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Riceviamo e pubblichiamo le parole di uno dei tanti lavoratori precari che lamentano la disattenzione del mondo politico e che negli anni hanno chiesto una stabilizzazione ad oggi mai ottenuta nonostante le tante promesse.
Queste le sue parole:
“Siamo una platea, gli ex tis e reddito minimo, trascurata da ogni diritto lavorativo. Mi chiamo Giuseppe, abito a Marconia e sono nato nel Pisticcese. Sono 17 anni che faccio parte della platea degli ex tis e lavoro presso il comune di Pisticci nel settore del verde. Con i tanti beneficiari chiediamo un diritto lavorativo. Grazie agli USB (unione sindacale di base ndr) di Potenza abbiamo ottenuto della visibilità perché in pochi si accorgono di noi. Sono già diversi mesi che manifestiamo sotto la regione Basilicata e i manifestanti provengono da ogni comune lucano. Chiediamo espressamente la stabilizzazione nella forestazione perchè non siamo figli di nessuno, e vogliamo una dignità lavorativa. Siamo lavoratori e svolgiamo diverse mansioni nei comuni di appartenenza. Noi lunedì saremo ancora a protestare e lo faremo fino a quando sarà necessario. Regione, Comuni, enti amministrativi facciano qualcosa, è ora di una soluzione definitiva. Spero che tutto si possa risolvere, ci vuole solo la volontà”.
Di seguito il comunicato USB in merito alla manifestazione di domani 17 aprile a Potenza:
“Lunedì 17 aprile 2023 a Potenza è in programma la manifestazione di lavoratrici e lavoratori Tis e Rmi con partenza del corteo alle ore 10 dall’altezza della Biblioteca Nazionale in Via del Gallitello e arrivo nei pressi della Regione Basilicata dove nel primo pomeriggio si terrà l’assemblea per discutere e decidere sulle determinazioni del governo regionale circa il futuro delle lavoratici e lavoratori Tis e Rmi.
Determinazioni che non possono soddisfarci, anzi sono un vero affronto alle lotte, alle nostre ragioni più volte espresse e alle proposte portate avanti negli ultimi mesi.
È la cieca prepotenza di chi ha deciso di mettere fine ad un’esperienza che per molti è quasi ventennale e che invece di cercare soluzioni alla precarietà ipotizza scenari completamente al buio, per arrivare forse alla pietosa concessione di ulteriori proroghe di cui per ora comunque non si parla.
Per continuare a ricattare e spingere alla disperazione 1800 famiglie, cui è stato negato il riconoscimento di un aumento al sussidio con i 300 euro medi per integrazione sui servizi destinati invece alle cooperative che si faranno carico dei “beneficiari fuoriusciti dalla platea”.
Esse si limitano ad ipotizzare ricette che sono già state assaporate amaramente dai lavoratori in passato, come le famose cooperative che nella migliore delle ipotesi darebbero solo la continuità del sussidio, della manciata di fave ai lavoratori e un bel gruzzolo a chi le gestirebbe.
Le lavoratrici e i lavoratori Tis e Rmi ricevono solo il misero sussidio di 550 euro al mese e nessun diritto, hanno iniziato a porre al centro della loro iniziativa i propri interessi ed è da questi interessi, dalle istanze avanzate dei lavoratori che deve partire qualsiasi percorso veramente finalizzato al superamento positivo della loro situazione”.