Editore Associazione Culturale Mp3. P.IVA 01187270770
Registrato presso il Tribunale di Matera n. 4/2009
Direttore Responsabile Roberto D'Alessandro. Webmaster Vittorio Ricchiuto
+(39) 328 447 4326
redazione@pisticci.com
Personaggi pisticcesi del Risorgimento Italiano. Eccellente poeta e valente medico, che ebbe prova di stima e di amicizia dal famoso prof. Cardarelli a di altri illustri clinici napoletani dell’epoca.
Donato Barbalinardo era nato nel 1842 a Pisticci, nel rione Terravecchia. “I suoi versi - ricordava il compianto avvocato Francesco Onorati - furono una rivelazione, per me universitario a Napoli nel dopo guerra. Un suo sonetto giovanile meritò “risposta per le stesse rime” da parte di Giosuè Carducci che lo incluse in “Levia gravia”. Ma io giovinetto - continuava Onorati - fui attratto dalle gesta di Barbalinardo, collegate al periodo risorgimentale ed alla parte attiva da lui avuta in quella gloriosa vicenda. In particolare desideravo sapere qualcosa di più su quel famoso “Inno a Garibaldi” da lui scritto, di cui con entusiasmo, mi parlava spesso mio padre insegnante. L’occasione si presentò in una delle poche giornate belle del crudo inverno del 1946 sul sagrato della Chiesa Madre in Terravecchia, dove incontrai Filippo Barbalinardo che viveva ancora nella casa paterna. Mi parlò del padre, con nostalgia e tenerezza, ma anche con devozione e commozione. Anima passionale e soprattutto umana quella del medico Barbalinardo, legato saldamente alla terra arida che lo aveva visto nascere, ed ai suoi figli più veri di cui avvertì immensa miseria “quasi animali incoscienti e vittime selvagge di un destino crudele”.
Innamorato e romantico, giovinetto quattordicenne, innalzò un inno alla luna “bella, romita divina”. Successivamente, durante le lunghe sere d’inverno, quando cadeva la neve, compose l’ode “La bufera” bella di un lirismo fresco, tutta ravvivata da un fuoco interiore, tipico dell’autore”. L’Inno a Garibaldi- ci ricordava ancora l’avvocato Onorati - venne composto quando Donato aveva appena compiuto 18 anni, nel 1860. “A quell’epoca Donatuccio - come familiarmente lo chiamavano parenti e amici - aveva lasciato Pisticci e completava gli studi liceali nel Seminario di Molfetta. Ma il suo sguardo attento andava lontano in quel periodo turbinoso, nell’isola ardente dove un manipolo di audaci aveva dato inizio all’epopea garibaldina. Avvertendo la grandezza della impresa, incitò l’Eroe dei Due Mondi a “sempre osare”. Nacque così, l’Inno a Garibaldi”: “Salve! De le Sicilie il gemito ascoltasti e ratto come l’aquila de l’Alpi sorvolasti; e di tue penne al fremito i regi impallidir...”.
L’inno, subito diffuso a Napoli nel gruppo degli universitari, tra i patrioti più ferventi, stampato in migliaia di copie e distribuito clandestinamente sotto gli occhi della Polizia borbonica, sempre lottando e fuggendo sino a quando il grande sogno si avverò.
Donato Barbalinardo esercitò la professione di medico prima a Napoli dove appunto fu oggetto di stima e apprezzamento da parte di illustri clini, poi nella sua Pisticci dove nel 1909 morì all’età di 67 anni. Tanti gli episodi legati alla vita di medico di questo illustre concittadino. Tutti con un denominatore comune: professionalità eccellente e grande umanità verso quella povera gente che aveva avuto occasione di curare e assistere.
Michele Selvaggi