Venerdì, 22 Novembre 2024

La chiesetta della Madonna delle Grazie illuminata di bianco

Venerdì, 13 Agosto 2021

Non ce ne eravamo accorti, ma qualcuno più attento di noi, il prof. Mario D’Alessandro, ci ha informato di una bella sorpresa che interessa la chiesetta della Madonna delle Grazie nella valle del Cavone.

Due organi illuminanti infatti, a destra e a sinistra del manufatto, nelle ore serali e notturne illuminano la antichissima struttura (da poco restaurata) e, come si può notare dalla documentazione fotografica, la stessa appare ancora più graziosa in una valle bella ma sempre desolata come quella del Cavone, che noi ci permettemmo di dare il nome di “ Valle del silenzio” proprio per le poche attività extra agricole ivi presenti. Una piacevole novità quindi, anche se sarebbe interessante sapere il nome di chi si è preoccupato della iniziativa. Per ringraziarlo pubblicamente a nome della comunità che sarà parecchio apprezzata dai passanti di quella zona, che comunque avranno un motivo in più per una sia pur veloce sosta davanti a quel luogo sacro. Per l’occasione e per la storia, ricordiamo che i preziosi e ammirati interni della graziosa chiesetta rurale costruita intorno al 1820, sono opera di un artista pomaricano, Francesco Antonio Selvaggi (nessuna parentela col sottoscritto) che ebbe fortuna e onore di lavorare alla casa reale napoletana. Storia incredibile. Una specie di favola che vale la pena raccontarla. Nato a Pomarico l’8 settembre 1827, primogenito di una famiglia povera e numerosa, dotato di grande intelligenza e attitudine all’arte, Francesco A. proprio a causa delle misere condizioni familiari, non potè frequentare altra scuola oltre alla elementare. Si racconta che mentre prestava servizio di leva a Napoli, si rese responsabile di un atto di insubordinazione, che gli costò un paio di anni di dura prigione nelle carceri partenopee. Fu appunto durante la detenzione che venne a conoscenza di un concorso per adornare alcuni saloni dei palazzi reali di Napoli. La cosa lo interessò e, nonostante la detenzione, chiese ed ottenne il consenso di partecipare. In cella, lavorò su un bozzetto che la Commissione Reale di Architettura apprezzò e premiò per originalità e stile altamente innovativo. Uscito di prigione, si mise subito al lavoro e le sue opere fatte soprattutto di capitelli e stucchi preziosi, piacquero tanto al Re Ferdinando II° che volle conoscerlo di persona e che, dopo averne apprezzato le sue rare qualità artistiche, lo nominò “Architetto di casa Reale”. Per anni operò ai palazzi baronali di Napoli e Reggia di Caserta, ma con la morte del re, il crollo delle Due Sicilie, l’ascesa di Garibaldi e l’impresa dei “Mille”, gli eventi mutarono rapidamente per cui, deluso per la vana attesa di un ritorno dei Borboni a Napoli e rimasto senza lavoro, decise di ritornare a Pomarico. Qui si dedicò ad adornare gli interni della Chiesa Madonna del Carmine, un raro gioiello di architettura spontanea, ammirata da Ridola, Granturco e Torraca. La sua opera più bella resta comunque l’altare del Sacramento dell’Addolorata, da qualche lustro restaurata. Ma l’artista, operò con successo in diversi centri della provincia, in particolare a Pisticci dove appunto, oltre alle opere interne della chiesetta delle Grazie realizzò la Torre dell’Orologio in p.zza S.Rocco, unica nel suo genere. Il “mal di cuore” lo sorprese davanti alla chiesa della Madonna del Carmine da poco completata, dove insieme ad amici, per devozione alla Vergine, si era fermato. Era il pomeriggio del 5 agosto 1882.Francesco Antonio Selvaggi moriva proprio davanti al suo ultimo capolavoro.

Michele Selvaggi

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