Sabato, 21 Dicembre 2024

Solo 418 MW installati negli ultimi 4 anni.

Bisogna aggiungerne 1680 MW fino al 2030

Bene la semplificazione nei procedimenti autorizzativi deliberata dal Dipartimento Ambiente ma ora serve un’ottima legge regionale sulle Aree Idonee

Legambiente: "Immaginare la Basilicata come un hub delle rinnovabili e non un hub delle fossili è una prospettiva concreta e conveniente, in grado di creare lavoro e benefici, anche a breve termine, per i territori"

L’Italia è in forte ritardo nel realizzare gli impianti a fonti a rinnovabili e nel centrare l’obiettivo 2030 confermato anche dal decreto aree idonee del 21 giugno 2024, ossia nuovi 80 GW. Negli ultimi quattro anni è stato, infatti, realizzato appena il 23,2% dell’obiettivo al 2030. Mancano ancora all’appello 61,4 GW da realizzare nei prossimi 6 anni, pari a 10,2 GW l’anno e serve accelerare: nel 2023 abbiamo, infatti, installato in Italia circa 6 GW di nuovi impianti a fonti rinnovabili, mentre nel 2024 saranno tra i 7 e gli 8 GW. A fare il punto è il report di Legambiente “Regioni e aree idonee. Le fonti rinnovabili nelle Regioni italiane, la sfida verso il raggiungimento degli obiettivi al 2030 attraverso le aree idonee” realizzato dall’associazione ambientista, Kyoto Club e l’Editoriale La Nuova Ecologia, che mette in fila dati e numeri accompagnati da un pacchetto di dodici proposte per la valutazione delle aree idonee.

Tornando ai dati, il Trentino-Alto Adige è la regione che spicca più di tutte con il 60,8% dell’obiettivo raggiunto. Le altre regioni si mantengono al di sotto del 35%.

Incongruenze ed omissioni nella relazione del Commissario per l'emergenza idrica Vito Bardi in Consiglio Regionale

Legambiente: “Il governo regionale costretto ad affrontare i disastri degli ultimi 20 anni. Ma gestire l’emergenza non può bastare È necessaria una transizione ecologica dell'acqua e un nuovo governo della risorsa idrica in Basilicata”

La classifica sulle performance ambientali delle città italiane

Le due città perdono posizioni nella classifica generale rispetto allo scorso anno

(-27 Matera, -1 Potenza)

Poche luci e troppe ombre nella qualità ambientale urbana dei due capoluoghi.

Potenza immobile sulle politiche ambientali e sempre lontana da una gestione urbana di qualità.

Matera in caduta libera e senza le necessarie ambizioni sulla strada della transizione ecologica urbana

Consulta la mappa interattiva ecosistemi.legambiente.it e quella del Sole 24 ore - sui 106 capoluoghi al centro dell’indagine di Legambiente e i 20 indicatori distribuiti in 6 aree tematiche: aria, acque, rifiuti, mobilità, ambiente urbano, energia

Un grande e preoccupante passo indietro per Matera, mentre Potenza ristagna nella mediocrità assoluta. Questa è la fotografia fornita dal Rapporto Ecosistema Urbano 2024 di Legambiente, Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore sulle performance ambientali dei 106 capoluoghi di provincia italiani riferite ai dati del 2023.

Nella classifica generale della qualità ambientale dei due capoluoghi, Matera scende dal 55° posto dello scorso anno all’82° di quest'anno. Potenza invece rimane sostanzialmente ferma scendendo di solo una posizione dalla 79a dello scorso anno all’80a di quest’anno (nel 2022 era al 58° posto).

Il punteggio complessivo risulta ben al di sotto della media italiana (pari a 55,80%) sia per Matera, che totalizza un punteggio di 48,11% che per Potenza che "raggiunge" il 48,55%, quindi entrambe le città sono più del 7% sotto la media nazionale. Il punteggio, calcolato in centesimi, viene assegnato sulla base dei risultati qualitativi ottenuti nei 20 indicatori conside­rati da Ecosistema Urbano che coprono 6 aree tematiche: aria, acqua, rifiuti, mobilità, ambiente urbano, energia.

Sintetizzando, quindi, si può dire che la città di Matera rispetto allo scorso anno peggiora notevolmente le proprie performance ambientali, mentre Potenza rimane stabile su posizioni, comunque, molto basse nella classifica generale.

In generale a Potenza continuano a persistere e si aggravano perenni questioni urbane non risolte. Ci riferiamo alle vecchie problematiche del settore trasporti e mobilità, quelle relative alla dispersione idrica ma anche alla situazione impantanata nella gestione dei rifiuti. Matera viene penalizzata nel punteggio anche per l’assenza di dati sulla qualità dell’aria e per le problematiche relative al verde urbano. In entrambe ci sono dati molto negativi su diffusione di solare termico e fotovoltaico su edifici pubblici e sul consumo di suolo. In generale è possibile evidenziare ancora tante criticità nell'adozione di modelli di gestione urbana di qualità.

