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Dal libro “Il decennio francese in terra di Pisticci” di G. Coniglio
Nel corso del Decennio Francese, il governo napoleonico, tra le varie riforme della pubblica amministrazione avviò una vera e propria rivoluzione nel settore della Giustizia. Un Ufficio del Giudice di Pace fu istituito anche a Pisticci nel 1810 come riconoscimento per la sua consolidata e secolare tradizione giuridica ma il personale ridotto provocò ritardi e varie disfunzioni. Il giudice di Pisticci Giovanni De Syon, in servizio dal 9 aprile 1812 all’agosto 1815, appartenente a nobile famiglia, aveva il compito di “spegnere le risse e le inimicizie ed i contrasti” assumendo anche mansioni di giudice di polizia, e di emettere sentenze inappellabili con ammende che non dovevano superare i venti ducati e non più di dieci giorni di carcere. In materia civile interveniva sulle cause da contratti verbali stipulati nei mercati e nelle fiere, valutazione di danni arrecati nei campi da uomini ed animali, usurpazioni di case e terreni e mancata riscossione dei fitti, terraggi e decime.
Il suo compenso era di circa 150 ducati all’anno, oltre ai contributi straordinari e un particolare premio per ogni lite conciliata. Ma l’impegno maggiore era quello di dover fronteggiare le bande di briganti che con le loro scorrerie imperversavano per tutto il comprensorio. In relazione alla complessità del territorio il magistrato di Pisticci fu nel contempo stanziale e itinerante. Ma l’organico estremamente ridotto e la scarsità di mezzi costrinsero Pietro De Syon, aggiunto di Pace di Pisticci, a inoltrare una supplica al Gran Giudice e Ministro di Giustizia e Culto il 6 maggio 1809 tendente a rafforzare la struttura. Nell’ambito della fase di maggiore autonomia della Giustizia, i Giudici di Pace assunsero competenze più ampie e cominciarono ad essere prescelti nell’àmbito di una terna presentata dal Decurionato di ogni comune. Tra le prerogative richieste, peraltro molto selettive, vi erano l’appartenenza alla categoria dei proprietari, l’obbligo del domicilio nel Circondario, aver superato i trent’anni e soprattutto essere classificati tra i cittadini “probi e fedeli”.
Non era più richiesto il titolo di studio di “dottore in utroque jure” o un diploma in Diritto. Solo nel 1912 con l’apertura della nota scuola legale “Alunnato” a Napoli, il titolo di studio diventerà poi una condizione indispensabile per l’accesso alla professione di giudice di pace della durata di tre anni con possibilità di conferma per i successivi trienni. Ma la carenza di uomini di legge costrinse i governanti a impiegare vecchi funzionari, come Nicola Stratigopoli, con incarichi a Pisticci, Irsina e Palazzo S. Gervasio, Acerenza. Nei frequenti periodi di “vacatio” del titolare, i poteri erano espletati dal supplente o l’aggiunto, che si avvaleva della collaborazione di un cancelliere o del mastrodatti. Nel Tribunale di Pisticci ha esercitato per molti anni il ruolo di cancelliere Nicola Teolofilo (La)Zazzera, per il quale il giudice De Syon chiese il congedo, dopo un meritorio servizio, in quanto “afflitto da problemi di salute”. Durante il decennio, Pietro Filippo Latronico, ritenuto funzionario estremamente affidabile e fedele sostenitore del protettorato francese, fu chiamato a esercitare tutti i poteri civili e penali.
Il suo fu più che altro un mandato politico per combattere la setta antifrancese che aveva nel prete Don Ambrogio Gaeta e nel monaco riformato Padre Carlo i suoi principali esponenti.