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Ci aveva colpito una frase semplice, ma significativa di una signora anziana, durante il suo funerale: “Uomo buono e rispettoso. Dio lo abbia con se”. Un anno senza il prof. Domenico Miolla, scomparso nella giornata di domenica 27 settembre 2020.
Mimì, come tutti lo chiamavano, lo ricordiamo persona molto nota e ben voluta. Lo abbiamo conosciuto, oltre che come uomo di grande socialità, soprattutto come uomo di grande cultura. Una vita sui libri. Aveva conseguito il Diploma la laurea in “Vigilanza Scolastica nelle Scuole Elementari” all’Ateneo di Bari e successivamente si era laureato in Pedagogia. Nel 1984 vinse il Concorso ragionale a Cattedre per l’insegnamento della filosofia e scienze dell’educazione. Nel 1985 a seguito del superamento del Concorso Regionale a posti per Direttori Didattici, rinuncia all’insegnamento e svolge funzione direttiva nelle province di Bergamo, Cosenza, Potenza e Matera. Nel 1987, cura la pubblicazione l’Eco della Valle, una raccolta di poesie degli alunni delle scuole elementari dell’Alta Valle Bergamasca. Vena poetica e letterale quella di Mimì Miolla, che vogliamo ricordare, ha radici remote. Nel 2011 partecipa a Torino al Concorso Letterario Nazionale “Il Risorgimento” sul tema “150 anni dall’Unità d’Italia” indetto dalle Unitrè Italiane ed Estere, con la poesia “Ti amo Italia” ottenendo il primo premio. Nel 2012 è finalista al Concorso Letterario Nazionale “Nuova Scrittura Attiva” indetto dall’ Associazione Culturale “Elementi Dinamici” di Tricarico con la poesia “Vecchio Basento”. Nel 2017, pubblica i suoi ultimi lavori, “Le voci della sera” e “Voci del Sud. Storia e Storie”. Ma a noi fa sempre piacere ricordare che dopo il terremoto del novembre 1980, scrisse un vero e proprio capolavoro: “Non piangere ragazzo di Balvano”, lirica dedicata agli sfortunati ragazzi del centro lucano più martoriato. Un grande inno alla speranza e alla fiducia che quel sisma aveva in pochi attimi spazzato via. Lavoro a cui era particolarmente affezionato e che sicuramente, nel tempo, lo ha aiutato a rimanere ancora giovane, lui che ormai più giovane non era e che spesso, filosoficamente e simpaticamente spiegava: “Si è vecchi solo quando si decide di diventarlo”.
Sicuramente non aveva mai deciso in tal senso e se ne andò proprio con quello spirito giovanile che lo aveva sempre contraddistinto.
Il nostro vivo ricordo per una persona “per bene”, che manca, eccome, alla cultura della nostra Pisticci, città che lui amava tanto e che lo ha sempre rispettato e sempre lo ricorderà.
Michele Selvaggi