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“Cosa avranno mai in comune i bizzarri acronimi De.Co. e P.A.T.?” Sicuramente un futuro sviluppo del territorio, tramite la valorizzazione dei prodotti tradizionali alimentari.
Che Natale sarà? Il COVID la fa da padrone, cambiando anche le regole della natività, con la Messa di mezzanotte anticipata al tardo pomeriggio e modifiche anche per altri riti. Una cosa finora impensabile legata a questa pandemia, che ovunque travolge usanze ultra secolari delle nostre popolazioni. Ma è il meno che possa capitare dopo tutte le tragedie legate ad essa. Non ci resta che prenderne atto e auspicare che questo sia l’unico e solo Natale anomalo e diverso da quelli che tutti conosciamo.
Detto ciò, occorre comunque sottolineare che al di là di tutte le considerazioni, c’è sempre una tradizione legata al Natale, che non ha mai perso il suo fascino, anche se un po’ mutata nel tempo e che nessun Covid potrà mai distruggere. Nonostante tutto, il Natale è sempre quello ed è sempre bello ricordarlo, con l’incantevole mondo del presepe di una volta che proprio in questi giorni veniva preparato nelle nostre case. Attesa e grande festa per tutti, per la sacra rappresentazione della Natività.
“Gesù è nato a Betlemme solo un volta e a Napoli tutte le altre”. Ce lo ricordava simpaticamente il grande Luciano De Crescenzo, quando descriveva il periodo natalizio partenopeo, che lui definiva il “più bello dell’anno”, legato soprattutto al mondo del presepe. Un Natale, ricordiamo, che nelle nostre case non era tale, senza che il Bambinello, la Madonna, San Giuseppe, il bue, l’asinello e i Re magi, non fossero li a rappresentare il richiamo ai valori di un favoloso mondo che ci faceva ritrovare la forza per contrastare le angosce quotidiane. Il presepe è sempre quello sognato e desiderato da bambini: l’attesa di un anno, di pari passo con la tradizione millenaria che richiama la simbologia cristiana.
In molte case, il presepe non c’è più o non c’è mai stato. Al suo posto, l’albero di Natale, una volta pianta naturale di boschi e pinete. Ora pianta virtuale. Un segno dei tempi che corrono e non hanno più rispetto del passato, recente o remoto, che non torna più. Ma il nostro Natale caratterizzato anche dall’arte culinaria, un simbolo che si chiamava “Pettole e Cartellate”. Prodotti squisiti, tramandati attraverso i secoli dai nostri avi che, puntualmente, preparavano impasti misti di farina, zucchero, cannella e altro, che nell'olio bollente prendevano consistenza e croccantezza. Anche qui, purtroppo, qualcosa è cambiato. I nostri camini hanno fatto posto ai vari forni cittadini, che offrono comunque prodotti eccellenti.
Ovviamente, le nuove generazioni non capiranno mai il significato di quel pezzo di pasta lavorata in casa, fritta e condita. Chi ha una certa età invece, capisce, eccome, il valore di una ricetta originaria che ha fatto la storia. Ora, il vecchio caro Natale, ha fatto posto al Natale in versione “moderna”, che viaggia al passo dei tempi. Lasciando però, sempre spazio a incancellabili ricordi ed emozioni.
Michele Selvaggi