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L'inchiesta dopo la scoperta e il sequestro di container pieni di scarti nel porto di Salerno. Disposti anche fermi di beni e somme per un milione di euro
Si sarebbe dovuto trattare di scarti di lavorazione della raccolta differenziata, ma tra gli oltre 20 container di rifiuti giunti nel porto di Salerno dalla Tunisia e lì trovati dagli uomini della Dia di Basilicata c'erano residui della lavorazione di prodotti sanitari e ospedalieri derivante dalle illecite attività di miscelazione e compattazione delle balle di rifiuti
Il ricco fascicolo fotografico dei rifiuti è il cuore dell'inchiesta che questa mattina ha fatto scattare l'esecuzione di undici misure cautelari, 5 arresti in carcere, quattro ai domiciliari e due misure interdittive, oltre al sequestro di somme per un milione di euro e di impianti di tre aziende che operano nei rifiuti. Tra i destinatari delle misure cautelari diversi imprenditori del settore e un funzionario della Regione Campania.
Al centro del presunto traffico ci sarebbe un'azienda del Vallo di Diano, che quelle circa 282mila tonnellate di rifiuti le avrebbe spedite nel paese nordafricano codificandole, appunto, come scarti della raccolta differenziata della plastica, per vedersi poi i container bloccati al molo di Sousse e rimandati a Salerno proprio in virtù dell'irregolarità.
Anche perché una parte di quel carico fu incendiato non appena giunto in Africa e causò uno scandalo in Tunisia che costò l'arresto all'allora ministro dell'Ambiente tunisino, condannato per questa vicenda.
Irregolarità contestate dall'azienda italiana che aveva denunciato come i sigilli dei container mandati in Tunisia fossero stati manomessi prima della restituzione e come addirittura fosse rientrato un container in più rispetto a quelli spediti, sostenendo di non poter rispondere di quanto era all'interno al momento della restituzione. Questa mattina la svolta con gli arresti.