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Cosa denunciano gli agricoltori lucani che protestano? Volendo sintetizzare con parole semplici I contenuti della protesta e le proposte che vengono inoltrate possiamo dire che il mondo agricolo vive da anni un diffuso disagio e malessere a cause e per effetto di una crisi del settore primario che ha assunto carattere strutturale e che si è tradotto in definitiva in una perdita del potere d'acquisto degli operatori dei diversi comparti: cerealicolo, ortofrutticolo, zootecnico, lattiero-caseario, ecc...; il che significa il costo di produzione dei diversi beni supera il prezzo di vendita.
Cinque anni fa con un quintale di grano si acquistava poco meno di un quintale di un concime di fondo; oggi per lo stesso concime non bastano duecento chilogrammi di grano duro fine. Per comprare cento litri di gasolio erano sufficienti duecento chilogrammi di grano commerciale, oggi per lo stesso combustibile ne occorrono quattrocento. Parimenti per i pezzi di ricambio per le spese varie, per le imposte e tributi e così via dicendo. In defrniti a per portare a produzione un ettaro di grano si spendono mediamente mille euro; il ricavato, ammesso che si ottenga una produzione di trenta quintali per ettaro, riesce a coprire sì e no le spese. Nel caso specifico il comparto cerealicolo perde circa il 30% rispetto agli anni precedenti. Ancor più preoccupante è il quadro che investe il settore frutticolo ed agrumicolo a causa e per effetto degli aumenti insostenibili dei prezzi dei mezzi tecnici impiegati per la realizzazione di un impianto fisso: a mo d'esempio: un impianto di agrumeto costa non meno di ottomila euro che aumenta fino a ventimila se realizzato con varietà brevettata {royalty); rispetto agli anni precedenti I costi sono lievitati mediamente del 30%. Per contro, il prezzo degli agrumi in azienda non ha subito aumenti negli ultimi dieci anni.
Non diverso il bilancio culturale per le frutticole destinate al mercato fresco il cui costo d'impianto è calcolato intorno a settemila euro mentre, il prezzo di vendita delle pesche, albicocche.susine resta fermo al 2015. Anche in questo caso il bilancio economico colturale segna valori negativi con conseguente indebitamento o addirittura chiusura dell1azienda. Anche il comparto della fragola a causa dei vertiginosi aumenti del prezzo della plastica dei concimi, dei fitofarmaci e di tutta l'impiantistica fa registrare costi non facilmente sostenibili, conseguentemente, il costo di produzione di un quintale di fragola oscilla fra i centocinquanta, duecento euro; owero un aumento del costo del 20% mentre resta fermo il prezzo di vendita. Non diversa la sorte del comparto orticolo nel suo insieme. che se pur fa registrare per alcune varietà un aumento del prezzo di vendita. complessivamente, perde un 20% a causa dell'aumento dei prezzi dei mezzi tecnici e per l'aumento dei costi connessi alla logistica che in definitiva colpisce tutti i comparti. A fronte di tale disastro economico e sociale si propone:
E’ inconcepibile che in una regione che produce petrolio e gas il prezzo del combustibile debba essere insostenibile per gli agricoltori.
Infine, si propone una politica creditizia a favore dell'agricoltura che tenga conto ed utilizzi i profitti acquisiti a patrimonio dalle banche, in luogo di cespiti tassabili e a favore dell'economia generale e pubblica. Cosl come si propone la ricontrattazione di tutta la debitoria che sta strozzando il mondo agricolo.
Così con una nota Tavolo Verde Puglie e Basilicata