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Con 5,79 GW di nuove installazioni di rinnovabili nel 2023, in Italia dopo 12 anni le fonti rinnovabili tornano finalmente a crescere facendo registrare un +4,2 GW rispetto al 2012 e un + 2,6 GW rispetto al 2022. A fare da traino è il solare fotovoltaico con 5,23 GW di nuova potenza installata, seguito dall’eolico che registra, anche se con un ritmo più lento, un incremento di potenza di 487 MW. Dati nel complesso importanti che indicano come l’Italia stia andando finalmente nella giusta direzione, anche se deve fare ancora di più. Se da una parte i 5,79 GW di nuove installazioni rappresentano una crescita e un passo importante - testimoniata anche dai primi dati del 2024 con +52% di capacità rinnovabile in esercizio rispetto al dato rilevato nello stesso periodo del 2023 – dall’altro lato non sono ancora sufficienti per centrare gli obiettivi 2030. Stando alla media delle installazioni degli ultimi tre anni, l’Italia con questo ritmo solo nel 2046 – con ben 16 anni di ritardo rispetto al 2030 -raggiungerà il 100% degli obiettivi e riuscirà a soddisfare la quota di 90 GW di potenza rinnovabile installata.
A scattare questa fotografia è la19esima edizione del rapporto Comuni rinnovabili di Legambiente, in cui l’associazione ambientalista, attraverso l’analisi dei dati forniti da Terna, fa un punto sulla diffusione delle rinnovabili in Italia, portando in primo piano anche quelle buone pratiche e comunità energetiche rinnovabili e solidali che stanno nascendo nella Penisola. Tra le 13 buone pratiche il Rapporto cita anche l'innovativo impianto fotovoltaico di Hitachi nella zona industriale di Tito Scalo.
Nel Paese, in sintesi, c’è un grande fermento che parte dal basso e che vede protagoniste tantissime imprese, ma spesso è frenato dalla lentezza degli iter amministrativi, ostacoli normativi e culturali, norme obsolete. Per questo Legambiente indica oggi al Governo Meloni sette priorità di intervento per far in modo che le rinnovabili decollino insieme ai grandi impianti a fonti pulite, trasformando il Paese nell’hub delle rinnovabili. 1) Serve un testo unico sulle autorizzazioni per le energie rinnovabili partendo dalla revisione delle attuali norme per semplificare gli iter autorizzativi e definire tempi certi. 2) Si istituisca una cabina di regia nazionale che insieme alle Regioni sia struttura di riferimento unica per le imprese e i cittadini. 3) Si acceleri il processo di definizione delle aree idonee alla realizzazione degli impianti di energia rinnovabile. 4) Si segua l’esempio della Francia, approvando subito una norma che obblighi alla realizzazione di impianti solari fotovoltaici su parcheggi, coperture di supermercati e mercati, ma anche ex cave in disuso. 5) Si istituisca e regolamenti la partecipazione dei territori per renderli protagonisti informati del processo di transizione energetica. 6) Si elabori un piano delle rinnovabili che traghetti l’Italia verso i 90 GW di nuove installazioni entro il 2030. 7) Si rafforzi, con una norma ad hoc, il divieto di moratoria per Regioni e Comuni per fermare gli impedimenti tout court che ostacolano la realizzazione di impianti rinnovabili, in linea con le sentenze della Corte Costituzionale.
“L’immobilismo della classe politica sul fronte delle rinnovabili emerge in maniera trasversale - dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente. Accanto al fermento dei territori, che nel 2023 hanno rianimato il settore delle rinnovabili promuovendo nuove installazioni, il Governo continua a incoraggiare politiche pro-fossili e pro-nucleare, distogliendo l’attenzione su rinnovabili, accumuli, efficienza e reti, su cui serve un piano strutturato con norme chiare e tempi certi di realizzazione. Nel 2022, l’Italia ha speso oltre 52 miliardi per sostenere le fossili e le misure contenute nei vari decreti emergenza varati sui temi energetici, mentre le risorse pubbliche e private che servirebbero per raggiungere gli obiettivi climatici al 2030 continuano a rimanere al palo. Subiamo le decisioni nazionali e regionali di chi non ha fiducia nelle potenzialità del nostro giacimento di energia pulita e che insiste nel dipingere l’Italia come un Paese incapace di rispettare gli accordi climatici, solo perché a mancare è visione e volontà politica”.
