsi e notizie tendenziose, ma addirittura sostengono anche in sede autorevole che la responsabilità di tale situazione sia da attribuire agli stessi produttori agricoli perché non organizzati sia nella fase di produzione che in quella della commercializzazione.
Tavolo Verde Puglia e Basilicata nella consapevolezza di rappresentare lo stato di disagio e le legittime rivendicazioni di tutti i cerealicoltori proclama lo stato di mobilitazione e agitazione dell’intera categoria ed invita al contempo anche i consumatori a far valere i propri diritti proponendo la determinazione di un prezzo minimo di acquisto del grano duro e un tetto massimo per i prodotti derivati da questo.
Parte in causa ovviamente è l’intera filiera così come parte in causa sono le istituzioni e i partiti politici sia a livello locale che a livello nazionale. A tal proposito cosa dicono i Sindaci, Presidente della Provincia e Consiglio Regionale e Parlamentari Nazionali?
Così con una nota il prof F.M Malvasi per Tavolo Verde Puglia-Basilicata