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Tormentato dalle frane. Ma sempre in piedi. Una dolorosa storia ultrasecolare, quella dei movimenti franosi della nostra città, che iniziò la notte del 9 febbraio 1688, quando durante una copiosa nevicata, una parte del rione Casalnuovo (ora Terravecchia), si staccò precipitando a valle, con distruzioni e 400 morti.
Evento ricordato come la “tragedia della notte di S. Apollonia” sempre onorato con manifestazioni e riti religiosi in suffragio di quelle vittime.
Dopo esattamente 333 anni, di tranquilla stabilità statica del territorio, nel novembre 1959, improvvisamente un’ altra frana interessò i rioni Croci e Tredici e la periferia del Dirupo con le vie Meridionali e S. Martino, tra le più colpite, fino alla chiesa di Concezione.
Emergenza fronteggiata con grande coraggio, dall’allora Tecnico Comunale Geom. Arcangelo D’Angella (“don Arcangelo”) che nonostante i pochi mezzi e personale a disposizione (l’Ufficio oltre a D’Angella contava solo un assistente, mastro Antonio Gesualdi) riuscì a gestirla in modo esemplare. Danni notevoli e diverse case sgomberate. La cosa addirittura determinò l’emissione di decreto Presidenziale di “trasferimento totale dell’abitato. Decisione forse presa troppo in fretta, atteso che il 14 agosto 1968, il decreto fu trasformato in “Trasferimento parziale“, limitato ai rioni Croci, Tredici e Dirupo e che dopo circa 50 anni, fu definitivamente cancellato nel 2014, quando era in carica il sindaco Vito Di Trani.
Nei primi anni 70, un altro movimento franoso colpì la parte nord del rione Matina col danneggiamento di diverse decine di case. Quasi contemporaneamente l’unico campo sportivo della città, denominato “Ponte Pisciacchio”, fu tagliato in due, da un abbassamento di diversi metri, che determinò la fine dell’unico spiazzo sportivo e che spinse il sindaco Rocco Grieco, ad individuare un nuovo sito in zona S. Gaetano dove si realizzò il nuovo Stadio, inaugurato il 18 agosto 1976, dall’allora sindaco Nicola Cataldo. Nel frattempo sempre da parte del sindaco Grieco, era stata scelta Marconia per il trasferimento parziale dell’abitato, dove centinaia di famiglie grazie all’assegnazione di suoli e contributi, riuscì ad edificare. Solo pochi mesi dopo, Pisticci fu colpito da una immane tragedia (si parlò del più grande disastro della Basilicata). La notte del 21 novembre 1976 una frana di inaudite proporzioni, cancellò quasi tutto il rione Croci. Per fortuna senza vittime e ciò grazie all’impegno del sindaco Nicola Cataldo, del Tecnico Comunale Michele Motta, dell’Assistente geom. Pino Coriglione e del Capitano dei VV.UU. Rocco Silletti che convinsero i proprietari di case ad abbandonarle in fretta e solo pochi minuti prima della tragedia.
Il resto è storia recente con il cedimento della zona Marco Scerra - agosto 2014 e la frana dello scorso 29 settembre in zona Macello che determinò la chiusura della provinciale, con provvedimenti da adottare da parte di Provincia e Regione.
E’ importante comunque sottolineare che tutte le emergenze, sempre fronteggiate da validi amministratori e validi dirigenti tecnici comunali che è importante ricordare, come lo stesso Geom. D’Angella per 40 anni, il geom. Michele Motta per 25 anni, l’ing. Michele Leone (anche dirigente regionale), l’arch. Rosa Marrese, passando per l’ing. Pino Montemurro, l’ing. Salvatore De Marco, fino all’attuale dirigente, ing. Rocco Di Leo. Forse anche grazie a loro, Pisticci è ancora e sempre in piedi.
Michele Selvaggi