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Negli ultimi mesi si registra un susseguirsi di annunci e provvedimenti, i più vari, che riguardano il sistema ospedaliero di Basilicata.
Dopo la presentazione del Report sulla Rete Ospedaliera predisposto da questo Circolo La Scaletta, che aveva avuto non solo l’apprezzamento dell’allora Assessore Regionale alla Sanità ma anche conferma della oggettività dei dati riportati dal rapporto AGENAS commissionato dalla Regione Basilicata, si attendeva il varo dello strumento di programmazione che disegnasse il futuro e soprattutto il rilancio della sanità pubblica regionale che non vive, da un po’ di lustri, una stagione felice. Il Report poneva all’attenzione di tutti i cittadini lucani, ed in specie agli Amministratori Regionali, l’esigenza di migliorare la qualità delle prestazioni offerte come unica e vera arma per arginare il consistente esodo di cittadini che fanno ricorso a strutture ospedaliere extra-regionali per veder risolti i loro problemi di salute. Mentre appare che tutti siano concordi su tale indicazione, in realtà si risponde con una serie di provvedimenti organizzativi che, a nostro avviso, non colgono le reali necessità sanitarie della nostra Regione.
Occorre ricordare che il dibattito sulla sanità si era avviato, circa due anni fa, sulla bozza di un Piano Sanitario che aveva sollevato non poche polemiche. Piano, bisogna riconoscere, accantonato anche perché lo scenario sanitario, non solo regionale ma nazionale, era stato completamente stravolto dalla tragedia pandemica che ancora imperversa.
Pandemia che se per un verso ha portato dolorosissime morti, disastri socio-economici ed evidenziato carenze e disfunzioni nella sanità ha, però, d’altro canto indotto l’Europa ad allentare i vincoli economici e finanziari liberando risorse enormi per rilanciare l’economia ed anche per efficientare un diritto costituzionale, quale è la salute.
Il Governo ha attivato il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che ha individuato e programmato gli interventi strategici di interesse nazionale. Alle Regioni è demandato il programma degli interventi strategici sui propri territori. Giustamente la Regione Basilicata, sprovvista da decenni di qualunque strumento di programmazione, ha accelerato i tempi e, nello scorso gennaio, si è dotata di un Piano Strategico.
Bene, correttamente anche nel PSR si danno indicazioni organizzative per una sanità ospedaliera e territoriale che, sebbene rispondano a qualche necessità oggettiva, non appaiono di per se stesse in grado di garantire efficienza e qualità di prestazioni. Il PSR per l’attuazione delle scelte programmatiche rimanda a piani operativi di settore.
Ci si augurava, anche alla luce del dato non irrilevante che da ottobre scorso si è avviato il corso di laurea in medicina, che il nuovo Piano Sanitario vedesse la luce già da molto tempo. Si è sperato che il PSR inducesse alla presentazione del nuovo Piano Sanitario, atteso che altro non è che un piano operativo e che finalmente si affrontasse il nodo drammatico dell’emigrazione sanitaria extra-regionale.
Invece cosa si registra? Un fervore incredibile. Sembra che il Piano Strategico abbia dato la stura ad una serie di annunci e decisioni. Solo nell’ultimo mese, appena trascorso, si è registrato prima l’annuncio della attivazione presso la Madonna delle Grazie di Matera dei servizi di chirurgia pediatrica, di ortopedia pediatrica, di oftalmologia pediatrica e di otorinolaringoiatria pediatrica. Poi, sempre al Madonna delle Grazie, “una serie di avvisi pubblici” per assunzioni a tempo determinato di infermieri, medici ed altre figure professionali. Ed infine la istituzione delle 17 case di comunità. Nella Provincia di Matera, oltre alla istituzione di 6 case di comunità, vengono poi confermati ospedali di comunità Pisticci-Tinchi e Stigliano e rimangono inalterate le due centrali operative territoriali di Matera e Policoro. Quanto riportato è tratto da resoconti giornalistici e da comunicati stampa degli stessi Enti.
