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Quel che a molti sembrava inarrestabile, emergente, necessario in poco tempo il Covid-19 l'ha trasformato in qualcosa di superfluo; auto di lusso, alta velocità, beni rifugio, ricchezza materiale, sontuose ville, vacanze e svaghi da Nababbo per molti erano beni e servizi indispensabili; la valle dell'Eden lascia il tempo che trova in questo tempo che va.
A tutto si può rinunciare tranne che a nutrirsi così come hanno fatto milioni e milioni di donne e uomini, di giovani e anziani, per scelta obbligata a causa della pandemia. Il consorzio umano forse ha compreso più di prima quanto sia piccolo l'uomo di fronte alla grandezza e potenza della natura nonostante che da millenni la domina. Dominio per la sopravvivenza per garantire la continuità nel tempo e nello spazio anzitutto della specie umana. Ma la continuità della umana specie è legata in un rapporto indissolubile alla biodiversità ovvero alla geosfera e biosfera senza le quali non si può nutrire il mondo. E tuttavia l'umanità continuerà ad esserci e continuerà a nutrirsi e l'agricoltura resta e resterà per sempre il fondamento insostituibile della sopravvivenza dell'uomo.
Forse ce n'eravamo quasi dimenticati, così come ci siamo dimenticati del produttore agricolo anche quando preleviamo sul nastro del supermercato i tanti generi alimentari freschi o trasformati che siano.
Noi vogliamo continuare a credere, e forse anche ad illuderci, che la pandemia possa servire, fra le altre cose, a risvegliare la conoscenza di quanti non hanno compreso l'indispensabilità dell'agricoltura e di coloro che ignorano il nobile gesto che allungando una mano per consegnare alla terra un seme o una piantina, stiamo ponendo il germoglio di una nuova vita e la speranza di rinascita.