Le Rinnovabili in Basilicata
In Basilicata sono presenti (fino a tutto il 2023) 2256 MW di potenza installata da fonti rinnovabili pari al 3.4% del totale nazionale. La potenza installata di eolico è pari a 1504 MW (67% del totale), fotovoltaico 501,5 MW (22% del totale), idroelettrico 156.6 MW (7% del totale), bioenergie 93,4 MW (4% del totale). Nel 2023 sono stati installati 127 MW di nuova potenza rinnovabile (erano 77 MW nel 2022). La produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili al 2021 è di circa 4.000 GWh pari a circa il 4% del totale nazionale e al 91% del totale dell’energia elettrica prodotta sul territorio regionale.
Con riferimento all'eolico la Basilicata (con una potenza installata pari a circa il 12% del totale nazionale) è la prima Regione in Italia per numero di impianti, il 25% del totale nazionale ma di questi solo il 4% sono impianti di potenza superiore a 1MW. La stragrande maggioranza degli impianti è quindi di potenza inferiore (con una potenza media delle turbine non superiore a 30 Kw). Si tratta in totale di 6000-7000 aerogeneratori che di fatto sono quelli che determinano quell'effetto di "eolico selvaggio" che caratterizza alcune aree della Basilicata. La diffusione del mini-eolico è stato sicuramente un fattore distorsivo nel settore, favorito da vuoto normativo e percorsi autorizzativi semplificati il cui combinato disposto ha determinato una diffusione in taluni casi abnorme, fuori dalle finalità di autoproduzione e autoconsumo ai quali quegli impianti erano destinati, con impatti negativi sul paesaggio e consumo di suolo notevoli in relazione all'energia prodotta che è in proporzione assai limitata. Infatti gli impianti di mini-eolico coprono circa il 10% della potenza totale di eolico installato in Regione. L'eolico di potenza superiore a 1MW rappresenta quindi circa il 4% degli impianti e oltre il 90% della potenza installata in Regione e della produzione lorda. Il numero di aerogeneratori maggiori di 1MW è circa 500, cioè non più del 7-8% delle torri eoliche installate. La potenza media degli impianti installati in Basilicata è inferiore a 1 MW cioè meno della metà della media nazionale. Anche questo dato è determinato dalla diffusione del mini-eolico. La Puglia ha meno impianti eolici installati ma la potenza è il doppio della Basilicata. La Campania con meno della metà degli impianti installati della Basilicata ha una potenza installata del 25% superiore.
"La Basilicata - dichiara Antonio Lanorte Presidente di Legambiente Basilicata - è una delle Regioni più attrattive in Italia nel settore delle rinnovabili come dimostra la quantità di nuovi progetti di fotovoltaico ed eolico in attesa di valutazione od autorizzazione. Le performance regionali sull'avanzamento dei procedimenti autorizzativi è tuttavia ancora troppo lento".
"Serve allora - continua Lanorte - snellire e velocizzare gli iter autorizzativi, accelerando sulla realizzazione dei grandi impianti a fonti pulite, sul revamping e repowering dell'eolico (con possibilità di ridurre il numero di turbine a parità di potenza installata), sull’agrivoltaico laddove compatibile con le produzioni agricole (e su una superficie complessiva inferiore all'1% della SAU regionale), sul fotovoltaico a terra in aree non destinabili ad altri scopi, su reti elettriche e accumuli, sulla diffusione delle comunità energetiche e degli impianti di digestione anaerobica per la produzione di biometano".
https://www.legambiente.it/wp-content/uploads/2021/11/Comuni-Rinnovabili-2024.pdf