Martedì, 15 Aprile 2025

Crisi agricola e rappresentanza: tutelare tutti i produttori

Lunedì, 14 Aprile 2025

Il principale ostacolo ai produttori agricoli oggi non viene soltanto dai mercati o dalle condizioni climatiche avverse, ma dai vertici stessi della Coldiretti.

È ormai fatto noto che le politiche agricole nazionali siano fortemente influenzate dal potere che Coldiretti esercita all’interno delle istituzioni, in particolare grazie al suo rapporto privilegiato con il Governo Meloni, il Ministro Lollobrigida — la cui competenza nel settore è ampiamente messa in discussione — e il partito Fratelli d’Italia. Queste dinamiche, ben visibili agli osservatori esterni e alla stampa indipendente, spesso sfuggono agli stessi iscritti dell’organizzazione di categoria.

Negli ultimi anni, la Coldiretti ha intrecciato rapporti economico-finanziari con grandi multinazionali, come denunciato da varie testate libere. Tuttavia, resta poco chiaro quale tipo di agricoltura e quali produttori essa effettivamente rappresenti.

È certo che i più colpiti dalla crisi economica siano i piccoli e medi produttori, cioè quelle aziende con un volume d'affari compreso tra i 15.000 e i 300.000 euro annui, che utilizzano principalmente manodopera e capitali propri. Queste imprese, pur essendo fondamentali, contribuiscono in maniera significativa alla creazione del valore agroalimentare nazionale, stimato in circa 14 miliardi di euro, includendo anche le attività agricole a tempo parziale.

La complessa articolazione dell’offerta agricola sul mercato mostra una dicotomia evidente: da un lato vi sono prodotti derivanti da un’agricoltura industriale, maggiormente tutelati dalla PAC (Politica Agricola Comune); dall’altro, beni frutto di processi produttivi artigianali, spesso esclusi dalle tutele e scarsamente aggregati. Ne deriva un’agricoltura “a due velocità”, con condizioni economiche profondamente differenziate tra i produttori.

Questa disparità ha portato, nel tempo, all’abbandono di molte aziende agricole e a una ricomposizione fondiaria dettata più da logiche speculative che produttive. Le conseguenze sono evidenti: spopolamento delle aree rurali, esodo dalle campagne e concentrazione del potere economico-finanziario nelle mani di poche lobby, tra cui la stessa Coldiretti.

La Coldiretti dichiara di rappresentare circa un milione di iscritti, ma è lecito domandarsi se tutti questi siano tutelati allo stesso modo. Sono tutti coltivatori a titolo principale? I dati relativi alla Regione Basilicata indicano che solo una percentuale irrisoria degli iscritti ha il titolo di "imprenditore agricolo a titolo principale". La stragrande maggioranza è costituita da "ditte operanti in agricoltura", i cui interessi appaiono ben distanti da quelli difesi dall'organizzazione guidata da Prandini.

È quindi evidente che Coldiretti, nella realtà dei fatti, rappresenta solo una parte minoritaria del mondo agricolo, sia a livello nazionale che locale.

Per queste ragioni — in un momento di crisi profonda del comparto — è necessario che la rappresentanza agricola venga ampliata e bilanciata, coinvolgendo attivamente le Organizzazioni dei Produttori, grandi e piccole, insieme alla forza lavoro che anima quotidianamente le campagne italiane.

Così con una nota Tavolo Verde Puglia e Basilicata

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