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Code infinite fuori dagli uffici postali. Fuori, perché all'interno l'ingresso è contingentato a causa dell'epidemia Covid. Non solo. In alcune sedi gli orari sono stati ridotti e questo provoca l'aumento dell'afflusso anche negli uffici che invece hanno conservato gli orari abituali.
Dall’inizio dell’epidemia da Covid 19 all’interno degli uffici postali si entra solo quando si libera un operatore e gli sportelli attivi nella maggior parte degli uffici sono appena uno o, al massimo, due, aggravando ulteriormente il disagio. Anche sulla gestione della fila si è tornati indietro di anni: in alcuni sportelli, soprattutto nei piccoli comuni, non esiste l’elimina code e si fa col metodo tradizionale, chiedendo chi è l’ultimo e attendendo il proprio turno. Nonostante le svariate proteste degli utenti nulla sembra cambiare.
È una vergogna vedere tanti anziani fare per tanto tempo la fila, proprio loro che sono la categoria più fragile e da tutelare. È necessario intervenire e dare risposte agli utenti e alle continue sollecitazioni avanzate dalle organizzazioni sindacali di Poste Italiane alla dirigenza dell’azienda, cui è stato fatto presente che questa situazione potrebbe diventare molto pericolosa dal punto di vista della salute pubblica: da un lato c’è un costante rischio assembramento con una presenza di ultra sessantenni molto elevata e dall’altra si rischia che a qualcuno venga un malore.
Con la stagione fredda, l'attesa all'esterno diventa particolarmente insopportabile, soprattutto per gli utenti più anziani. Disagio percepito anche negli uffici, che non hanno avuto riduzioni di orario poiché i cittadini di più comuni si riversano nelle sedi aperte.
Una situazione già difficile di per sé, resa ancora più insopportabile dall’atteggiamento di alcuni funzionari - fortunatamente pochi - eccessivamente zelanti, come accaduto in un ufficio postale dell’area del Pollino, dove un anziano con evidenti difficoltà motorie e fatto accomodare all’interno dell’ufficio postale dagli altri utenti, è stato in malo modo messo fuori fra lo sconcerto generale.
Per evitare che tali episodi vengano a ripetersi e per tutelare la salute di lavoratori e degli utenti, in particolare delle persone più fragili, anziani e disabili, è necessario migliorare l’accesso al servizio.
Le soluzioni come spesso accade ci sarebbero: basterebbe mettere un semplice erogatore di numeri all’esterno degli uffici postali e permettere dunque a chi arriva di prenotare il proprio turno e magari poter aspettare in un’altra zona.
Nei periodi di maggiore affluenza, come evidenziato in diversi incontri con le organizzazioni sindacali di categoria e Poste, si rende necessario allertare sindaci e prefetture. Un servizio civile e doveroso mirato alla riduzione dei tempi d’attesa da parte dei cittadini in coda e, in ogni caso, alla limitazione del disagio durante l’attesa all’esterno, per esempio con sedute, pensiline, per prevenire eventuali malori alle persone più fragili, come anziani e disabili.
Per tutti questi motivi e per porre fine a questa pericolosa contraddizione SPI CGIL e i sindacati di categoria auspicano la riapertura di tutti gli uffici postali, ripristinando la condizione pre-Covid19. Bisogna verificare orari e reale capienza dei locali anche in osservanza delle norme anti Covid.
Sappiamo bene dell’impegno messo da Poste italiane a tutela degli utenti e dei propri dipendenti, crediamo, al contempo, sia giunto il momento di verificare le misure messe in atto per offrire un servizio migliore per i nostri cittadini.
SPI CGIL Potenza - Pasquale Paolino
SLC CGIL Basilicata - Antonello Ruzzi