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Riceviamo e pubblichiamo un'analisi della disparità tra aree di estrazione e aree attraversate da infrastrutture strategiche, con un focus sul caso emblematico di Pisticci e le implicazioni per tutti i comuni lucani in situazioni analoghe. L’analisi è stata curata dall’ Ing. Antonio Grieco – ex Dirigente Settore Ambiente, Comune di Pisticci (1994-2017)
Lettera Aperta ai Cittadini Lucani e alle Istituzioni
In questi anni si è spesso parlato della Basilicata come “regione energetica”, capace di soddisfare da sola buona parte del fabbisogno petrolifero nazionale. È un dato di fatto: la nostra regione ha prodotto ricchezza, ma – come è sotto gli occhi di tutti – questa ricchezza non si è tradotta in benessere diffuso per tutti i lucani.
Dal 2008 al 2024, alla Regione Basilicata sono stati erogati oltre 1,89 miliardi di euro in royalties (Fonte UNMIG). Ai Comuni, in particolare quelli della Val d’Agri, sono andati circa 316 milioni di euro, di cui 193 milioni a Viggiano (Fonte UNMIG). Questa criticità emerge in modo particolarmente evidente nei territori che, pur non essendo sede diretta di estrazione, ospitano infrastrutture essenziali per la filiera petrolifera regionale, subendone gli impatti ambientali senza adeguato riconoscimento economico.
Un esempio significativo di questa esclusione è il Comune di Pisticci, che, nonostante un coinvolgimento attivo nel sistema petrolifero regionale, resta escluso dalla distribuzione diretta delle royalties legate all'estrazione. Eppure Pisticci non è affatto marginale: ospita infrastrutture strategiche per tutto il sistema estrattivo lucano:
Pisticci, come altri territori in situazioni simili, è parte attiva e centrale del sistema petrolifero, ma ne subisce principalmente i danni ambientali, gli odori nauseabondi, le emergenze, le rotture, le paure. Tutto questo senza alcuna tutela specifica né il dovuto riconoscimento economico.
Nel mio ruolo di dirigente del Settore Ambiente del Comune di Pisticci, ho presieduto innumerevoli conferenze di servizi per Piani di caratterizzazione, bonifiche, analisi di rischio, ed interventi sulle aree pozzo, sulle Centrali e proprio sulla rottura dell’oleodotto Monte Alpi-Taranto nel territorio di Pisticci (Anno 2015). Oggi, fuori dal ruolo istituzionale, è mio dovere morale sollevare questa anomalia davanti all’opinione pubblica.
Perché Pisticci – e potenzialmente altri comuni ‘di servizio’ – è fuori dalle royalties?
Per una questione formale legata alla legislazione vigente: il Decreto Legislativo n. 625/1996 e quelli successivi, quale la Legge 21 luglio 2000, n. 239 ("Legge Marzano"), stabiliscono che le società petrolifere devono versare le royalties sul valore della produzione di idrocarburi estratti. Prevedono che il 55% delle royalties venga destinato alla Regione Basilicata (per attività estrattive sul suo territorio), mentre il restante è ripartito tra lo Stato e i Comuni interessati dall'estrazione, essendo le royalties proporzionali alla quantità estratta.
Questo approccio normativo, seppur chiaro, crea una disparità significativa: non considera che l’estrazione è solo una parte della filiera e che chi ospita infrastrutture per depurare, trasportare e subire potenzialmente i rifiuti o gli incidenti, deve essere anch’esso riconosciuto come parte integrante del “sistema petrolio”. Una criticità che non riguarda solo Pisticci, ma potenzialmente ogni comune che si trovi in una posizione analoga lungo la filiera energetica.
Non è giuridicamente possibile partecipare alle royalties? Allora parliamo di compensazione ambientale.
Di fronte a questa rigida applicazione della normativa sulle royalties, diventa fondamentale applicare con coerenza il principio europeo "chi inquina paga" attraverso meccanismi strutturati di compensazione ambientale. Questi dovrebbero essere destinati a tutti quei territori che, come Pisticci, sopportano rischi e danni ambientali documentati derivanti da attività petrolifere ospitate, anche se non direttamente estrattive.
È inaccettabile che nel caso specifico di Pisticci:
…e tutto questo non abbia portato né fondi, né risarcimenti, né progettualità ambientale specifica, né da parte delle società petrolifere, né da parte del gestore dell’impianto di depurazione (Tecnoparco), né dalla Regione Basilicata.
L'oleodotto Monte Alpi-Taranto, infrastruttura nevralgica, è un chiaro esempio di impatto sovra-comunale: attraversa Pisticci per la tratta più lunga (26,77 km), ma incide anche sui territori di Stigliano (18 km), Craco (7 km) e Bernalda (8 km) della Provincia di Matera e comuni di Viggiano, Guardia Perticara, Aliano, Montemurro, Missanello, Armento/Corleto Perticara, per la Provincia di Potenza. Questo dimostra come le infrastrutture 'di servizio' creino oneri e rischi condivisi che l'attuale sistema di royalties ignora.
Cosa chiediamo?
Non è una battaglia locale. È una questione di giustizia territoriale. Il petrolio attraversa molti dei nostri territori. Ma non può lasciarli solo con le sue scorie, i suoi odori, le sue ferite ambientali.
La vicenda di Pisticci solleva una questione fondamentale per l'intera Basilicata: come garantire che lo sfruttamento delle risorse energetiche generi sviluppo sostenibile e benessere diffuso, rispettando l'ambiente e assicurando equità a tutte le comunità coinvolte nella filiera, non solo quelle direttamente estrattive.
È tempo che le istituzioni, ed in particolare tutta la classe politica locale e regionale, le aziende e i cittadini si interroghino su cosa significhi davvero sviluppo sostenibile ed equità territoriale. Si chiede Rispetto, Riconoscimento, Partecipazione in completa TRASPARENZA per tutti i territori che contribuiscono, subendone solo gli oneri, alla 'Basilicata energetica'.
Ing. Antonio Grieco Ex Dirigente Settore Ambiente – Comune di Pisticci (1994 – 31/12/2017)