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Svolta ieri mattina l’udienza del processo penale che riguarda l’azienda Materit che produceva manufatti in cemento-amianto in Valbasento. Segue la nota inviata dalle associazioni AIEA e Medicina Democratica che si sono costituite parte civile nel processo penale e tutelano i diritti dei lavoratori e delle vittime dell’amianto.
Martedì 7 maggio, nel Tribunale di Matera, c’è stata una udienza riguardante la morte di tanti lavoratori che hanno svolto la loro attività lavorativa presso l’azienda ETERNIT sita nella Val Basento a Ferrandina Scalo.
Le organizzazioni che hanno chiesto l’intervento della Magistratura penale sono state: Medicina Democratica (MD) e Associazione Italiana Esposti Amianto (AIEA), molto presenti nella Regione Basilicata, maggiormente operative con lo “sportello salute” a Matera e “parte civile” nel procedimento penale. La principale motivazione sostenuta dalle Associazioni di volontariato è rappresentata dal forte bisogno di assistere alla condanna di tale azienda che, non solo, non si è mai preoccupata della salute dei propri dipendenti ma ha, perfino, inquinato tutto l’ambiente circostante depositando abusivamente un centinaio di sacconi pieni di amianto e suoi manufatti ai bordi della SS Basentana, tralasciando oltre 600 sacconi di amianto friabile tipo crisotilo e si dice, anche, un centinaio di sacchetti di crocidilite abbandonati all’interno del capannone, e molti manufatti all’esterno. I sacconi contenenti amianto a margine della Basentana sono stati rimossi solamente dopo una richiesta di rimozione coatta inoltrata da AIEA VBA al Ministero dell’Ambiente e alle autorità territoriali.
Ignorare la estrema pericolosità delle fibre di amianto testimoniata, prima di tutto, dal gran numero dei dipendenti defunti, rappresenta l’assenza di qualunque forma di civiltà ed impegno all’interno della società in cui si vive, nello stesso tempo, nonostante l’ambiente di lavoro fosse saturo di polveri i dipendenti erano presenti ogni giorno per raggiungere l’obiettivo di dare una vita dignitosa alle proprie famiglie e non pensavano di adoperarsi per smettere di vivere al più presto.
In attesa dell’udienza si notava, in modo evidente, che i testimoni erano tutte donne-vedove, c’era una sola giovane donna ed un solo uomo (figli di operai defunti); ovviamente tutte si conoscevano e parlavano sempre dei propri congiunti, di quanto avevano patito dalla scoperta di primi sintomi, dallo sviluppo delle malattie, dal girare per molti ospedali e dal continuo venir meno di queste figure essenziali nella famiglia.
L’udienza ha avuto inizio molto tardi nel pomeriggio, gli avvocati della difesa dichiaravano di aver urgenza di non perdere i mezzi per raggiungere i propri studi, il magistrato ha calmato ogni forma di lamentela così ha avuto inizio l’ascolto dei testimoni convocati dagli avvocati di MD e AIEA. Questo è stato il momento più commovente e triste; ogni donna ha raccontato brevemente la propria terribile esperienza, tutte hanno ricordato il ritorno dal lavoro del proprio congiunto, le mogli, e qualche volta anche le figlie, battevano la tuta del lavoro da cui si sollevava una nuvola di polvere, tutte fibre di amianto, dopo deposito in una vaschetta di acqua, quindi il lavaggio in lavatrice. Tutte evidenziavano tristezza e tracce di lacrime, tutte hanno concluso con la data di morte. Non ci sono state molte domande da parte degli avvocati di difesa, c’è stato molto silenzio.
Gli avvocati si sono dichiarati d’accordo nel sentire i propri consulenti tecnici nella prossima udienza, la Giudice, affermando che si doveva evitare la prescrizione, ha fissato la prossima udienza per il 25 ottobre 2022, quando tutta la giornata sarà dedicata solo a tale procedimento.