Giovedì, 21 Novembre 2024

“La Scatola dei Bottoni”, l’ultima fatica letteraria di Grazia Giannace

Martedì, 12 Novembre 2024

Riceviamo e pubblichiamo una nota del presidente del Ce.C.A.M Giovanni Di Lena inerente l’ultima fatica letteraria, come lui stesso la definisce, della scrittrice Grazia Giannace:

“Quando Grazia Giannace mi confidò in anteprima il titolo della nuova raccolta di poesie tornai improvvisamente bambino, perché anche mia madre aveva una scatola di latta dove custodiva tanti bottoni. Da grande risparmiatrice qual era, prima di dismettere un indumento, che fosse una camicia, una maglia o qualcos’altro, lo esaminava a fondo e recuperava tutto ciò che sarebbe potuto essere utile in altro modo e in primis erano i bottoni ad essere messi da parte. Ogni volta che prendeva quella scatola facevamo insieme un viaggio nel tempo; ci divertivamo insomma e tirar fuori dalla scatola i ricordi di una vita, proprio come Grazia si diverte con le parole quando dice “le penso, le scrivo, le leggo, le incollo, le scollo …” fino a quando non “compaiono i versi” che spera siano attraversati dalla Poesia. E divertendosi non solo ci regala una poesia, come scrive a pag. 41, ma tante emozioni.

Questa raccolta di P(r)oesie è un affresco del nostro tempo e più in generale della vita, di quel ruscello che diventa fiume impetuoso e scorre implacabile verso il mare lungo un percorso di cui non ci è dato sapere la lunghezza. Della vita che palpita intorno a noi in tutte le sue forme e rivendica il diritto a guadagnarsi il suo cielo e riesce nel suo intento anche su pietrume e cemento come fa l’oleandro rosa. Della vita che è fatta di albe e tramonti che si rincorrono, di mondi che si intrecciano, di notti insonni nelle quali ci assale la paura del Nulla; della vita che ci ricorda la nostra finitezza come esseri umani perché ci sono cose che non possiamo né potremo mai fare. Ci parla ancora della vita che nella sua quotidianità ci riporta in maniera arbitraria alla memoria ricordi che pensavamo persi per sempre, quasi volessero ricordarci, prima di inabissarsi nuovamente, chi siamo e da dove veniamo. Forte è infatti il ritorno all’infanzia spensierata e andando più indietro nel tempo, alla madre che col suo canto acquietava il pianto di lei neonata.

Ogni poesia è come la tessera di un puzzle che contribuisce a creare l’affresco del nostro tempo, tormentato da antichi e nuovi problemi: guerre, fenomeni migratori, mancanza di comunicazione, spopolamento dei nostri paesi, diseguaglianza Nord-Sud.

A dispetto dei temi certo non rassicuranti, la silloge risulta di piacevole e accattivante lettura perché è ricca di immagini luminose, come quelle dedicate alla mediterraneità, che trasmettono serenità e pace ed invitano a scivolare nell’infinito di leopardiana memoria”.

Giovanni Di Lena

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