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Solo da qualche giorno, la nostra letteratura, si è arricchita di un’opera di notevole valore storico, firmata dallo storico professor Dino D’Angella - dirigente scolastico - nostro illustre compaesano ed autore di oltre una trentina di opere sempre apprezzate da un vasto, attento e competente pubblico della nostra regione e oltre.
L’ultimo suo lavoro letterario (solo in ordine di tempo, naturalmente) è titolato “ENOTRIA ENOTRIA”, e, in un certo senso, rende anche omaggio alla nota omonima associazione pisticcese ENOTRIA FELIX, che, di fatto, da qualche anno, con straordinarie iniziative, ha vivacizzato gli eventi estivi e del periodo natalizio della nostra città.
Non a caso, il lavoro letterario di D’Angella, è dedicato a Pietro Calandriello, massimo rappresentante di quell’attivissimo sodalizio. Oltre 100 pagine in bella veste tipografica, undici capitoli e sette apparati, che si concludono con una breve nota bibliografica. L’autore, nella prefazione, spiega che la parola Enotria è poco conosciuta nell’ambito degli studenti e degli studiosi, ad eccezione degli esperti di archeologia e studiosi delle antichità dei popoli italici. Da qui l’auspicio che l’opera “possa incuriosire i giovani e far rivolgere le loro attenzioni verso un passato che anche se lontano, è più vicino di quanto sembri, e possa essere un dono e un piacere per quelli che danno vita all’Associazione Enotria Felix della nostra città”.
I primi capitoli, si soffermano su ENOTRIA E ITALIA e POPOLI ITALICI (latini, Volsci, Sabini, Campani, Lucani, Etruschi, Greci della Magna Grecia, e altri. Interessanti le notizie relative al Capitolo III° - L’ETIMOLOGIA DEL NOME - in cui si scopre che quando i Greci approdarono sulle coste ioniche, trovarono delle genti che non erano Lucani, che essi chiamarono Enotri, chiamando quasi tutta la regione corrispondente alla Lucania Antica, ENOTRIA. I confini della Enotria, sono poi trattati nel capitolo IV. “Utilizzando pochissimi dati a disposizione - precisa l’autore - si può affermare che gli Enotri erano insediati - tra IX° e VIII° Secolo tra Campania, Basilicata e Calabria versante tirrenico.
D’Angella poi, dedica particolare attenzione a due capitoli importanti, il V° e il VI°, che trattano della ricerca archeologica dei Centri Enotri e La Scuola del Pittore di Pisticci. “La storia della ricerca archeologica di Basilicata - spiega l’autore - è ricca di successi, ma anche di fallimenti, ottenuti da studiosi e storici i quali hanno avuto il coraggio di non perdersi d’animo alle prime difficoltà, convinti che il nostro passato, il passato della penisola, con tante sovrapposizioni di popoli e civiltà, avesse tante realtà da scoprire.
D’Angella, non a caso cita due lucani che alla fine del IX° Secolo operarono nel settore archeologico: Domenico Ridola per Matera e Michele Lacava per Potenza, senza dimenticare Antonio Lombardi, Vittorio De Cicco (redattore della prima carta archeologica della Basilicata) e il pisticcese Concetto Valente (1881-1954) per il quale Dino Adamesteanu, il padre dell’archeologia lucana, ebbe espressioni di elogio specie relativamente alle scoperte in località Incoronata di Pisticci. Per quel che concerne il Pittore di Pisticci, (e di Amykos), nato nella prima metà del V° secolo, la cui scuola era attiva tra Eraclea e Pisticci, a cui vengono attribuiti 139 vasi, l’autore precisa: “Rinviando a testi specialisti, compreso quello di Coniglio - Giannone, ci limitiamo a scrivere che il Pittore di Pisticci, fu ceramografo di corrente attica e certamente esponente di una delle più note officine italiote”.
Il prezioso lavoro di D’Angella va avanti scorrevole, ponendo grande attenzione ai rapporti con il mondo greco - Ellenizzazione - alla descrizione delle necropoli e corredi funerari, alle organizzazioni sociali del popolo enotrio, la lingua e la religione degli enotri e, dulcis in fundo, tutto un capitolo dedicato a “La vite e il vino”, riferendosi alle colture, coltivazioni e tecniche agricole tra cui la vendemmia e l’uso dei torchi per la produzione del vino e di come lo stesso veniva conservato.
Insomma, tutto un appassionato, preciso lavoro quello presentato dal prof. D’Angella, che lui conclude così: “Il lavoro archeologico, cioè l’archeologia, ha tempi lunghi e richiede pazienza, competenza e perseveranza. Forse tra qualche decennio sapremo di più dell’Enotria e degli Enotri, di queste genti che nel lontano passato, hanno vissuto soprattutto su questa terra che noi chiamiamo Lucania o Basilicata”. Per noi, che seguiamo l’autore da sempre, un’altra “specialità” delle ormai tante opere firmate da questo nostro illustre storico della nostra terra.
Michele Selvaggi