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Quali politiche e azioni concrete di tutela dei fiumi, torrenti e canali di bonifica si stanno mettendo in campo in Basilicata? Poche, a giudicare da quanto si continua a riscontrare sul territorio regionale, dove persistono o si acuiscono situazioni di criticità legate a contaminazioni di varia natura, batteriologica e chimica, dei corsi d'acqua, oltre che carenze di gestione e manutenzione.
"I fiumi e i corsi d’acqua in Basilicata continuano insomma - secondo Antonio Lanorte, Presidente di Legambiente Basilicata - ad essere troppo spesso dei grandi malati dimenticati, poco controllati e monitorati, costretti a ricevere frequentemente reflui mal depurati e scarichi abusivi".
"Mentre a livello comunitario - continua Lanorte - sono chiaramente fissati gli obiettivi per la protezione delle acque superficiali interne, di transizione e di quelle costiere e sotterranee, che assicurino la prevenzione e la riduzione dell’inquinamento, agevolino l’utilizzo idrico sostenibile, proteggano l’ambiente, migliorino le condizioni degli ecosistemi acquatici e mitighino gli effetti delle inondazioni e della siccità, continuano ad essere pochi i casi, anche in Basilicata, in cui si è investito sui corsi d’acqua con interventi di riqualificazione, rinaturalizzazione, prevenzione e mitigazione del rischio e insieme di tutela degli ecosistemi. Oggi gli strumenti per mettere in campo una seria politica di recupero e di tutela dei fiumi, delle falde e delle acque ci sono; serve la volontà politica di attuarli con un'azione diffusa su tutto il territorio regionale di riqualificazione dei corsi d’acqua e rinaturalizzazione delle sponde; serve superare le attuali, ancora elevate criticità del sistema di depurazione delle acque reflue urbane intervenendo celermente sugli impianti ancora in infrazione comunitaria; occorre prestare un'attenzione particolare alle attività agricole e agli scarichi industriali, migliorando e completando l'impiantistica del trattamento delle acque industriali e fermando i numerosi scarichi abusivi. Bisogna inoltre intervenire, applicando il principio 'chi inquina paghi', per realizzare la bonifica delle falde, dove risultano fortemente contaminate, con gravi ripercussioni sull'ambiente e sulla salute delle comunità locali; bisogna applicare strumenti di partecipazione adeguati come i Contratti di Fiume; occorre incrementare il monitoraggio e il controllo per prevenire situazioni di illegalità".
Grave è il potenziale impatto ambientale di tale situazione anche sui sistemi agricoli. "Come Confagricoltura Basilicata - dichiara Francesco Paolo Battifarano, Presidente Confagricoltura Basilicata - in particolare siamo preoccupati per la persistenza di fenomeni di inquinamento dei corsi d'acqua della piana metapontina che per la maggior parte hanno origine dalla scarsa efficienza dei depuratori nonché dalla forte pressione antropica e di attività rivenienti da altri settori. Si continua a perdere superficie agricola coltivabile a favore di proposte edificatorie speculative, quando è ben chiara la strategia europea e nazionale contraria all’utilizzo di nuovi suoli ad uso edificatorio in presenza di aree già impegnate per tale uso e non totalmente utilizzate o da riqualificare. Quando parte un allarme di possibile inquinamento, tra i primi a soffrirne sono i produttori agricoli che troveranno poco o nessuno spazio commerciale per le proprie produzioni, generando grandi perdite economiche e sprecando tanto buon cibo. Non bisogna scordare da dove veniamo, il Metapontino 70 anni fa era una palude che è stata bonificata con un grande lavoro ingegneristico, ma si continua a sconvolgere il delicato equilibrio costruito chiudendo, tombando e deviando colatori e canali senza gli adeguati studi necessari. È necessaria una importante opera di ristrutturazione di questa opera di bonifica, magari da candidare al PNRR, in quanto molte opere hanno troppi anni e per quanto si facciano le manutenzioni queste non bastano più, servono nuove opere per mantenere questo delicato equilibrio ambientale dal quale si traggono eccellenze agroalimentari riconosciute dai mercati. Altresì si auspica che anche la depurazione, autentica spada di Damocle per lo sviluppo del Metapontino, venga rivista in toto, ed eventualmente assorbita in un più ampio progetto da candidare al PNRR, perché è impensabile un qualsiasi ulteriore sviluppo edificatorio se non si pensa ad un piano di ampliamento e/o delocalizzazione di alcuni depuratori vecchi e poco efficienti".
"Inoltre - aggiunge Lanorte - sottolineiamo ancora una volta il pericolo rappresentato, per la qualità delle acque marine, dai corsi d'acqua sovente inquinati che sfociano in mare, con tutte le ripercussioni anche sul sistema turistico delle aree costiere. Lo denunciamo da anni con la campagna Goletta Verde che anche la prossima estate presenterà i suoi risultati di analisi delle acque costiere le quali, probabilmente, alla luce della situazione attuale, presenteranno valori elevati di carica batterica alle foci dei corsi d'acqua. Questo rischia di essere il quadro sulla costa ionica alle foci dei fiumi e soprattutto allo sbocco a mare dei canali di bonifica, ma anche sulla costa tirrenica dove, in particolare, le problematiche relative al torrente Fiumicello a Maratea, denunciate da noi la scorsa estate, sono ben lungi dall'essere risolte. Il nostro invito, a diversi mesi dall'inizio della stagione balneare, è, ancora una volta, quello di mettere in campo tutte le azioni possibili per garantire la buona qualità delle acque scaricate a mare. Bisogna subito mettere in campo interventi per ridurre la pressione antropica sui corpi idrici, favorendone la resilienza e il miglioramento dello stato ecologico. Creare le condizioni per contrastare le situazioni di illegalità, scovare i punti di immissione di inquinanti, controllare la presenza di animali da pascolo a ridosso di fiumi e torrenti".
"In generale - concludono Lanorte e Battifarano - non è più rimandabile uno sforzo congiunto da parte di tutti gli enti competenti, Regione Basilicata, Acquedotto Lucano, Arpab, Carabinieri Forestali, NOE, Consorzi di Bonifica, Comuni, ognuno per il proprio ambito d'azione, affinché agiscano per mettere in campo un grande piano di tutela della qualità degli ecosistemi fluviali. In un momento storico in cui la transizione ecologica rappresenta l'orizzonte necessario verso il quale riconvertirsi, continueremo a non rassegnarci ad assecondare il pensiero secondo cui fiumi e corsi d'acqua possono essere abbandonati a loro stessi perché si dà per scontato che siano 'inquinati' ".