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Il 12 marzo ricorre la “Giornata Nazionale contro la violenza nei confronti degli Operatori Sanitari e Socio-Sanitari” istituita con Legge n. 113 del 14 agosto 2020.
La Giornata nasce per sensibilizzare la cittadinanza a una cultura che condanni ogni forma di violenza nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori della sanità. Il comparto sanitario, infatti, è tra i settori più esposti al fenomeno delle aggressioni e, tra il personale, le donne sono le più colpite. In Italia, ogni anno, sono circa 3.000 le aggressioni che si verificano contro medici e personale sanitario e tra queste solo 1.200 lavoratori denunciano all’INAIL le aggressioni ricevute mentre più della metà scelgono il silenzio e preferiscono non denunciare. Gli atteggiamenti negativi che i pazienti o i loro familiari hanno nei confronti degli operatori sanitari, le aspettative dei familiari o i lunghi tempi di attesa nelle zone di emergenza rappresentano i principali fattori di rischio delle aggressioni che possono comportare non solo di danni fisici, ma anche disturbi psichici negli operatori che le subiscono.
Tali condizioni creano un clima di paura e di timore che inevitabilmente incide negativamente anche sulla relazione con i pazienti. Difatti, molti medici, operatori sanitari, ed in generale, i professionisti del settore sanitario ritengono che le aggressioni verbali e le pressioni psicologiche facciano parte integrante del proprio lavoro. Le azioni e le strategie da introdurre sono molteplici e vanno attuate in ogni luogo di lavoro, coinvolgendo tutti gli attori: dai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, alle rappresentanze sindacali aziendali, dai responsabili della formazione, alla dirigenza, ognuno per le proprie competenze e responsabilità. Per questo anche il CCNL 2019-21 ha posto un accento particolare sull’argomento prevedendo l’istituzione dell’Organismo Paritetico in ogni Azienda, con l’intento di aprire tavoli di confronto all’interno delle delegazioni trattanti per individuare linee generali di indirizzo per l’adozione di misure finalizzate alla prevenzione delle aggressioni sul lavoro. Con la Legge n. 113/2020, il Governo tenta di rispondere all’esigenza di sicurezza espressa dal personale sanitario, troppo spesso vittima privilegiata dello sfogo di rabbia e frustrazioni da parte degli utenti, prevedendo varie misure sia a livello sanzionatorio, penale e amministrativo, sia a livello educativo e preventivo.
La UIL-FPL da sempre investe sulla formazione mediante l’organizzazione di corsi per i lavoratori, mirati a riconoscere gli eventi sentinella, nonché a prevenire e gestire gli episodi di conflitto sui luoghi di lavoro. D’altro canto, anche le Aziende dovrebbero attuare azioni per rimuovere alla radice le principali cause che danno origine al fenomeno, agendo prima di tutto, sulle disfunzioni organizzative che, senza un consistente incremento delle dotazioni organiche del personale, non possono essere superate. In seconda battuta è necessario che vengano stipulati protocolli operativi con le forze di polizia, che si offra un supporto psicologico agli operatori sanitari vittime di aggressioni sul luogo di lavoro, aprendo sportelli di ascolto, azioni fondamentali ma non uniche da intraprendere. Date le dimensioni sempre più vaste del fenomeno, il 12 marzo non resti l’unica data per ricordare gli operatori sanitari vittime di violenza ma ogni giorno sia l’occasione per tutelare le lavoratrici e i lavoratori dalla violenza e dalle aggressioni, riconoscendone i meriti e l’importanza per valorizzare al meglio la loro professionalità.