Mercoledì, 16 Ottobre 2024

La Pisticci ottobrina ancora più affascinante e sempre ricercata. Omaggio autunnale alla nostra città Featured

Mercoledì, 16 Ottobre 2024

Siamo ormai a metà ottobre, con giornate sempre piene di sole e di calore. Un piacere, uscire di casa, e godere di questo inizio d’autunno che ci riserva ancora tanto della calda - tranquilla, estate che ci ha appena salutato.

Quasi tutti i giorni, da registrare ancora arrivi, sempre graditi, di turisti di diverse regioni italiane, giunti per rendere omaggio ad una città come Pisticci, da sempre meta preferita da chi sceglie, tra l’altro, di visitare questo importante pezzo di Basilicata, baricentrico verso il mare Ionio, verso l’Appennino Lucano e verso le colline che lo circondano.

“Quando le colline sono in fiore, è bello arrampicarsi fin lassù, a Pisticci. Siamo nella Basilicata “triste, solenne e povera” anche se niente sembra farlo presagire. Niente, finchè l’asfalto non comincia qua e là a mostrare crepe….Se giungi in una domenica di sole all’ora dello struscio, corso Margherita è un’affollata isola pedonale impettita di gioventù e di opulenza: tutt’altro che la lunga teoria dei paesi-presepe sbriciolati di povertà e avvizziti di vecchiaia da una emarginazione che, purtroppo si è portata via le energie più belle, che ha spento il sorriso di chi partiva tanto quanto la speranza di chi rimane”. Questa è la Pisticci di qualche lustro fa, come  l’aveva trovata e descritta l’allora direttore de “La Gazzetta del Mezzogiorno”, Lino Patruno  che di questa città volle conoscere tutto, dai Calanchi immortalati del film “Cristo si è fermato a Eboli” e dalle tele di Carlo Levi, alle bianche case del rione Terravecchia, al suggestivo rione Dirupo, una delle “100 bellezze della piccola grande Italia, da salvare”, alla Cattedrale, risparmiata dalla frana della notte di Santa Apollonia del 9 febbraio 1688, ai ruderi del Castello degli Acerra, ai resti del Rione Croci semidistrutto da una frana del 1976, e ancora, alla chiesa di San Rocco opera dell’architetto pisticcese Ernesto Lapadula, del 1933, (da poco restaurata e consolidata dopo una chiusura di ben 12 anni), alla Madonna della vallata, come Patruno chiamava la cappella della chiesa della Madonna delle Grazie nella valle del Cavone.

E’ trascorso qualche decennio da quella gradita visita, - che abbiamo voluto ricordare - ma possiamo affermare che Pisticci è bella sempre e non c’è stagione che le vada stretta: ogni abito che madre natura le fa indossare ne esalta una delle tante peculiarità, proprio come accade con una donna di gran classe e proprio come si verifica anche in questi giorni di pieno ottobre 2024. Insomma, una città, bella in tutte le stagioni.

Difficile stabilire se sia più affascinante quando d’inverno a volte si ammanta di bianco e il suo profilo assume l’aspetto di un arabesco incantato o quando emerge a fatica dalle nebbie che soffocano le valli del Basento e del Cavone proiettandoci in un mondo fantastico dove è difficile stabilire i confini tra sogno e realtà. Una lunga striscia di terra di una trentina di chilometri separata a nord est e a nord ovest dai due fiumi, in cui una più che millenaria attività agricola si è intrecciata nell’ambiente, modificandolo, ma adeguandosi a sua volta al disegno della natura. Un territorio tutto da scoprire, con oltre 7 chilometri di spiaggia sabbiosa, che qualcuno battezzò “Costa d’oro” e una natura intatta con tratti molto suggestivi. Di sicuro, uno degli angoli più belli della costa jonica, dalle acque cristalline di un mare azzurro (quest’anno soprattutto), di un sole e di una natura che non ha eguali. E su questa costa, anche in questa estate che ci ha lasciato, sono stati accolti i tanti vacanzieri che hanno scelto questa splendida, accattivante meta. Dall’avveniristico complesso degli Argonauti, al  Ti Blu Village Club, al caratteristico e civettuolo Borgo San Basilio, al residence Le Dune CTC, agli attrezzati lidi, ai vari Agriturismi, una vacanza accattivante sulla nostra costa, di una invidiabile posizione geografica da cui muoversi per raggiungere in poco tempo, importanti siti archeologici come Policoro, Metaponto e Incoronata, i caratteristici Sassi di Matera, l’Oasi faunistica dell’oasi di San Giuliano, il maestoso castello di San Basilio, la nuova Marconia, le Tavole Palatine, il Bosco Manferrara a Pomarico, ma anche comodamente raggiungibili il Parco del Pollino e le altre splendide località della costa jonica e della costa tirrenica, in primis il centro di Maratea.

Michele Selvaggi

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