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"Dopo quarant’anni un altro terremoto si abbatte su Matera e la sua Provincia: quello della Sanità". A dichiararlo è il presidente dell’Ordine dei Medici della provincia di Matera, dottor Severino Montemurro.
"Il provvedimento - dice Montemurro - con cui la ASM ha fatto proprie le politiche regionali in tema di ristrutturazione della rete ospedaliera, in assenza di un piano sanitario regionale, non ha tenuto sufficiente conto della necessità di mantenere l’operatività delle strutture complesse e delle prestazioni di alto livello da esse garantite.
Si pensi agli interventi destinati a pazienti oncologici, indispensabili ai fini della sopravvivenza (asportazione di linfonodi, interventi sui grossi vasi addominali) che non saranno più assicurati e ai trattamenti di chirurgica plastica ricostruttiva per donne operate di tumore al seno".
"Sorprende infine la decisione di sopprimere il reparto di Geriatria - continua il presidente - quando il Piano nazionale delle cronicità suggerisce di allargarne l’operatività con consulenze intraospedaliere a favore di altre specialità.
Con la soppressione delle unità complesse di Chirurgia vascolare, Chirurgia plastica e Geriatria i chirurghi generalisti perderebbero l’esperienza e la professionalità dei responsabili di tali unità operative; anche alla medicina del territorio verrebbe a mancare un importante supporto".
"La pandemia Covid-19 - dichiara Montemurro - ha fatto emergere molte criticità in ambito sanitario sulle quali l’Ordine dei Medici di Matera ha sempre richiamato l’attenzione: dalla necessità di sviluppare una medicina di eccellenza con investimenti nel campo della formazione e dell’aggiornamento professionale, al bisogno di una integrazione non solo tra ospedale e territorio ma anche tra questi e la sanità pubblica e privata".
"Sul tema della sicurezza sul lavoro del personale sanitario - conclude Montemurro - l’Ordine ritiene debba aprirsi un confronto a livello nazionale tra i responsabili della sicurezza e le organizzazioni di rappresentanza dei medici perché emergono segnali preoccupanti di sottovalutazione del problema mentre oltre duecento sanitari hanno perso la vita dall’inizio della pandemia.