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La nostra storia ci riporta indietro di diverse decine di anni. Il tempo, inesorabilmente, stravolge il nostro cammino, sempre al passo con il veloce progresso che non ha risparmiato usi, costumi e abitudini della nostra gente.
Ora le serate, si trascorrono anche in pizzerie e ristoranti, con famiglia, amici, amori, trascorrendo qualche ora in compagnia, gustando un antipasto, primo, secondo, pizza, birra. Tutto ciò, qualche decina di anni fa, non esisteva, ma non per questo mancava il modo di poter trascorrere la serata con amici, magari dopo una giornata di lungo e pesante lavoro nei campi e nelle botteghe.
A rendere piacevole il fine giornata, ci pensavano le……. “cantine”. Parola che fa subito pensare ad un luogo dove in autunno si lavora l’uva e attraverso un laborioso procedimento di fermentazione, si trasforma il mosto in vino. Ma non è così, perché il nostro riferimento alla parola “cantina” ha un significato diverso e ben preciso, atteso che si trattava di un locale pubblico con lunghi tavoli e sedie e con contenitori di varie qualità di vino servito agli avventori che, quasi sempre si ritrovavano nello stesso locale, più o meno con gli stessi amici.
Si faceva a gara tra i commensali, nel portare a tavola specialità della casa come carne e patate, carne arrosto, cacciagione, salumi, vari tipi di cacio - allora - ricordiamo - andava di moda il formaggio con i vermi, specialità appetita da molti, ma non da tutti. Insomma, tanto ben di Dio, annaffiato dal buon vino del locale, per una piacevole serata.
Era anche l’occasione per discutere su fatti di giornata e su pettegolezzi del momento. Un modo o l’altro, comunque per dimenticare o lasciare da parte qualche immancabile grattacapo.
Per saperne di più, ci siamo fatti aiutare da chi, sull’argomento ne conosceva più di noi, il sig. Salvatore Scorrano che all’epoca abitava nel rione Croci dove trovavano sede alcuni di questi locali. Da un elenco dettagliato da lui gentilmente fornito, scopriamo che, praticamente il rione Terravecchia era il solo a non registrare la presenza di questi locali. Poco vicino però, inizio di via Loreto, una famosa “cantina” gestita da Bartolomeo Malvasi, uomo politico dell’epoca e poi consigliere comunale. Solo a poca distanza, inizio di via Risorgimento del rione Dirupo (dove adesso c’è il ristorante l’Incontro) l’altra famosa, di tale “Selvaggi” (non mio parente) e l’altra ancora su via Farini di Leucio Miele. Nel rione Croci, la Cantina di Giovanni Cerabona e nel rione Matina quella di Giovanni Viggiani detto “ Pirlich”. Lungo via Di Giulio invece, il locale di Matteo Camardo, mentre nel rione Piro, famoso era quello di “Pietr a Mul”. In via Cirillo, la “cantina” di Vito Quinto e l’altra a “Cantoio”, di Giuseppe Giannace detto “Sciapparecch” e al rione Tredici, quella di Di Trani “A Fat”. Sempre nel rione Matina, era ubicata quella di Francesco Grieco detto “Marchesiedd”.
Tutti questi locali erano presenti a partire dagli anni 40. Dopo gli anni 50 invece - sempre secondo chi ci ha fornito le notizie - altre se ne erano aggiunte: quella di Nicola D’Onofrio, detto “Catapano” nel Dirupo, di Ambrogio Corrado a Corso Metaponto, Donato Cataldo in via Paisiello e Giuseppe Bellitti a “Cuozzo”. Insomma, tutto un fiorire di locali dove ci si riuniva, mangiando qualcosa e bevendo ottimo vino che aiutava a scacciare i….pensieri cattivi. Chiudeva la serata, l’amichevole “buona notte” e l’immancabile appuntamento alla…..sera dopo.
Il nostro racconto finisce qui, augurandoci di aver, ancora una volta, fatto cosa gradita ricordando altri fatti della nostra storia che pochi conoscono e scusandoci se abbiamo dimenticato qualcuno o qualcosa, ma anche per qualche imperfezione dovuta al troppo tempo trascorso da quell’epoca.
Michele Selvaggi