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Più di mille ettari di terreni inondati da acque in parte piovane e in parte riversate dalla diga Camastra esondate dal fiume Basento, un ulteriore prezzo che l’agricoltura metapontina paga per il malgoverno del territorio, nonostante negli anni ’90 con investimenti FIO, circa 117 miliardi, si proclamasse l’inizio di una nuova era idrogeologica per la Basilicata. La grande opera “faraonica” invece di contribuire a realizzare un complesso di opere per la messa in sicurezza del territorio, alla luce degli ultimi eventi- circa vent’anni- il territorio, ha mostrato invece tutta la sua fragilità e vulnerabilità; eppure non si sono verificati eventi eccezionali, ma ordinari con andamenti pluviometrici nella norma (nel giro di 4 giorni non sono caduti più di 80mm di pioggia che vuol dire 80 litri di acqua a metro quadro).
A fronte di tale situazione, quali iniziative le competenti autorità intendono assumere per rimuovere le cause che periodicamente determinano danni irreversibili ai terreni agrari adiacenti alle golene fluviali e non?
Da una prima stima, soltanto per i frutti pendenti, si calcolano danni per circa 500000 € (cinquecentomila euro); per non parlare poi di quelli relativi alle strutture fondiarie e alle scorte morte insistenti nelle unità produttive colpite. Va rilevato, inoltre, che l’esondazione ha interessato anche l’azienda agraria in dotazione all’Istituto Tecnico Agrario Superiore di Marconia, già denominata Giuseppe Cerabona.
Tavolo Verde Basilicata, a nome di tutti i titolari e conduttori delle aziende agricole disastrate dall’ evento, chiede alla Regione Basilicata, alla Provincia di Matera e ai sindaci dei comuni coinvolti (Pisticci, Pomarico, Montescaglioso, Bernalda) di attivarsi per determinare i danni, oltre che per dispiegare tutti i necessari provvedimenti per la mesa in sicurezza dell’intero territorio a monte e a valle dell’area danneggiata e, conseguentemente provvedere al ristoro degli aventi diritto.