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Un’analisi attenta, precisa e ricca di contenuti storici, e critici, il corposo servizio firmato oggi 23 marzo, dal nostro illustre concittadino, Giovanni Tricchinelli, già Vice Presidente di Mediocredito e Intesa San Paolo. L’argomento è quello che da qualche settimana stiamo vivendo noi e in particolare le nazioni d’Europa, preoccupate per una crisi che finora ha fatto registrare distruzioni e morte dopo l’invasione russa della Ucraina.
“Fu Leone Tolstoi - esordisce Tricchinelli - a ricordarci con un suo aforisma, che l’uomo persegue sempre la pace, ma che in qualsiasi momento è pronto a scatenare la guerra. Riferendosi al genere umano l’autore di Guerra e Pace scrisse: “Togli il sangue dalle vene e al suo posto versaci dell’acqua. Solo allora non ci saranno più guerre”. Ecco l’amara verità che non vogliamo accettare.
Dopo 70 anni di pace e due di pandemia - spiega Tricchinelli - nessuno di noi avrebbe mai immaginato che si sarebbe aperto un altro scenario ben più nefasto. Quello che si è materializzato solo poche settimane fa con una guerra vera, spietata, crudele con tutto il suo carico di morte, sopraffazione e sofferenza”. Ma come è stato possibile tutto ciò e perché si è arrivati all’irreparabile, si chiede l’autore? E’ presto detto, atteso che l’Europa, per tanti anni ha sottovalutato i segnali che venivano dalla Russia dove Putin ha costantemente alimentato il revanscismo e la nostalgia della grande nazione zarista. Per lui - sostiene Tricchinelli - la più grande tragedia del novecento, non è stata la II° Guerra Mondiale, ma la dissoluzione dell’Unione Sovietica e noi europei, ci siamo fidati delle apparenze e abbiamo ben presto dimenticato la definizione che subito dopo Yalta, Winston Churchil dette del vecchio impero degli zar: “la Russia è un rebus avvolto in un mistero che sta dentro ad un enigma”. Ma ora che Putin ha svelato al mondo intero la sua vera natura dispotica, violenta e guerrafondaia, per noi europei - spiega Tricchinelli - si apre un nuovo capitolo della nostra storia e gli effetti devastanti di questo conflitto scellerato, ricadranno anche su di noi, sulla nostra società, sulla nostra economia, sul futuro dei nostri figli. Tragiche conseguenze, con la fine del grande sogno europeo della pace perpetua e del benessere acquisito, la corsa agli armamenti, l’impennata del prezzo del petrolio, del gas e delle altre materie prime e le dure sanzioni inflitte alla Russia che inevitabilmente si riverseranno sul nostro tenore di vita. Inevitabile, a questo punto - ammonisce l’autore del servizio - la percezione della precarietà della pace e della minaccia della nostra libertà. Convinzioni e sentimenti che dovrebbero motivare a costruire una Europa più forte e unita, che abbia una sola politica estera e una sua politica di difesa con un esercito comune e una efficace legislazione sociale. Il pericolo - sempre secondo l’ex Vice Presidente di Mediocredito - è che se l’Europa continuerà a viaggiare su due dimensioni, l’asse del nord franco - tedesco e il fronte del Sud, quello Mediterraneo, continueranno ancora ad essere una potenza economica, ma non diventeranno mai una identità politica, fermo restando che nella nuova geopolitica che Putin ha inaugurato, l’Europa dovrà giocare un suo ruolo”.
Il lavoro di Tricchinelli, infine, ricorda che furono due grandi statisti italiani Alcide De Gasperi e Carlo Sforza, che proposero nei primi anni 50, la creazione della Comunità Europea di Difesa (CED), un progetto osteggiato dai francesi nel 1954. “Nella mente di De Gasperi - ricorda ancora Tricchinelli - era già chiara la sua grande visione politica. La CED avrebbe sì garantito una autonomia militare difensiva, ma sarebbe stato il primo passo verso una effettiva unità politica del vecchio continente. Così come i padri dell’Europa moderna intuirono che la democrazia, la pace e la libertà, erano dei traguardi che andavano faticosamente conquistati e custoditi.
Ora che possiamo osservare con sgomento, la carneficina che la guerra provoca sugli innocenti - conclude Tricchinelli - dobbiamo ritornare a quelle intuizioni. E realizzare finalmente quegli Stati Uniti d’Europa che rappresentano, oggi ancor più di ieri, l’unico baluardo contro la prepotenza scellerata dei nuovi nazionalismi”
Michele Selvaggi