Dal modus operandi l’interrogativo è: la Regione ha già, e tenuto per se senza alcun dibattito e partecipazione delle parti sociali e soggetti interessati, il Piano Sanitario Regionale e quindi si muove con scelte supportate da un preciso progetto, ovvero si continuano a fare scelte ad “istinto” senza alcuna analisi e programmazione?
Entrambe le ipotesi, evidentemente, non accettabili!
Non si vuole far riferimento al Report del nostro Circolo ma all’analisi dell’AGENAS condotta, quest’ultima, su dati sanitari che la nostra Regione è tenuta ad inviare annualmente al Ministero della Salute. In entrambi si evidenziano i limiti della sanità ospedaliera e territoriale di Basilicata che producono una emigrazione sanitaria con costi devastanti e che depauperano qualità e professionalità dei nostri presidi ospedalieri. Si è evidenziato che è controproducente avere reparti ospedalieri che non hanno un bacino di utenza in grado di reggere in termini di costi di gestione. In una Regione che registra dati drammatici in termini anagrafici: spopolamento e denatalità (appena 550.000 abitanti totali) ci si chiede se è congruente l’attivazione di 4 servizi pediatrici. E’ molto probabile che si abbia torto nel porsi questo interrogativo, ma sarebbe utile ed oltremodo doveroso dimostrare che questi servizi sicuramente necessari, ogni specialità è necessaria ci mancherebbe, sono in grado di reggersi nella gestione e diventare un riferimento anche per utenze extraregionali.
Le case di comunità. Indubbia la necessità della istituzione di queste strutture previste già nel PNRR. Lascia profondamente perplessi intanto il dato della ripartizione. Possibile che non ci sia mai alla base di queste “spartizioni” un dato oggettivo di necessità e priorità? La logica non può basarsi sempre e solo nel numero della popolazione, ma devono concorrere, nelle scelte, tanti e molto più importanti elementi. Ad esempio, dati importanti possono essere la vicinanza delle case di comunità agli altri più importanti presidi ospedalieri. Credo che si è tutti a conoscenza di quanto siano difficili i collegamenti in alcune aree della Regione. Si è veramente convinti che i luoghi prescelti per le case di comunità siano facilmente accessibili da tutte le realtà territoriali? Perché alle comunità di Basilicata non è consentito conoscere quali sono le “analisi tecniche oggettive” alla base di tali scelte?
Infine, sarebbe oltremodo dovuto comprendere cosa vuol dire” rimangono inalterate le due centrali operative territoriali di Matera e Policoro”. Forse la Regione ha inteso modificare quanto stabilito dal Decreto del Ministero della Salute del 2 aprile 2015, n. 70? Per chiarire: il Decreto in questione stabilisce i livelli delle strutture ospedaliere in base alla popolazione. In pratica nella nostra Regione, in base alla popolazione, ci dovrebbero essere solo due DEA di 1^ livello. Potenza e Matera. Con la istituzione del corso di Laurea in Medicina il San Carlo Potenza diventa Policlinico e quindi continua ad essere DEA di 2^livello. Matera dovrebbe continuare ad essere DEA di 1^ livello, salvo, come si accennava, a diverse decisioni assunte ma non conosciute. Un chiarimento sarebbe perlomeno auspicabile.
I cittadini di Basilicata hanno diritto di sapere quale Sanità intende offrire la Regione e questo può avvenire solo ponendo al centro dell’attenzione quello che ci sembra essere il punto nodale: far sì che il 25% dei pazienti lucani che migrano verso strutture ospedaliere extra-regionali, per risolvere i loro problemi di salute, possano trovare risposte efficienti in ambito della nostra Regione. Un tale obiettivo deve diventare prioritario per i nostri Amministratori Regionali e le conseguenti proposte devono essee contenute in un Piano Sanitario dibattuto, condiviso da tutta la comunità lucana ed approvato. Fino ad ora solo provvedimenti spot slegati da ogni logica di piano organico. Ora non rimane altro che attendere le decisioni che assumeranno il neo assessore alla Sanità e la nuova Giunta Regionale!
Così in una nota, il presidente del Circolo Culturale la Scaletta, Paolo Stasi