Analizzando nello specifico i parametri presi in esame, per quanto riguarda la qualità dell'aria (biossido di azoto, polveri sottili e ozono), poiché Ecosistema Urbano 2024 utilizza solo dati delle centraline ARPA, inevitabilmente i dati relativi ai parametri considerati per la città di Matera non risultano disponibili, a differenza dello scorso anno. Se in passato la capacità delle amministrazioni di monitorare autonomamente la qualità dell'aria ha rappresentato un elemento innovativo e di attenzione al territorio, la scelta di attingere ai dati ARPA risponde oggi alla necessità di ottenere dati sempre più comparabili. In questa edizione, dunque, alcune città, come appunto Matera, sono state penalizzate dalla mancanza di centraline ARPA regionali, anche se si è cercato di ridurre l’impatto di questo cambiamento non assegnando loro i malus di mancata risposta. Tuttavia, il tema della mancanza di centraline ARPAB a Matera è una questione di grande rilevanza che va assolutamente affrontata.

Potenza, invece, registra dati di qualità dell'aria, per quanto riguarda Biossido di Azoto, Ozono e PM10, tutti inferiori ai valori limite di riferimento della normativa italiana, ma non c'è nessun dato relativo ai valori di PM2,5. Tuttavia, prendendo in considerazione i nuovi valori guida OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) – più restrittivi rispetto alle norme UE – i valori riscontrati di PM10 risultano sicuramente oltre i limiti a Potenza. Grande attenzione andrà quindi posta in futuro ai livelli raggiunti dalle polveri sottili (i valori quelle più fini sono al momento non monitorati nelle nostre città) ma anche dall’ozono.

Per quanto riguarda la gestione della risorsa idrica, tema, come noto, di grande attualità in questo momento storico in Basilicata, Potenza registra il solito pessimo dato sulla dispersione idrica che non si sposta dal 62% enormemente sopra la media nazionale del 36%. A Potenza quasi i due terzi dell'acqua immessa in rete viene dispersa, cioè non consumata per usi civili (domestici, servizi, usi pubblici e usi gratuiti), industriali e agricoli. Sono quindi implicitamente considerate, insieme alle vere e proprie perdite fisiche, tutte le altre dispersioni dovute al cattivo funzionamento della rete, agli eventuali sversamenti e sfori nei serbatoi, alla mancata fatturazione e non contabilizzazione come gratuita, ai furti e ai prelievi abusivi. Matera non ha presentato dati sulla dispersione idrica. Discreta la posizione sia di Potenza che di Matera per i consumi idrici domestici, inferiori al consumo medio nazionale.

Nel settore rifiuti emergono dati positivi in relazione alla produzione pro-capite che sia a Matera che a Potenza rimane nettamente inferiore alla media nazionale e stabile rispetto allo scorso anno. Nessuna variazione di rilievo sul dato della raccolta differenziata con una leggera flessione a Matera (da 72,3% a 71,1%) e stabile a Potenza (60,8%). Da sottolineare che quest'anno è stato deciso di ridurre il peso del parametro Raccolta Differenziata, in quanto essa non rappresenta più come un tempo un elemento innovativo nella gestione ambientale.

Nella classifica relativa ai passeggeri del trasporto pubblico Potenza è nelle posizioni basse di classifica con 15 viaggi/abitante all'anno sul trasporto pubblico (la media nazionale è 72), in diminuzione rispetto allo scorso anno (20 viaggi/abitante all'anno). Matera non ha fornito dati su questo parametro. In leggero aumento il dato sull' offerta del trasporto pubblico a Potenza pari a 21 km percorsi annualmente dalle vetture per ogni abitante residente (lo scorso anno erano 18), in linea con il dato medio delle piccole città capoluogo italiane. Anche per questo parametro Matera non ha fornito dati. In definitiva a Potenza cresce l’offerta di trasporto pubblico ma diminuiscono i passeggeri, un dato che va analizzato con attenzione.

Per quanto riguarda le piste ciclabili Potenza segnala di non avere nessun tipo di infrastruttura dedicata alla ciclabilità, mentre Matera presenta un dato di 1,75 metri di piste ciclabili ogni 100 abitanti (la media nazionale è 11). Costante e poco rilevante il dato sulle isole pedonali a Potenza, mentre Matera non risponde. Entrambe non rispondono sull'estensione delle Zone a Traffico Limitato.

Nel sistema dei trasporti urbano e della mobilità cittadina, Potenza persiste nella sua poco invidiabile performance relativa all'altissimo tasso di motorizzazione pari a 79 auto ogni 100 abitanti, che continua ad essere tra i peggiori in Italia, mentre Matera va un po' meglio con 65 auto ogni 100 abitanti, leggermente al di sotto della media nazionale che è comunque altissima se confrontata su base europea.

I dati relativi all’incidentalità stradale segnalano valori inferiori alla media degli incidenti stradali nei capoluoghi italiani pari a 5,12 morti e feriti ogni 1.000 residenti (dati Istat 2022) per entrambe le città lucane, ma con il dato di Matera (4,8 morti+feriti ogni 1000 residente) più alto di quello di Potenza (3).

