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Per la sua rilevanza storica il giorno del ricordo a Pisticci avrebbe meritato un maggiore risalto, soprattutto in una città dalle forti passioni politiche.
Negli anni ’80, l’evento era celebrato con la dignità che meritava in tutte le scuole con conferenze, testimonianze, concorsi e mostre. Mi sia consentito correggere alcune imperfezioni rilevate durante gli interventi quale autore dei libri “il ventennio fascista” e il “console Antonio Pelazzi”. Alle operazioni di guerra in Jugoslavia prese parte anche la “Colonna Pisticci” di dodici camicie nere (al comando del console Antonio Pelazzi e dei sottufficiali Michele Cufaro e Antonio Gesualdi. Fortunatamente nessuno di essi fu infoibato. Anzi grazie al sacrificio del Pelazzi vennero liberati. Circa il monumento ai caduti fu costruito nel 1928 su iniziativa del sac: Domenico Sinisi.
Il 10 aprile 1941, quattro giorni dopo l’inizio delle operazioni belliche in Iugoslavia, venne istituito lo Stato Indipendente di Croazia presieduto da Ante Pavelic che si proclamò duce, controllato da contingenti militari italiani “in territorio di Stato amico”. Per reprimere la guerriglia di formazioni partigiane slave furono inviati dall’Italia numerosi battaglioni di Camicie Nere Italiane. Antonio Pelazzi già sindaco e Podestà di Pisticci, dopo le gloriose campagne di Spagna e Albania. agli amici che cercavano di convincerlo a desistere, rispose che non poteva abbandonare i suoi soldati nella battaglia, che era consapevole dei pericoli che correva e che intendeva compiere il suo dovere sino in fondo. Con il suo attendente fu inserito nel XXIX Battaglione M, al comando della 164.ma Legione, preposta alle operazioni di controguerriglia a Mrkopalj e Mataje. Come in Spagna, anche nella Croazia-Jugoslavia il console Pelazzi dimostrò doti non comuni di coraggio e di valore. Quando fu invitato a far parte della “Vrazja Divizija” (Divisione diabolica), con compiti speciali, costituita da volontari italiani, tedeschi e collaborazionisti croati, non esitò a farsi avanti. Gli fu anche assegnato l’incarico di addestrare la Legione “Lato Prevozni Zdrug”, unità autotrasportata leggera, forte di 1200 tra effettivi e volontari croati. Per i partigiani, che lo definirono “Il diavolo nero”, Pelazzi divenne il principale nemico e sul suo capo pendeva una grossa taglia, anche perchè, come si raccontava, aveva avuto l'ardire di umiliare Tito, capo della Resistenza slava. Dopo i primi travolgenti successi, la situazione cominciò a peggiorare. Era il solo Pelazzi nel mirino degli slavi e se si fosse arreso i suoi soldati sarebbero stati rilasciati. Dopo una estenuante marcia di 300 chilometri, Pelazzi fu consegnato al Tribunale Militare mentre la piccola Colonna Pisticci fu salvata proprio per il suo sacrificio. Pelazzi si spense l’1 gennaio 1944 a Otciak (Slovenia). Le sue spoglie mortali fecero ritorno a Pisticci nel 1965, accolte da familiari, amici, associazioni combattentistiche, compagni d’arma e con gli onori militari.
Nel 1966 alcuni maestri elementari inoltrarono istanza al Provveditorato agli Studi di Matera per intitolare una scuola elementare al Pelazzi. Con nota dell’1 settembre 1966, il Provveditorato chiese motivato parere al sindaco di Pisticci Rocco Grieco che investì della questione il consiglio comunale. Nella seduta del 7 novembre 1966, il consigliere Rocco Agneta sostenne che ogni opinione politica doveva essere messa da parte e che il gerarca Pelazzi, che aveva sacrificato la vita per salvare i suoi compagni, più volte decorato in varie guerre, doveva essere considerato soprattutto un coraggioso combattente e un oculato amministratore della cosa pubblica. Per un solo voto di differenza la proposta fu respinta.
(In foto il console Antonio Pelazzi)
Giuseppe Coniglio