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Per il perito della Corte d'Assise di Potenza, la 27enne accusata di aver ucciso il nonno non è affetta da disturbi psichici. La difesa: "L'ansia dissociativa la portava a perdere il contatto con la realtà"
Sarà presa il 9 novembre una decisione sul destino processuale di Carmen Lopatriello, la 27enne di Marconia accusata di aver ucciso il nonno Carlantonio il 7 gennaio 2020. Si è svolta, intanto, l'udienza davanti alla Corte d'Assise di Potenza per valutare se la giovane, al momento dei fatti, fosse in grado di intendere e volere e se è nelle condizioni di affrontare il processo.
Da un lato il perito incaricato dai magistrati, che ha confermato le piene facoltà mentali per la ragazza prima, durante e dopo l'omicidio. Una posizione condivisa dal consulente nominato dai familiari dell'anziano, che si sono costituiti parte civile. Di parere differente invece la consulenza della difesa. Carmen Lopatriello avrebbe subito un vero sovraccarico emotivo legato all'assistenza all'anziano nonno, a cui badava da cinque anni, e soffrirebbe di "ansia dissociativa", che potrebbe averne condizionato i comportamenti.
La parola adesso passa ai giudici della corte d'Assise. Qualora dovesse essere accolta la tesi della difesa, la giovane verrebbe affidata a un percorso terapeutico. Se invece il riconoscimento sarà solo parziale o completamente respinto, si andrà verso la celebrazione del processo.
Lopatriello è stata arrestata a luglio del 2020, sei mesi dopo l'omicidio che aveva sconvolto la comunità di Marconia. Secondo l'accusa, il gesto, definito dagli inquirenti di "overkilling" (eccesso incontrollato di rabbia), sarebbe stato causato da una lite improvvisa legata a motivi economici.
Lo scorso marzo la Corte di Cassazione aveva confermato le esigenze cautelari per la giovane poiché considerata dai giudici pericolosa e propensa al crimine.
fonte Tgr Basilicata