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Tra qualche giorno i cittadini pisticcesi saranno chiamati ad esprimere le proprie intenzioni di voto per eleggere la nuova amministrazione. Come è d’uopo fare in queste occasioni, i candidati approcciano la loro campagna elettorale puntando su parole come “rinnovamento”, “innovazione”, “novità” e così via dicendo.
Al giorno d’oggi, un termine ricorrente, spesso abusato, nei vari dibattiti politici è “digitalizzazione”. Spulciando i vari programmi elettorali delle coalizioni politiche in corsa alle elezioni amministrative del comune di Pisticci, è possibile constatare che qualcuno ne ha parlato, qualcun altro lo ha sfiorato e c’è chi addirittura questo argomento l’ha completamente ignorato.
La digitalizzazione dei processi e dei servizi sono la vera chiave di svolta per una PA che voglia restare al passo coi tempi ed avere un impulso netto ed innovativo nella vita di cittadini, professionisti ed imprese.
Digitalizzare, però, non può prescindere dal cambiamento degli usi, del modo di approcciare le problematiche e dell’organizzazione dei procedimenti. I processi e le procedure necessitano una rivisitazione ed omogeneizzazione del loro iter ed una puntuale individuazione dei tempi di chiusura. Lo impone la legge. Insomma, non è più il tempo di lasciare le cose al caso o alla buona volontà del singolo dipendente pubblico. Non c’è più spazio per l’improvvisazione, per il pressapochismo, per la casualità.
Bisogna cambiare marcia, anzi mezzo: è arrivato il tempo di abbandonare i “treni a vapore” che ci conducono al traguardo con sofferenza e scomodità. Adesso è tempo di salire a bordo dei treni ad alta velocità che possano portarci dritti, spediti e in maniera confortevole verso gli obiettivi.
Per far ciò, si rende strettamente necessario recuperare quel ritardo che è stato accumulato nel corso degli anni nelle competenze “digitali” dei cittadini e dei dipendenti della macchina pubblica.
Ma bisogna innanzitutto sgombrare il campo dalla confusione: cos’è questa tanto decantata digitalizzazione? La digitalizzazione va intesa come una riorganizzazione informatica degli uffici comunali che ha come obiettivo sia una maggiore efficienza delle attività interne, sia il potenziamento dei servizi da fornire al cittadino attraverso il web, consentendo all’Ente di sviluppare alcuni processi informativi per il miglioramento della interoperabilità degli uffici comunali e per il sostegno del dialogo fra amministrazione centrale e cittadino.
Dicevamo prima che la digitalizzazione deve essere intesa anche come individuazione, definizione, analisi e razionalizzazione dei procedimenti amministrativi. Gli obiettivi strategici da raggiungere sono:
Digitalizzazione: non è un nemico di cui diffidare.
Per esperienza, quando si tratta l’argomento della digitalizzazione, lo si fa molto spesso con troppa sufficienza e poca convinzione. Un modo di fare probabilmente dovuto anche alla conoscenza poco approfondita che si ha di essa. L’argomento non può e non deve essere ritenuto marginale rispetto ad altri: nel corso degli ultimi anni riveste un ruolo ed una importanza fondamentali nel processo di sviluppo della nostra società. Esso deve essere considerato come una necessità trasversale e non appannaggio di pochi esperti del settore. Né, tantomeno, bisogna approcciare ad esso come fosse un nemico di cui diffidare.
Valorizzazione dell’Ufficio per la Transizione al Digitale.
Negli ultimi anni qualcosa è cambiata: il Comune di Pisticci si è dotato (finalmente) di un sistema informatizzato di gestione degli atti amministrativi. Recentemente è stato istituito l’Ufficio per la Transizione al Digitale che è un ufficio trasversale, dal quale devono transitare tutti gli aspetti sia di pianificazione che operativi che riguardano l’informatizzazione.
La valorizzazione di questo ufficio con la sua piena operatività, aiuterebbe a metterci alle spalle quel vecchio modus operandi che portava ad estemporanee, disomogenee e dannose decisioni in merito al digitale.
L’importanza dell’interoperabilità
Nel processo di digitalizzazione, fondamentale è l’interoperabilità dei processi e la condivisione dei dati. Tutti aspetti individuati dai Piani Triennali per la Transizione al Digitale stilati a livello centrale, ma poco o mal intercettati a livello locale per i motivi di cui sopra. È necessario, dunque, che l’ente si doti di un importante strumento informatico che automatizzi gli interi processi amministrativi e che migliori l’interoperabilità degli uffici coinvolti. Il funzionamento di una organizzazione dipende dal quotidiano svolgersi di processi, in gran parte interfunzionali, che richiedono un elevato livello di integrazione e di coordinamento.
Il punto di arrivo deve essere un sistema di dati integrato e georeferenziato: il GIT (Gestione Integrata del Territorio), un sistema che integra i dati principali dei vari back-office dei gestionali, permettendo una visione del “cliente” (cittadino, professionista, impresa) a 360 gradi.
PNRR
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, di cui tanto si parla anche in questa campagna elettorale, è strettamente collegato al processo di digitalizzazione. Il 27% delle risorse del PNRR è dedicato alla transizione al digitale, vista soprattutto come trasformazione della PA in chiave digitale (c.d. e-government). Fondamentale sarà, dunque, per intercettare tali fondi, avere idee chiare e personale competente in grado di redigere progetti vincenti.
Sanità, Scuola, Agricoltura, Cultura, Turismo, Ecologia, Mobilità: nei prossimi anni la digitalizzazione investirà ogni settore e la sua corretta applicazione ne caratterizzerà il loro successo.
Per questi motivi, l’appello che mi sento di fare a tutti i candidati in questo periodo di campagna elettorale è di prendere un impegno, qualora eletti: approcciare in maniera convinta e preparata alla digitalizzazione della macchina amministrativa nel suo complesso, al di là delle imposizioni di legge che pur ci sono. Si faccia in modo che gli slogan da campagna elettorale abbiano un seguito concreto perché il processo di innovazione è in atto e Pisticci non può e non deve più attendere.
Vittorio Ricchiuto