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Da anni si attende la costituzione della società che dovrebbe occuparsi delle attività attualmente svolte dall’Ente Irrigazione di Puglia, Lucania e Irpina.
L’Ente è stato commissariato dal 1979, soppresso e posto in liquidazione dal 2011, ma oggi ancora svolge le funzioni a cui è preposto. Le voci della costituzione della nuova società, di cui pare sia pronto DPCM e statuto, corrono da anni, ma quando si arriva al “dunque” tutto si ferma. Peccato che questa “indecisione” ricada sui circa centocinquanta dipendenti dell’ente, tra lavoratori a tempo indeterminato e determinato. La “precarietà” all’EIPLI riguarda tutti perché, essendo in liquidazione, non c’è progettualità, c’è solo un vivere alla giornata.
A farne le spese di tutta questa paradossale situazione, però, sono i lavoratori che noi, ogni giorno, sosteniamo. Abbiamo provato a parlarne con la parte politica, siamo andati dall’Ente vigilante, il Ministero dell’Agricoltura, abbiamo più volte incontrato la commissaria ma nulla si muove. L’ente è in liquidazione e i lavoratori non hanno diritti.
I tempi indeterminati non hanno mai fatto progressioni di carriera e non hanno mai percepito la produttività. I tempi determinati, pur avendo ampiamente superato i 36 mesi, non posso essere stabilizzati perché l’ente è in liquidazione. Per non parlare delle condizioni in cui operano: turni stressanti perché i lavoratori sono pochi e molti stanno andando in pensione, luoghi di lavoro ameni perché le sette dighe che gestiscono hanno impianti spesso vetusti e che necessitano di interventi.
È notizia di questi giorni la mancata corresponsione della retribuzione di gennaio. Abbiamo avuto rassicurazioni in merito, ma siamo vicini al baratro. In questa fase così difficile del nostro Paese l’EIPLI si trova con un commissario, che ha terminato il suo mandato ed è in prorogatio e un direttore che sta andando in pensione, perché la selezione, dopo una serie di contenziosi e verifiche, non ha dato ancora i suoi esiti.
Per quanto ci riguarda, come organizzazioni sindacali, non possiamo che preoccuparci della sorte dei lavoratori che si trovano, a dir poco, in una situazione allarmante. Chiediamo alla politica, nazionale e regionale, impegno e serietà nel risolvere questa speciosa situazione. Si mettano da parte gli interessi personali e si trovi una soluzione per questi lavoratori che ci garantiscono, ogni giorno e solo con i propri sacrifici, che arrivi l’acqua nelle nostre case, nei nostri campi e in tutte le unità produttive. La Regione Basilicata ne faccia una propria battaglia, nell’interesse di tutti, perché il bene comune “acqua” non solo è un bene indispensabile, ma anche un’opportunità. Noi non ci arrendiamo, sosterremo i lavoratori fino in fondo, fino a quando non vedremo riconosciuti tutti i diritti sanciti dai CCNL e messi in sicurezza i luoghi in cui operano.
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