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Di seguito pubblichiamo una nota a firma dei Segretari generali Cgil, Cisl e Uil, Angelo Summa, Enrico Gambardella e Vincenzo Tortorelli e dei Segretari provinciali Flc Cgil, Cisl Scuola e Uil Scuola, Paolo Laguardia, Ivana Barbacci e Luigi Michele Veltri.
La questione, assai seria, della riapertura delle scuole secondarie di II grado dopo le vacanze natalizie (con la garanzia del 75% dell’attività didattica in presenza), continua ad essere affrontata dal Governo in maniera del tutto inappropriata, attraverso tavoli di coordinamento istituti presso le Prefetture dove è esclusa la presenza del sindacato e soffocata la voce della scuola.
La data del 7 gennaio, in assenza di interventi concreti ed appropriati, rischia di essere uno slogan, un totem ideologico da innalzare a prescindere dalle condizioni di sicurezza e dalla situazione didattica e organizzativa delle istituzioni scolastiche.
È quanto sta accadendo anche in provincia di Potenza, dove la riapertura rischia di essere imposta da determinazioni prefettizie, che non tengono conto della complessità della scuola e delle tante difficoltà oggettive che i dirigenti scolastici hanno correttamente evidenziato in un documento divulgato due giorni fa.
Il rigido scaglionamento degli ingressi (biennio alla prima ora e triennio alla terza) e delle classi in presenza (con intervalli di tre settimane) e la riduzione oraria forzosa imposta alle scuole superiori del capoluogo di Regione, non tengono conto, in alcun modo, dell’organizzazione complessa della scuola e dell’articolazione delle cattedre, ed in particolare di quelle orario esterne, cioè strutturate su due (o più) scuole, anche di comuni diversi. Oltre che delle esigenze didattiche e di apprendimento degli alunni.
Senza contare, come giustamente hanno fatto rilevare i dirigenti scolastici, che ci sono scuole del Comune di Potenza che hanno plessi ricadenti in altri comuni (Lagopesole, Brienza, Laurenzana, Muro Lucano, Picerno, Sant’Arcangelo) e quindi la rimodulazione dell’orario delle scuole del capoluogo finirebbe col condizionare l’organizzazione delle scuole degli altri comuni, non coinvolte nel piano prefettizio.
A ciò va aggiunto che la dilatazione del tempo scuola da un lato sconterebbe l’insufficienza dell’organico del personale Ata per poter far fronte alla necessaria sanificazione e igienizzazione degli ambienti scolastici nonché all’attività di sorveglianza degli alunni e, dall’altro, determinerebbe un numero elevato di ore di “buco” nell’orario dei docenti. Tutto questo costringerà le scuole a rimodulare orari e carichi di lavoro adottando soluzioni in contrasto con le norme del contratto nazionale.
In più siffatta scelta, calata dall’alto, sarebbe lesiva dell’autonomia scolastica, costituzionalmente garantita, ed impedirebbe oggettivamente alle scuole (non solo per la ristrettezza dei tempi e l’impossibilità di convocare gli organi collegiali) di poter riprogrammare l’attività didattica tenendo conto delle esigenze degli alunni e dei loro processi di apprendimento, che vanno declinati all’interno dello specifico contesto scolastico.
In buona sostanza ne verrebbe fuori una soluzione pasticciata, un irregimentamento collettivo assunto su base ideologica e sopra la testa della comunità scolastica, in violazione dell’autonomia e del contratto nazionale di lavoro.
Noi siamo fermamente convinti dell’importanza della scuola in presenza, ma questa deve avvenire in condizioni di sicurezza, rimuovendo le cause che fin qui hanno fatto dell’Italia il paese che in Europa ha tenuto le scuole chiuse per più tempo: sistema di trasporto dedicato alla scuola, ripristino dei sistemi di tracciamento, testi rapidi, presidi sanitari in ogni scuola, per citare le condizioni più significative che il sindacato chiede a gran voce da diversi mesi a questa parte.
Non si possono riaprire le scuole in Basilicata senza che nessuna delle condizioni appena citate sia garantita, senza aver messo in campo un adeguato piano trasporti, che la Regione fin qui non ha mai realizzato, venendo meno alla sua precipua funzione di programmazione, senza una diffusa campagna di screening, simile a quella fatta per alunni e personale del I ciclo in vista della riapertura del 7 dicembre, che deve coinvolgere però tutte le scuole della regione e non solo quelle dei due capoluoghi.
La riapertura non può essere considerata una misura di ordine pubblico, come se fossimo dentro uno stato d’eccezione. Occorre trovare soluzioni condivise e rispettose dei diritti di tutti, sia degli alunni che del personale scolastico, bisogna coniugare il diritto alla salute con quello alla sicurezza di lavoratori, studenti e famiglie.
Per queste ragioni le scriventi organizzazioni sindacali dissentono totalmente, nel metodo e nel merito, dal piano di riorganizzazione messo a punto dal Prefetto di Potenza e ritengono che su un tema di tale rilevanza si debbano ascoltare le istanze del mondo della scuola e promuovere momenti di confronto con le parti sociali.
Se invece continuerà a prevalere l’ostinazione e l’unilateralismo, la risposta non potrà che essere la mobilitazione.