Domenica, 24 Novembre 2024

Ormai da oltre mezzo secolo l’Italia è teatro di una vera e propria disfida, tra gli agenti esterni (mareggiate e dinamiche costiere) da una parte e l’uomo dall’altra, con i suoi interventi di contrasto a tali fenomeni (ripascimenti, barriere, pennelli, opere miste): mezzo secolo di contese che hanno prodotto un unico verdetto, sempre lo stesso, che vede l’uomo soccombere impietosamente.

Ciononostante, il ritmo di programmazione degli interventi per la realizzazione di queste opere rigide è incessante, con modalità del tipo “copia e incolla”, fino a raggiungere il numero di 10.500 (3 opere ogni 2 km di costa).

<come può uno scoglio arginare il mare…> era il 1972 quando Lucio Battisti incideva questo brano musicale che, proprio oggi a distanza di mezzo secolo, raccoglie il senso di quella che è una inappellabile sentenza, sistematicamente disattesa, che rileva l’inadeguatezza e la dannosità di queste opere rigide.

Il ripascimento degli arenili e la scelta di proteggere le coste con pennelli, scogliere, opere miste sono associati ad una serie di aspetti negativi di non scarsa rilevanza:

  • costi e provvisorietà.
    • tutti gli interventi hanno un costo, più o meno significativo e di questi, i meno importanti (ripascimenti) hanno una durata che ormai non si misura più in mesi o in anni ma nel numero di mareggiate alle quali essi resistono e questa consapevolezza di “effimero” mette già in conto una serie (infinita?) di
  • deterioramento delle condizioni ambientali e paesaggistiche.
    • impatti visivi che artificializzano sempre più le linee di costa;
    • in prossimità delle opere rigide il riciclo dell’acqua viene talmente limitato da creare vasche di acqua stagnante con variazioni cromatiche con abbattimenti della qualità dell’acqua fino a renderla insalubre, compromettendo di fatti la balneabilità.

E’ assolutamente necessario (e urgente) un netto cambio di paradigma se si vuole invertire il trand; soprattutto per la nostra Basilicata che, insieme ad altre quattro regioni “vanta” un triste primato: la porzione di costa in erosione supera quella in avanzamento, al ritmo di 3 mt all’anno (dato relativo agli ultimi dieci anni).

Lo STUIDIO DI INGEGNERIA IUELE di Potenza ha fatto proprio questo principio ed ha sviluppato un Sistema ingegneristico di radicale innovazione: SOS-C® / Self Orienting Submerged Combs - Progetto pilota per il ripascimento naturale delle coste in erosione e contrasto alle rip currents ad opera delle correnti longshore lungo le fasce costiere.

Nell’intento di offrire un contributo al diradamento delle nebbie del dubbio che si possono addensare quando si approccia una innovazione ingegneristica di tipo radicale, che richiede quel “netto cambio di paradigma”, ecco due brevissime note che attengono, rispettivamente, al punto di debolezza e a quello di forza del Sistema SOS-C®:

  • Il punto di debolezza di SOS-C è dato dal fatto che il sistema non può essere rappresentato mediante realizzazione di un modello in scala (come viene richiesto per quei sistemi che prevedono soluzioni ingegneristiche innovative non ancora acquisite a patrimonio conoscitivo della Scienza Accademica) perché sia possibile eseguire le verifiche e le misurazioni di validazione della funzionalità e dell’efficacia del sistema stesso, in quanto dovremmo disporre di bacini generatori di onde parallele di lunghezze variabili dai 500 mt ai 10.000 mt. Da qui, la necessità di sperimentare in situ.
  • Il punto di forza è “certificato” dagli insuccessi di tutte le soluzioni progettuali conosciute e sino ad oggi adottate (porti, barriere soffolte o emergenti, pennelli, ripascimenti), che in 50 anni di programmazione hanno prodotto danni incalcolabili alle nostre coste basse, sottraendo progressivamente ricchezza e sviluppo all’intero sistema Paese, alla Basilicata e a Pisticci.

https://www.youtube.com/watch?v=1jXmdb4fNv4

è il link che contiene l’intervista rilasciata lo scorso aprile all’Emittente molisana “MONTENERONOTIZIE.NET”.

Lo scrivente, è partner dello STUDIO DI INGEGNERIA IUELE, Responsabile della Comunicazione.

Rocco Cantisani

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