Male le due città sulla diffusione di solare termico e fotovoltaico su edifici pubblici con performance largamente insufficienti e inferiori alla media nazionale (pari a quasi 6 kw per 1000 abitanti) per Potenza (poco più di 2 kw per 1000 abitanti), mentre Matera non risponde.

La legge nazionale 10/2013 “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani” riconosce l’importante ruolo che il verde, e gli alberi in particolar modo, rivestono nel controllo delle emissioni, nella protezione del suolo, nel miglioramento della qualità dell’aria, del microclima e della vivibilità delle città. La legge considera strategica per qualsiasi amministrazione comunale la conoscenza dettagliata del proprio patrimonio arboreo e prevede che tutti i comuni sopra i 15mila abitanti si dotino di un catasto degli alberi, piantino un nuovo albero per ogni bambino nato o adottato e che gli amministratori producano un bilancio del verde a fine mandato, che dimostri l’impatto dell’amministrazione sul verde pubblico (numero di alberi piantumati e abbattuti, consistenza e stato delle aree verdi, ecc.). Il numero di alberi per abitante della città di Matera è pari a 18 alberi ogni 100 abitanti, poco inferiore al dato dello scorso anno e sotto la media nazionale. Potenza invece non fornisce alcun dato sul numero di alberi.

Per quanto riguarda il verde urbano espresso in metri quadrati/abitante, il dato fornito risulta molto positivo per Potenza con oltre 160 m2 per abitante di verde urbano. C'è da sottolineare però che probabilmente si tratta di un dato che comprende spesso verde disponibile ma in larga parte non direttamente fruibile. Matera invece fornisce un dato pari a 17,2 m2 pro-capite, molto più realistico di quello fornito in passato e molto inferiore alla media nazionale.

In relazione invece al parametro uso efficiente del suolo è opportuno evidenziare che le due città capoluogo benché in netto arretramento sul piano della tendenza demografica (Matera da almeno 10 anni, Potenza da oltre 20 anni), non abbiano comunque registrato una conseguente e coerente riduzione del consumo di suolo. Pertanto, sia Potenza che Matera presentano valori negativi sia rispetto al parametro di uso efficiente del suolo, che valuta i cambiamenti di consumo di suolo e i livelli di urbanizzazione in relazione alla variazione di residenti (dati ISPRA 2022), che rispetto al parametro variazione consumo di suolo pro capite nel quinquennio 2017-2022, che indica, quindi, una crescita di consumo di suolo nei capoluoghi a fronte di un calo del numero degli abitanti. Quindi, a dispetto della evidente crisi demografica, le due città tardano a sviluppare strategie urbane di adattamento che contemplino da un lato l’arresto dei processi di nuova urbanizzazione, e dall’altro la depavimentazione di superfici, con ripristino delle funzioni del suolo vegetato anche all’interno del tessuto insediativo, come parte sostanziale degli interventi di rigenerazione urbana, oltre che di adattamento climatico.

“I numeri di Ecosistema Urbano 2024 – dichiara Antonio Lanorte, Presidente di Legambiente Basilicata - delineano una condizione di progressivo arretramento della qualità ambientale urbana dei due capoluoghi lucani che dovrebbero, invece, rappresentare i principali laboratori potenziali di rigenerazione urbana, ma, al contrario, non appaiono affatto modelli di riferimento per una gestione urbana di qualità, paralizzati da alcune emergenze croniche. Non aiuta l’assenza di un quadro organico nazionale entro cui ridisegnare l’idea di città, ma la transizione ecologica dei maggiori centri urbani della Regione è un orizzonte lontano che le due città non affrontano con il necessario protagonismo”.

"Il Rapporto Ecosistema Urbano 2024 – sostiene Valeria Tempone, Direttrice di Legambiente Basilicata - rappresenta per Matera un allarmante segnale di peggioramento delle performance ambientali. Emergono palesi le criticità legate alla carenza di dati sulla qualità dell’aria per mancanza di centraline ARPAB, alla scarsa disponibilità di verde urbano, ad un approccio non sostenibile dell’uso del suolo. Preoccupante è anche l’incapacità dell’amministrazione comunale di fornire dati sul trasporto pubblico e la mobilità, ma anche sulle perdite della rete idrica e la diffusione del solare termico e fotovoltaico pubblico”.

“Potenza  - continua Tempone - appare una città in declino che non riesce a dotarsi di una programmazione di medio-lungo periodo e non sfrutta le opportunità di strumenti finanziari disponibili per attuare le politiche ambientali e ripensare la mobilità sostenibile, la corretta gestione dei rifiuti, la forestazione urbana e la tutela delle aree verdi, il ciclo integrato delle acque (affrontando con decisione il tema dell’esorbitante dispersione idrica), lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, la rigenerazione urbana di qualità anche per attuare politiche di adattamento ai cambiamenti climatici”.

Il report su www.legambiente.it  

Mappa interattiva sul Sole 24 ore: https://lab24.ilsole24ore.com/ecosistema-urbano

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